Nel 2018 diminuiscono anche se di poco, dello 0,24%, le aziende agricole (iscritte al registro delle imprese); circa 1.800 in meno rispetto all'anno precedente. La maggior parte di loro sono ditte individuali (86%); seguono le società di persone (9%), e quelle di capitali (2,6%). Al primo posto, nella classifica delle regioni, per numero di imprese c'è la Sicilia (con 79.570).
Questa la fotografia scattata da una ricerca di Confagricoltura presentata in occasione del convegno 'Generazioni a confronto: strumenti e tutele', organizzato dai Giovani di Confagricoltura (Anga) e dall'Associazione nazionale pensionati agricoltori (Anpa), dedicato al passaggio generazionale e alle misure che possono favorire il ricambio in agricoltura.

Tanto che secondo lo studio tra le imprese agricole individuali risulta che il 31% è condotto da donne e il 4,2% da giovani di età inferiore ai trenta anni (il 6% i soci e gli amministratori delle gestioni societarie, l'1,6% quelli che rivestono altre cariche). Resta allora molto contenuto, secondo le valutazioni del centro studi, il ruolo dei giovani; cosa che, se sovrapposta all'analisi di Unioncamere per cui soltanto un'azienda su dieci sopravvive alla terza generazione, trova fondamento, e diventa quasi una 'regola' guardando al numero di imprese, compreso tra il 25 e il 31%, che superano il primo passaggio generazionale.

"E' importante ragionare su cosa significhi oggi ricambio generazionale in agricoltura - osserva il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - occorre riflettere su un nuovo paradigma per l'impresa agricola, che deve trasformarsi, come impongono i nostri tempi ed il mercato. Più che un ricambio serve l'integrazione tra generazioni, che renda i giovani protagonisti, tenendo conto del ruolo dei pensionati. Per avviare un'attività agricola - ricorda Giansanti - occorrono investimenti importanti, praticamente inaccessibili per un giovane. Più che pensare alla nascita di nuove imprese, per rafforzare il nostro sistema produttivo, dovremmo incentivare il lavoro dipendente in agricoltura".

In particolare, la riduzione del numero di imprese, sia pur minima - viene spiegato, facendo però presente che si tratta di un calo superiore di tre volte a quello dell'anno prima (che era stato dello 0,06%) - può ricondursi a cessazioni della coltivazione oppure a cessioni di terreni ad altre imprese agricole; anche se la sostanziale tenuta può attribuirsi alla crescita delle attività connesse a quelle prettamente agricole come per esempio la vendita diretta e l'agriturismo. E' possibile comunque immaginare - in attesa del Censimento generale dell'agricoltura 2020, in base ad alcune stime dell'Istat - che attualmente in Italia ci siano circa 1,3 milioni di attività agricole, rispetto alle 750mila (58%) iscritte al registro delle imprese. Nel periodo 2010-2018 l'agricoltura (con meno 12,8%) è al primo posto per diminuzione delle imprese, seguita dalla manifattura (meno 10%), dalle costruzioni (meno 8%) e dal commercio (meno 1,3%).

"Servono misure pratiche per la sostenibilità economica e la vitalità delle imprese agricole - ha fatto presente Raffaele Maiorano, presidente dell'Anga - è importante anche rilanciare l'Osservatorio dei giovani imprenditori agricoli aprendolo all'innovazione e alla ricerca".
Le misure messe a fuoco (che vanno dai mutui a tassi zero alle agevolazioni per l'acquisto e la vendita dei terreni) riguardano soprattutto il processo di trasferimento delle responsabilità e la conservazione delle imprese agricole; i temi sul tavolo sono quelli delle donazioni, delle successioni, dell'usufrutto e del subentro in azienda.

"Occuparsi di passaggio generazionale, diritto successorio, legge di affiancamento, politiche giovanili e pensionistiche e questioni previdenziali - ha messo in evidenza Rodolfo Garbellini, presidente dell'Anpa - vuol dire pensare al presente e al futuro delle persone e delle imprese agricole. Ci confrontiamo su un momento molto delicato della vita aziendale".