Per Alimentare 4.0 si intende l'innovazione nella supply chain alimentare, guidata dalle tecnologie It e digitali, che fa leva sulla valorizzazione dei dati per migliorare l'efficienza dei processi, la sostenibilità, la qualità dei prodotti, la trasparenza e la rispondenza ai requisiti di legge. Con l'obiettivo ultimo di aumentare la competitività dell'impresa.
La diffusione del paradigma 4.0
L'87% delle 134 aziende intervistate usa o sta sperimentando una o più soluzioni 4.0 (con il 27% che ne impiega due, a fronte di un 25% che invece ne utilizza solo una). A farla da padrone sono le tecnologie considerate "base", come i software gestionali, adottati nel complesso dal 75% del campione. Seguono i dispositivi portatili (57%), gli Erp (34%), i big data analytics (28%), il cloud (28%), l'IoT (26%) e la robotica (16%). Sono molto poco diffuse la blockchain, la realtà aumentata, l'intelligenza artificiale e la stampa 3D.
Ma quali sono le ragioni che spingono le aziende ad investire in soluzioni 4.0? Secondo il report dell'Osservatorio Smart AgriFood il driver principale è il miglioramento dei processi produttivi (52%), il miglioramento del rapporto con i clienti (47%) e la logistica (45%). Seguono poi con il 32% la sostenibilità, con il 30% i rapporti con enti di certificazione e Pa. Al 28% c'è la food safety e al 19% lo sviluppo e il miglioramento del prodotto.
Gli obiettivi tuttavia variano a seconda delle filiere. Ad esempio in quella della carne o nel lattiero caseario la food safety è una priorità importante, mentre nel campo della trasformazione ortofrutticola si guarda di più al tema della sostenibilità e del rapporto con i clienti.
I benefici e le criticità del paradigma 4.0
I benefici nelle aree della produzione e del controllo qualità e della valorizzazione commerciale del prodotto sono evidenziati in misura minore. Si tratta di settori in cui molte aziende hanno investito senza però che sia stato misurato un vantaggio elevato.
Le criticità che frenano gli investimenti nel paradigma 4.0 riguardano principalmente i costi elevati (60% del campione), anche se solo il 19% teme di non rientrare degli investimenti fatti. Per il 38% delle aziende un freno è la mancanza di competenze in azienda, segue poi con il 37% chi ritiene che la tecnologia non si adatti al contesto aziendale. Al 21% c'è la criticità rappresentata da infrastrutture interne limitate e al 19% la mancata collaborazione interna all'azienda e la difficoltà ad apprezzare i benefici dell'innovazione.
Uno sguardo al futuro
Nonostante le criticità sopra elencate le aziende alimentari pensano nella stragrande maggioranza dei casi (85%) di investire in innovazione nei prossimi tre anni. Il 54% lo vuole fare in dispositivi portatili, il 43% in software gestionali, il 33% in data analytics, il 29% in IoT, il 26% in Erp, il 18% in blockchain, il 16% in automazione, l'8% in realtà aumentata (stessa percentuale del cloud). Al 7% si ferma l'intelligenza artificiale, mentre al 3% l'additive manufacturing.Si riscontra una certa coerenza tra tecnologie utilizzate e priorità di investimento. Salta però agli occhi come il cloud, oggi diffuso tra circa il 30% delle imprese, veda intenzioni di investimento basse. Mentre la blockchain, oggi poco diffusa (intorno all'8%) attira investimenti in circa il 20% del campione.
Fra le tecnologie più innovative spiccano i data analytics e l'Internet of Things che sono anche fra le priorità di investimento di quasi un terzo delle aziende del campione.