"I tetti verdi sono stati l'oggetto del mio dottorato. Un giorno ho pensato che sarebbe stato bello realizzare in concreto quello che avevo imparato e condividerlo con gli studenti", spiega ad AgroNotizie Roberto Casalini, il professore del Liceo Keplero animatore del progetto.
"Ne ho parlato con la preside, Maria Concetta Di Spigno, che ne è stata entusiasta. Abbiamo partecipato ad un concorso del ministero dell'Istruzione sul recupero di spazi inutilizzati e la riqualificazione ambientale degli edifici scolastici. Concorso che abbiamo vinto e questa estate sono iniziati i lavori di copertura, i primi del genere in una scuola italiana".
Professore, il tetto verde è solo un prato dove i ragazzi possono prendere il sole o svolgete attività didattiche?
"Niente relax sul tetto verde, anche perché non è calpestabile. I ragazzi possono toccare con mano quello che leggono sui libri in classe. Ma facciamo anche ricerca, stiamo infatti studiando quali piante hanno le performance migliori nella copertura degli edifici".
Ci può spiegare meglio?
"I tetti verdi di tutto il mondo vengono realizzati con i sedum, che sono piante molto resistenti, con una crescita lenta e costante, ma da un punto di vista ecologico non sono l'optimum. Noi vorremmo ricreare un prato arido mediterraneo, che richiami insetti e altri animali, incrementando la biodiversità urbana".
Siete alla ricerca della pianta perfetta per i tetti degli edifici?
"Esatto. Abbiamo selezionato sei piante della flora mediterranea (Allium schenoprasum, Cerastium tomentosum, Teucrium chamaedrys, Thymus serpillum, Saponaria ocymoides, Lavandula stoechas) a cui abbiamo applicato tre regimi irrigui differenti.
In questo modo possiamo individuare quali sono le specie che hanno le migliori performance con il minor dispendio di risorsa idrica. Valutiamo parametri quali la produzione di biomassa, la capacità di trattenere acqua dopo una pioggia, ma anche la capacità di isolare il tetto".
Come sono stati scelti i ragazzi per partecipare al progetto green roof?
"Da un paio di anni gestisco a scuola un orto didattico insieme ad una trentina di ragazzi. In questo lasso di tempo hanno acquisito le competenze per lavorare al tetto verde durante alcuni pomeriggi".
Com'è percepito il mondo dell'agricoltura dai ragazzi?
"All'inizio la cosa faceva sorridere e gli studenti che lavoravano con me si definivano 'zappatori'. Ora che il progetto è cresciuto e ha dimostrato di avere un suo valore scientifico e didattico, anche la percezione nei ragazzi è cambiata. E anche se nessuno fino ad ora ha espresso la volontà di andare a studiare agraria, diversi potrebbero scegliere biologia".