Ma il provvedimento è avversato dalle organizzazioni non governative tunisine più rappresentative, Forum tunisino per i diritti economici e sociali in testa, che rivendicano un aumento permanente del contingente d’importazione a dazio zero già esistente, attestato a 56mila e 700 tonnellate. E accusano l’Ue di voler solo preservare la quota di mercato globale dei produttori europei di olio di olive, visto il declino della produzione di olive nel Vecchio Continente.
Il provvedimento della Commissione Ue, come emendato prima dalla Commissione Agricoltura e poi da quella del Commercio internazionale, è stato fortemente depotenziato. Ma a ben vedere, ciò che le organizzazioni tunisine vedono di cattivo occhio è la natura non permanente dell'aumento del contingente d'importazione a dazio zero, contenuto nella proposta di Regolamento.
Il provvedimento proposto dalla Commissione Ue prevedeva originariamente un contingente aggiuntivo temporaneo d’importazione senza dazio di olio di olive nella Ue da 70mila tonnellate. Tale contingente veniva suddiviso in due flussi distinti da 35mila tonnellate che sarebbero stati autorizzati, rispettivamente, negli anni 2016 e 2017. Ma gli emendamenti hanno dimezzato il contingente a 35mila tonnellate, tutte da importare in Ue nel 2016.
Le previsioni del Comitato oleicolo internazionale di un’annata di scarica per la Tunisia hanno poi spinto i parlamentari europei a conferire alla Commissione Ue il potere di autorizzare per il 2017 l’importazione del resto del contingente non sfruttato dalla Tunisia nell’anno in corso e la possibilità di valutare ulteriormente una proroga del contingente nel 2017. Ma solo a condizione che ciò non leda gli equilibri del mercato interno della Ue.
Inoltre, l’olio deve essere “interamente ottenuto in Tunisia” e deve essere “trasportato direttamente da tale Paese nell’Unione – recita la proposta di regolamento emendata. Altri emendamenti forti e noti sono poi l’introduzione delle licenze d’importazione mensili, studiate per evitare perturbazioni sui prezzi dell’olio in Ue, e la clausola secondo la quale "questo contingente provvisorio non è da considerarsi un precedente ai fini del negoziato in atto tra Ue e Tunisia per l’ampliamento dell’area di libero scambio del Mediterraneo".
Il Forum tunisino per i diritti economici e sociali, il sindacato tunisino Ugtt, la Lega tunisina per i diritti umani e altre Ong già il 26 gennaio scorso – subito dopo l’approvazione degli emendamenti della Commissione commercio internazionale dell’Europarlamento - hanno espresso forti perplessità sulla proposta di aumentare per il 2016 e il 2017 la quota a dazio zero di import di olio nell'Unione europea.
Le Ong ricordano che "la Tunisia ha sempre cercato, senza successo, di migliorare la quota delle esportazioni di olio d'oliva al fine di aumentarne il volume e di estendere il contingente tariffario a dazio zero".
Le Ong inoltre sottolineano che il provvedimento "Non è niente di eccezionale, dato che lo sforzo fatto con l'adozione di una tale misura unilaterale dell'Ue per l'olio d'oliva è di tipo temporaneo e puntuale".
E ancora: “L'andamento della stagione olivicola 2015-2016 - osservano le Ong - farà si che la Tunisia faticherà ad esaurire il suo contingente tariffario annuale a dazio zero".
Secondo le Ong tunisine “Questa misura è destinata solo a facilitare le esportazioni tunisine sul mercato europeo al fine di aiutare i Paesi europei produttori di olio d'oliva a preservare la loro posizione dominante nel mercato globale, stante il declino della produzione olivicola nei Paesi della Ue".