Nel simposio, durato tre giorni, si è discusso del potenziale delle nuove biotecnologie, a bassa e alta tecnologia, di beneficiare le famiglie contadine, in particolare quelle dei Paesi in via di sviluppo.
“Rispondere alle sfide urgenti e di varia natura del XXI secolo, richiede un insieme di risposte. Nessun singolo strumento, tecnologia o approccio, potrà fornire una soluzione completa” ha detto Graziano da Silva. “Abbiamo dato il via alla discussione e all’analisi di come l’agro-ecologia e le biotecnologie possono vivere insieme ed essere usate come opzioni complementari l’una con l’altra. Questo è un risultato eccezionale; si apre una grande opportunità per lo sviluppo di nuove tecnologie che potrebbero rendere i settori agricoli più sostenibili. Abbiamo anche convenuto che gli strumenti e gli approcci devono essere utili e accessibili a tutti gli agricoltori”.
Il direttore generale, durante il suo intervento, ha poi continuato: “Adesso la Fao deve andare avanti. Intendiamo dare al dibattito una prospettiva regionale. Vogliamo sentire dai contadini di tutto il mondo quali sono le loro necessità e le loro preoccupazioni”. “Ho anche preso nota delle preoccupazioni per quanto riguarda i diritti di proprietà intellettuale e dei brevetti. Questa è una questione chiave per la Fao, queste preoccupazioni sono legittime”. Graziano da Silva ha poi reso noto che tali questioni saranno discusse presso la Fao nelle prossime conferenze regionali.
Ampia partecipazione
Sono stati numerosi i partecipanti: circa cinquecento scienziati, rappresentanti di governo, della società civile, del settore privato, del mondo accademico, di associazioni e di cooperative agricole. Il simposio s’inquadra nell’impegno della Fao per promuovere il dialogo e lo scambio d’informazioni a livello internazionale sullo sviluppo sostenibile.
Le biotecnologie agricole comprendono una serie di tecniche che possono far incrementare le rese, migliorare le qualità nutrizionali e fare ottenere una maggiore produttività delle colture, della zootecnia, della pesca e del settore forestale a vantaggio delle famiglie rurali e dei loro sistemi alimentari, aiutando a trasformare i sistemi alimentari, in modo che essi richiedano un minor numero di fattori produttivi ed abbiano un impatto ambientale meno negativo.
Esse comprendono, per esempio, i processi di fermentazione, i bio-fertilizzanti, l’inseminazione artificiale, la produzione di vaccini, la diagnostica delle malattie, lo sviluppo di bio-agrofarmaci e l’uso di marcatori molecolari per lo sviluppo di nuove varietà e razze.
Nel corso dell’evento vi sono stati anche un segmento ministeriale di alto livello ed una sessione speciale interattiva con studenti di diverse Università di tutto il mondo. Durante il simposio il direttore generale ha anche incontrato una delegazione della società civile per ascoltare alcune loro priorità e preoccupazioni sul tema delle biotecnologie agricole.
Da ricordare che nel 2014, la Fao aveva organizzato anche un simposio internazionale sull’agro-ecologia ed aveva contribuito a lanciare l’Alleanza mondiale per un’agricoltura intelligente. A gennaio di quest’anno, tra l’altro, ha pubblicato una nuova edizione del rapporto “Save and grow in practice”, il modello della Fao per un’agricoltura basata sugli ecosistemi.