"Un risultato senza precedenti – afferma Salvatore Parlato, presidente Crea – frutto di una riorganizzazione dell'ente incentrata sulla creazione di grossi gruppi di ricerca d'eccellenza, capaci di fornire all'agricoltura italiana strumenti e innovazioni per far fronte alle grandi sfide del presente e del futuro. Un nuovo modo di fare ricerca - ribadisce il presidente - in un'ottica vincente di sistema paese".
Al terzo posto, Water4AgriFood, ossia "Miglioramento delle produzioni agroalimentari mediterranee in condizioni di carenza di risorse idriche". Si tratta di un progetto di durata triennale, con un costo di circa 10 milioni di euro, finanziato dal Miur e co-finanziato (per circa la metà) dagli enti di ricerca e dalle imprese private. Oltre al capofila Crea, partecipano Università di Catania e Cer, Canale emiliano romagnolo) e nove imprese private. Il progetto, coordinato dal centro Crea di agricoltura e ambiente, è incentrato sul rapporto tra acqua e la filiera agroalimentare ed è stato concepito come toolbox, ovvero come la cassetta di attrezzi innovativi da mettere a disposizione delle aziende agricole per valorizzare al meglio le risorse idriche.
Gli strumenti vengono organizzati in cinque scomparti (obiettivi realizzativi):
1 linee di trattamento e di disinfezione innovative delle acque reflue e recupero di sottoprodotti;
2 aggiornamento delle tecniche di aridocoltura per aumentare l'efficienza d'uso dell'acqua;
3 adattamento dei principi dell'irrigazione di precisione a risorse idriche limitate;
4 politiche economiche per migliorare l'efficienza d'uso dell'acqua e salvaguardare le risorse idriche;
5 analisi dei possibili scenari di gestione idrica in relazione ai cambiamenti climatici.
Si classifica nono il progetto Pofacs, ovvero “Conservabilità, qualità e sicurezza dei prodotti ortofrutticoli ad alto contenuto di servizio”, coordinato dal Crea orticoltura e florovivaismo, della durata di 30 mesi, con un budget di quasi 10 milioni (la metà cofinanziati) e che include quattro partner pubblici (Crea, con dieci sedi operative, Università di Foggia, Università di Catania, Consorzio interuniversitario Cinsa) e quattordici partner privati coinvolti in diversi settori della filiera produttiva.
Gli stili di vita di oggi fanno propendere la domanda verso prodotti confezionati di facile e pronto impiego, come le insalate, i pronti da cuocere e la frutta ready to eat. Il progetto, quindi, si propone di intervenire con nuove conoscenze e tecnologie innovative per migliorare la conservabilità, la qualità, la sicurezza e la sostenibilità ambientale ed economica dei prodotti ortofrutticoli ad alto contenuto di servizio, soprattutto nelle regioni meridionali, grandi produttrici, ma ancora indietro su questo fronte. Tali obiettivi possono essere raggiunti attraverso innovazioni nella gestione colturale, con interventi di valorizzazione della biodiversità vegetale esistente o di nuove varietà, mediante la messa a punto di protocolli produttivi specifici e di innovativi processi tecnologici.
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Fonte: Crea