Durante la tavola rotonda intitolata "Gli ingredienti per la competitività del settore vinicolo nei mercati internazionali" si è cercato di mettere in rilievo le sfide che l'uscita dall'Ue decisa dagli elettori britannici comportano.
Secondo i dati Ismea nel 2015 il volume degli spumanti italiani in Uk è cresciuto del 40% e la quota dell'Italia per quanto riguarda le bollicine è intorno al 60%. Il mercato britannico più in generale rappresenta per l'Italia il terzo per valore e il secondo per quantità, stando così le cose è chiaro che la Brexit avrà un impatto sul settore.
"La situazione nell'immediato è sicuramente complessa - ha affermato Ottavio Cagiano de Azevedo, direttore generale di Federvini - chiaro che la crisi della borsa e la svalutazione della Sterlina provocheranno reazioni a catena sull'export. Nel lungo periodo andrà sviluppata invece una nuova filosofia, si deve pensare a un modello per far fronte a stress di questo tipo".
Per la Silvana Ballotta, ceo di Business strategies: "La fascia altissima di prezzi non risentirà della Brexit, ma la fascia media dovrà confrontarsi con nuovi scenari. Sarà importante che la nostra politica e l'Ue intervengano, fondamentali saranno eventuali accordi commerciali per sostenere il settore del vino e tutto il comparto agroalimentare. L'importate è essere veloci nella reazione".
Lamberto Frescobaldi, vice presidente Uiv si è detto certo che chi ha sempre puntato sulla qualità non avrà ripercussioni, "Chi deve temere - ha sostenuto - sono coloro che hanno trattato il vino come una commodity".
Qualità dunque, velocità di reazione, capacità di fare squadra e apertura e nuovi mercati: "Il mercato alla lunga diventerà molto più competitivo, dovremo confrontarci con Paesi che riescono a produrre a prezzi più accessibili" ha commentato Giovanni Montanari, direttore generale di Veronafiere, organizzatore di Vinitaly.
"La Brexit comunque ci insegna che l'andamento del mercato globale è sempre instabile. Va quindi allargato il nostro potenziale mercato" ha aggiunto.
La nota positiva è che i dati del primo trimestre 2016 danno la Russia in ripresa dopo la battuta d'arresto del 2015 con un +6,5%. Secondo dati Istat elaborati da Ismea sullo stesso periodo del 2015, la Cina poi cresce in valore del 15%, in volume del 17%.
"I mercati da esplorare sono molti - ha continuato Montanari - c'è l'Asia, al di fuori della Cina, ci sono alcuni Paesi dell'Africa e c'è il Sud America. L'importante è sapersi aggregare e fare formazione sul territorio".