"I dati settimanalmente diffusi dall'Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche dimostrano che la perdurante crisi idrica del Nord Italia non è una transitoria stagione siccitosa, ma la conseguenza di un ciclo idrico ormai incapace di rigenerarsi naturalmente a causa di cambiamenti climatici sorprendentemente veloci, e cui si può rispondere solo con la realizzazione di nuove infrastrutture e l'efficientamento di quelle esistenti per trattenere l'acqua di eventi meteo sempre più rari. Bisogna prendere atto che, se complessivamente l'Italia rimane un Paese idricamente fortunato, nelle regioni settentrionali c'è meno acqua disponibile": a chiedere di prenderne atto per le scelte conseguenti è Francesco Vincenzi, presidente dell'Anbi, Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue.
"Il Nord Ovest - aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - è la testimonianza di come una crisi idrica ormai consolidata non possa risolversi con qualche precipitazione. L'esempio arriva dal Piemonte dove, nonostante a gennaio sia piovuto l'80% in più dell'anno scorso, il deficit pluviometrico rispetto alla media mensile si attesta al 63,6%, arrivando a toccare -81,1% sul bacino della Sesia. Le speranze idriche per i prossimi mesi sono riposte nel +64% di neve caduta in montagna rispetto all'anno scorso, il cui scioglimento è però condizionato da un andamento delle temperature, ormai imprevedibile".
Nord, c'è poca acqua anche nel Po
Restando in Piemonte, è molto grave la situazione di tutti i fiumi, che continuano a calare di settimana in settimana, registrando portate inferiori a quelle dell'anno scorso: Tanaro (-77,72%) e Sesia (-70,4%) registrano i deficit più significativi.
In Valle d'Aosta, solo sulle Grandes Murailles lo spessore del manto nevoso è aumentato rispetto alla settimana scorsa, perché la coltre bianca, presente sulla regione, è generalmente inferiore allo scorso anno; sono in calo sia la Dora Baltea (18,60 metri cubi al secondo, contro una media di febbraio pari a 27,3 metri cubi al secondo) che il torrente Lys.
I grandi bacini naturali del Nord Italia rimangono tutti sotto media e solo il Lago Maggiore registra una lenta crescita; gli altri continuano a calare (il Lago di Como è al 19,4% di riempimento, il Lago d'Iseo al 16,4%). Il Lago di Garda è pieno al 35,7%, vale a dire che contiene meno della metà di quanto era invasato 12 mesi fa e mezzo metro più basso rispetto alla media storica.
Restano drammatiche le condizioni del fiume Po, addirittura peggiori di quelle eccezionali, registrate nel 2022: il deficit idrico supera il 70% nelle stazioni a monte per scendere al 53,48% a Pontelagoscuro; dopo quello di Piacenza, anche il rilevamento di Cremona segna il nuovo minimo storico.
In Lombardia, clamorosa è la condizione del fiume Adda che, anziché registrare fisiologici aumenti invernali di portata, li vede ridursi costantemente fino ad arrivare agli attuali 63 metri cubi al secondo (il 22 novembre 2022 era 155 metri cubi al secondo), cioè un valore più basso rispetto all'anno scorso. All'appello manca complessivamente il 44,5% delle riserve idriche della regione; rispetto all'anno scorso, cresce di quasi il 67% il manto nevoso, che resta però abbondantemente sotto media (-46%).
Analoga situazione si registra in Veneto dove, nonostante il positivo bilancio pluviometrico di gennaio, i corsi d'acqua sono in grande sofferenza: il livello del Bacchiglione è 1 metro più basso dell'anno scorso, mentre mancano 45 centimetri alla Livenza e l'Adige si mantiene sulle scarse portate del 2022. Pur in leggero miglioramento, il livello di falda si mantiene sui livelli minimi assoluti in buona parte dell'alta pianura con record negativi rilevati nel Veronese (fino a -125%!). Il manto nevoso si attesta fra gli 80 ed i 100 centimetri.
In Emilia Romagna appaiono in ripresa i fiumi appenninici, forti di apporti pluviali finalmente in linea con le medie del periodo, soprattutto nei settori montani orientali e lungo le pianure costiere.
Si riducono invece significativamente le portate dei fiumi toscani; a tornare a soffrire sono principalmente il Serchio e l'Arno le cui portate attualmente sono più che dimezzate rispetto alle medie del periodo (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).
Centro, fiumi e falde in calo
Calano anche i livelli dei fiumi marchigiani mentre, sui Monti Sibillini, la neve va riducendosi (Monte Bove: 92 centimetri, ma una settimana fa erano 124 centimetri). Interessante è l'analisi dei livelli di falda: alla stazione di Oasi del Cervo, nel Maceratese, la quota è -21,15 metri, inferiore di quasi 6 metri a quanto registrato nell'agosto del siccitoso 2017.
Non solo: si è oltre 1,20 metri sotto quanto registrato lo scorso anno quando, complici le piogge, il livello crebbe di quasi un metro in gennaio, limitandosi invece quest'anno a soli 33 centimetri (fonte: Servizio Protezione Civile Marche).
In Umbria, nonostante un gennaio particolarmente piovoso (ben oltre la media mensile di 110 centimetri), si abbassa il livello del fiume Tevere e resta invariato quello del Lago Trasimeno (-60 centimetri sulla media), mentre cresce il volume idrico trattenuto nell'invaso Maroggia, salito di quasi 1 milione di metri cubi.
In sintonia con quanto registrato nella vicina Umbria, il Tevere cala di oltre 1 metro anche nel Lazio dove, per altro, tutti i corpi idrici subiscono una decisa flessione: dai fiumi Liri, Sacco ed Aniene ai laghi di Nemi, Bracciano e Castel Gandolfo.
Sud, l'acqua c'è
Anche in Campania i livelli dei corsi d'acqua sono in calo, pur rimanendo complessivamente superiori all'anno scorso, con il livello del fiume Volturno, che scende di oltre 150 centimetri in sette giorni (fonte: Centro Funzionale Multirischi Regione Campania).
Continua invece l'ottima performance dei serbatoi pugliesi, dove l'acqua invasata è aumentata di 4 milioni e mezzo di metri cubi in una settimana, raggiungendo +82,43 milioni di metri cubi rispetto all'anno scorso.
Resta abbondante anche il surplus idrico nei bacini della Basilicata (+40 milioni di metri cubi), nonostante si sia registrato un decremento di oltre 20 milioni di metri cubi nella scorsa settimana, a testimonianza dell'avviata stagione irrigua per le primizie, soprattutto fragole.
Infine, un gennaio idrologicamente generoso, come nel resto dell'Italia centromeridionale, si è registrato in Sardegna: in un solo mese oltre 300 milioni di metri d'acqua sono confluiti nei bacini artificiali, vale a dire circa 300 miliardi di litri, che hanno permesso il superamento della media dei volumi invasati negli ultimi 12 anni.
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Fonte: Anbi - Associazione Nazionale Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue
Autore: Mimmo Pelagalli