Ci riferiamo, purtroppo, al vino e non alla attuale situazione socio-politico-economica.
Diciamo spumeggiante visto che la crescente esportazione italiana (6,2 miliardi di euro con una crescita del 3,3% - dati Uiv) riguarda sempre di più i vini bianchi e con bollicine.
Oggi l'export di vini bianchi + spumanti rappresenta il 55% del totale a volume delle esportazioni, quello dei rossi il 35%, i frizzanti sono all'11%.
Nel 2000 i rossi erano al 49% e i bianchi+spumanti al 40%. Da notare che negli ultimi 20 anni si è in pratica rovesciato l'orizzonte dell'export vinicolo italiano: alla fine degli anni '90 l'80% dell'esportazione tricolore era composta da vini fermi e prevalentemente rossi.
Oggi la categoria di punta dell'export italiano sono gli spumanti (+11% in valore, + 6% in volume – dati Uiv), grandissimo spolvero per il Prosecco (+15% a valore, +10% a volume), buone le performances anche per i frizzanti in generale (ma solo a valore: +7%, non a volume: -1%) .
Attenzione però al futuro: spumanti e Prosecco vedono come principali mercati la Gran Bretagna e gli Usa. In questi paesi qualche problemino all'orizzonte ci potrebbe essere visto la imminente Brexit da una parte e una certa tendenza al calo dei consumi dall'altra. A questo si aggiunga la riduzione generale dell'export verso la Cina, che dopo anni di continua crescita pare diventare un mercato meno ricco e dinamico.
In conclusione: non bisogna sedersi sugli allori e bisogna continuare a far conoscere il vino italiano (fermo o mosso, bianco o rosso che sia) con millanta iniziative di eguale vigore e ben coordinate: l'unione fa la forza.
Proviamo a rimanere spumeggianti, almeno nel vino.