Il professor Leonardo Becchetti, ordinario di Economia Politica all'Università Roma Tor Vergata, è un economista di matrice cattolica, componente del Comitato promotore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani. Esperto di rapporti tra etica e finanza e tra responsabilità sociale di impresa e performance e le determinanti della felicità e del benessere, il professor Becchetti è editorialista di Avvenire, de Il Sole 24 Ore e di altre prestigiose testate.
Lo abbiamo intervistato per inquadrare il tema del cosiddetto "Terzo Pilastro della Pac", quel vincolo cioè che abbraccia una dimensione sociale dell'impresa agricola, introdotto nella Riforma della Politica Agricola Comune 2023-2027, che prevede sostanzialmente che, in caso di mancato rispetto delle norme vigenti in materia di diritti dei lavoratori, non vengano erogati alle aziende riconosciute responsabili i fondi della Pac.
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Professor Becchetti, credo che nessuno metta in dubbio la necessità di rispettare le normative in materia di diritti dei lavoratori, ma come è possibile evitare rischi di concorrenza sleale fra aziende anche di Paesi europei diversi, che hanno magari norme differenti (per oneri burocratici o costi del lavoro)?
"Il problema esiste ed è fondamentale. Le misure lodevoli per promuovere la tutela dell'ambiente e la dignità del lavoro devono essere a prova di delocalizzazione in un'economia globale. È questo che molti non capiscono. Per farlo bisogna usare i meccanismi delle border tax, che l'Unione Europea sta studiando in ambito ambientale nella Strategia FitFor55. Se un'azienda produce in Paesi terzi usando standard al di sotto dei nostri su lavoro e ambiente, deve pagare alla frontiera sotto forma di tassa quella differenza di costo. Altrimenti, il rischio è che un intento lodevole finisce per favorire la delocalizzazione aggravando sia il problema sociale da noi che quello ambientale. Le aziende, per essere più chiari, vanno a produrre emissioni dove i costi ambientali sono più bassi".
Una politica fiscale comune e controlli omogenei, insieme a una riduzione della burocrazia, potrebbero agevolare una situazione di legalità più ampia?
"Senz'altro è sbagliato pensare che si competa solo attraverso prezzi e costi del lavoro. Se così fosse, saremmo spacciati rispetto a Paesi che hanno costi del lavoro più bassi. Il Sistema Paese è fondamentale e migliorare qualità dei servizi e rapporti con l'amministrazione pubblica è decisivo per aumentare il nostro vantaggio competitivo".
Guarda il video di Alessio Pisanò - AgroNotizie sul Terzo Pilastro della Pac
Come coordinare la possibilità di poter applicare il Terzo Pilastro in via volontaria già dal 2023 e in via obbligatoria dal 2025? Gli Stati membri che dovessero decidere di partire prima (fra cui, forse, anche l'Italia) dovrebbero secondo lei introdurre alcuni accorgimenti proprio per non dover soffrire la competitività di altri Stati membri? E con riferimento ai Paesi extra Ue, come eventualmente ridurre il gap di competitività, visto che avrebbero meno vincoli rispetto alle imprese agricole europee?
"Come spiegavo sopra, le border tax sono fondamentali. È indispensabile, per iniziare ad applicare la condizionalità sociale nella Pac, l'avvio di un percorso di border tax anche in campo sociale e non solo ambientale. Potrebbe essere questa la spinta decisiva per partire anche in questa direzione. Un altro canale importante dove poter agire è quello degli appalti. Gli appalti sono il 'voto col portafoglio' delle amministrazioni pubbliche e da soli fanno quasi il 20% dei consumi del mercato. Riguardano anche cibo e prodotti agricoli (basti pensare alle mense scolastiche e degli uffici pubblici). Il sistema dei criteri minimi ambientali e sociali deve applicarsi in questo caso e fa da sbarramento a prodotti che arrivano da Paesi terzi e non rispettano la nostra condizionalità sociale".
In Italia, almeno ad alcune latitudini, si è visto che la quasi totalità delle imprese agricole (per fortuna non sono molte) che non rispettano le normative in materia di diritti dei lavoratori sono condotte da imprenditori stranieri, che approfittano dei propri connazionali o comunque di altri stranieri. Come superare tali ostacoli? La formazione potrebbe essere utile? Molto spesso le situazioni opache sono difficilmente individuabili, perché si tratta di realtà che non aderiscono ad alcun sindacato agricolo.
"La via maestra sono a mio avviso requisiti più stringenti di informazione e trasparenza delle filiere. Il passaporto digitale dei prodotti in via di realizzazione può svolgere un ruolo fondamentale. Dobbiamo sempre di più sapere cosa c'è dietro un prodotto. Questo aiuterà chi segue standard sociali ed ambientali elevati e proteggerà dal dumping".
Leonardo Becchetti, ordinario di Economia Politica all'Università Roma Tor Vergata
(Fonte foto: Cortesia professore Leonardo Becchetti)