“Alcune premesse sono doverose – continua l’assessore – la costituzione delle Doc, come delle Dop, non parte da un’iniziativa politica ma dai produttori, dalle loro organizzazioni e dalla necessaria raccolta di consenso e adesione. Nel caso della Doc interregionale vale ricordare che riguarda unicamente il Pinot Grigio, e paradossalmente nasce da una richiesta che cerca di dare risposte alle perplessità oggi sollevate da chi è contrario; ovvero un abbassamento progressivo di qualità e prezzo del vitigno a oggi più diffuso, che peraltro i numeri, spesso dimenticati in agricoltura, certificano”.
Ad oggi sono 1,6 i milioni di ettolitri di Pinot Grigio prodotti tra Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino, e di questi solo il 15% viene imbottigliato come Doc, mentre il resto è Igt, “dove le rese, i tagli e i movimenti di uva sono più industriali e meno vocati alla qualità”.
“E’ necessario quindi concordare disciplinari e controlli più stringenti – continua Shaurli – oltre a mettere in trasparenza un vitigno molto diffuso, che purtroppo ha perso molto della sua percezione di qualità. La Doc interregionale non impone rinunce alle denominazioni esistenti, ma di fatto supererà solo l’Igt, rappresentando un’opportunità e un impegno in più in termini di qualità, marketing e riconoscibilità internazionale”.
“Per me è pregiudiziale l’ottenimento della Doc Friuli – conclude l’assessore – sono convinto sarà operativo per la prossima vendemmia grazie al lavoro fatto da tutti in questi mesi nonostante anche su questo non siano tutti d’accordo”.
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Fonte: Regione Friuli Venezia Giulia
Autore: Lorenzo Pelliconi