Lo studio del microbiota, l'insieme dei microrganismi (batteri, lieviti, funghi, virus e così via) che vivono in simbiosi con le piante o con l'uomo, è solo agli inizi. Lo sviluppo di prodotti per la salute di animali e vegetali è uno dei grandi business su cui gli investitori internazionali si stanno buttando e che promette di cambiare il modo con cui l'agricoltore si approccia al campo. 

Nel nostro intestino albergano miliardi di microrganismi che sono fondamentali per la nostra vita: ad esempio regolano il nostro sistema immunitario e ci aiutano a digerire alcune sostanze, come le fibre. Similmente anche le piante vivono in simbiosi con alcuni ceppi di batteri che aiutano il vegetale a crescere, a combattere le malattie o a resistere agli stress ambientali. Il caso più famoso è certamente quello dei legumi che riescono a fissare l'azoto gassoso atmosferico grazie al supporto di alcuni microrganismi.

"Abbiamo solamente iniziato a scalfire la superficie delle grandi potenzialità che i microrganismi possono avere in agricoltura", spiega ad AgroNotizie Donald Marvin, presidente Inocucor technologies, una azienda canadese che sviluppa prodotti biostimolanti a base di microrganismi e che ha da poco chiuso un round di finanziamento da 38,8 milioni di dollari con Tpg Alternative & renewable technologies, un fondo che investe solo in aziende 'sostenibili'.

"Il nostro obiettivo è quello di sviluppare prodotti a base di microorganismi che aumentino la produttività delle colture, che accelerino la crescita delle piante e tutelino il suolo facendolo diventare più sano e resiliente", spiega Marvin durante il World agri-tech innovation summit, un evento che ha portato a Londra aziende, startupper e investitori che hanno provato ad immaginare il futuro dell'agricoltura.

Ci può fare un esempio di un prodotto che avete già sviluppato?
"Tre anni fa abbiamo lanciato negli Usa Synergro, un prodotto a base di microrganismi vivi che stimola lo sviluppo delle radici delle piante ed è ideale per colture ad alto valore aggiunto, come le fragole, i pomodori e i piccoli frutti. E' utilizzabile sia in pieno campo che in serra o con sistemi idroponici".

Che effetti ha sulla pianta questo prodotto?
"Rafforza le radici e dunque riduce le perdite in caso di stress abiotici, come l'eccessivo caldo o freddo, la scarsità di acqua, eccetera. Ma aiuta anche il vegetale ad affrontare un trapianto o ad adattarsi ad un terreno salino. Abbiamo poi lanciato un prodotto simile, Synergro free, da utilizzare invece sulle commodities come la soia o la colza".

Quali sono le differenze?
"I due biostimolanti vengono prodotti in maniera simile grazie all'utilizzo di un consorzio di dieci ceppi di batteri. Nel caso di Synergro free separiamo però i microrganismi dai metaboliti utili alla pianta al termine della fermentazione".

Facciamo un passo indietro, come producete questi biostimolanti?
"Abbiamo selezionato dei ceppi batterici che producono dei metaboliti, sostanze frutto dei loro processi biologici, che sono utili alla pianta. Sono ad esempio ormoni della crescita che servono ad espandere l'apparato radicale e a renderlo più forte. Attraverso la nostra tecnologia brevettata facciamo crescere questi microrganismi in dei fermentatori. Nel caso di Synergro il prodotto contiene i metaboliti e i microrganismi vivi, nel caso della versione free separiamo i batteri dai metaboliti che vengono poi concentrati".

Facciamo un po' di chiarezza. I vostri prodotti sono destinati alla difesa delle colture?
"Assolutamente no".

Sono fertilizzanti?
"Nemmeno".

I vostri prodotti hanno come obiettivo quello di sostituirsi a prodotti di sintesi?
"No, i nostri biostimolanti e i prodotti per la difesa o i fertilizzanti sono complementari. I due prodotti della famiglia Synergro non si sostituiscono alle due categorie che ha citato. Tuttavia una parte della nostra ricerca è dedicata a trovare soluzioni per il controllo di alcune malattie che oggi non hanno una cura efficace con i prodotti di sintesi. Test effettuati utilizzando microrganismi per il contrasto della scabbia delle patate, del tumore dei pomodori e di alcune malattie fungine delle fragole hanno dato buoni risultati".

I batteri che utilizzate sono geneticamente modificati?
"Assolutamente no, non sono Ogm. Sono batteri isolati per la prima volta all'interno della filiera alimentare e non provengono dal terreno. Non sono microrganismi patogeni e questa è una scelta di principio fatta dalle due nostre fondatrici: vogliamo lavorare con organismi che siano benefici".

Avete intenzione di entrare nel mercato europeo?
"Noi siamo una piccola azienda con aspirazioni globali. Siamo nati in Canada, ci siamo spostati negli Usa e poi in America Latina. Il nostro prossimo obiettivo è l'Europa occidentale, con un particolare focus sulla Spagna. In Italia abbiamo un interesse nella viticoltura".

Siete alla ricerca di un partner più grande per commercializzare i vostri prodotti?
"No, perché vogliamo essere artefici del nostro destino. Non vogliamo essere acquisiti da qualcuno che poi magari non utilizza neppure la nostra tecnologia. Noi lavoriamo fianco a fianco degli agricoltori per trovare soluzioni ai loro problemi e così vogliamo continuare a fare".

 
In occasione della Rethink Ag & Food Innovation Week (Londra, 17-19 ottobre 2017) siamo andati a scoprire gli ultimi sviluppi della tecnologia applicata all'agricoltura e al cibo.
Dal precision farming ai big data, dalla robotica all'agricoltura cellulare, AgroNotizie prova a raccontare come produrremo e mangeremo il cibo nel futuro.