Ecco dunque la risposta a tre domande sull'impiego della blockchain nel settore agroalimentare.
Le filiere che utilizzano la blockchain
Se si parla dell'impiego della blockchain nel settore agroalimentare si pensa immediatamente al vino. Ma così non è. La prima filiera coinvolta è quella delle produzioni di origine animale (latte, carne, uova, …). Questo perché tali produzioni sono fortemente a rischio lato sicurezza alimentare e perché il consumatore è attento al tema della sostenibilità ambientale come del benessere animale.
Segue il mondo delle commodity, dove la blockchain viene impiegata per stabilire in maniera immutabile le condizioni delle transazioni. Il caffè e il cacao sono due segmenti del comparto commodity in cui c'è anche una grande attenzione al tema della sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni, provenendo spesso da paesi in via di sviluppo.
Ad utilizzare la blockchain sono poi le aziende che hanno produzioni ad alto valore aggiunto o in cui si deve tutelare una indicazione d'origine, come nel caso del vino o della frutta e verdura. Non mancano poi le sperimentazioni applicate a servizi di supporto alla filiera alimentare, fra i quali l'erogazione di sussidi o la liquidazione di rimborsi assicurativi al verificarsi di determinate condizioni.
Dato vero o solo certificato?
La blockchain permette di rendere immutabile nel tempo un dato, ma non può certificarne la correttezza. In gergo si dice 'garbage in, garbage out'. Se inserisci un dato-spazzatura non potrai che avere un dato-spazzatura alla fine del processo. Per questa ragione sistemi di tracciabilità blockchain promossi da singole aziende che vogliono rendere tracciabili i propri prodotti hanno poco senso, poiché la veridicità del dato si basa sulla buona fede dell'operatore. Nonché sulla sua capacità di rilevare correttamente il dato.Salta dunque agli occhi come il 37% delle soluzioni che utilizzano blockchain preveda una integrazione con tecnologie IoT. In questo nuovo paradigma non è l'operatore ad alimentare il sistema, ma un sensore digitale connesso in rete. In questo modo si evitano gli errori, volontari e involontari, alla compilazione della blockchain.
L'esclusione del fattore umano è utile anche a cementare la fiducia all'interno della filiera, in quanto i partner avranno la sicurezza che i dati presenti nella blockchain siano reali e non adulterati.
I sei obiettivi della blockchain
Ma per quale ragione le aziende adottano la tecnologia blockchain? I dati dell'Osservatorio Smart AgriFood parlano chiaro: il 60% degli intervistati (Base: 82 progetti. Un progetto può avere più obiettivi) lo fa per cogliere opportunità commerciali e di marketing.In altre parole la possibilità di presentarsi al consumatore con informazioni 'vere' sull'origine di un alimento può essere una leva nei confronti della concorrenza. Anche se poi il consumatore si ferma al primo livello percettivo: il fatto cioè che l'azienda adotti un sistema di tracciabilità blockchain, percepito come veritiero e sicuro di per sé, piuttosto che andare a leggere davvero i dati ivi contenuti.
Il 40% delle aziende invece punta a migliorare l'efficienza dei processi di supply chain. Le caratteristiche di immutabilità e di trasparenza della blockchain sono infatti utilizzate per migliorare il coordinamento tra gli attori della filiera aumentando la visibilità sulle informazioni a disposizione e, di conseguenza, l'efficienza dell'intera supply chain. In aggiunta l'impiego di smart contract facilita i passaggi lungo la filiera che devono avvenire secondo parametri predefiniti, non modificabili e facilmente verificabili.
C'è poi il tema della sostenibilità sociale e/o ambientale. Nei confronti di alcuni prodotti critici, come il cacao o il caffè, il consumatore vuole avere garanzie del rispetto dei diritti dei lavoratori. Come in altri settori, come quello del tonno in scatola, si vuole avere la certezza che la produzione avvenga nel rispetto dell'ambiente. Da questo punto di vista molte Ong internazionali e società di certificazione usano la blockchain per fornire queste informazioni al cliente finale. Ovviamente la sostenibilità è importante anche per i prodotti locali.
Nel 15% dei casi l'obiettivo è quello di migliorare le procedure di richiamo dei prodotti. Su questo fronte è la Gdo a spingere molto affinché le aziende partner implementino queste soluzioni. I primi test di impiego della blockchain nel settore primario sono stati fatti proprio in questo senso e oggi le esperienze più articolate riguardano proprio la food safety.
Non mancano poi l'anticontraffazione (con il 7%) che mira in particolare a mettere un freno al fenomeno dell'italian sounding, come alla replica di prodotti famosi (dal vino ai formaggi). Il 5% dei casi, infine, si riferisce a quelle applicazioni che sono rilevanti per gli operatori del settore come, ad esempio, l'erogazione di sussidi o di rimborsi assicurativi al verificarsi di determinate condizioni registrate su blockchain.