Che sul mais possano formarsi micotossine, fra cui le temute fumonisine, non è una notizia da scoop. Che nei secoli vi siano stati problemi legati al consumo di mais nemmeno: un tempo era la carenza di fonti di cibo diverse dal mais che apriva la strada alla pellagra, come pure a tumori legati proprio alle micotossine contenute in quel granturco unico alimento in vaste aree del Nord. Ma la colpa di tutto ciò, di chi sarebbe? Perché il brutto vizio di cercare qualcuno o qualcosa cui dare colpe, sembra sempre più diffuso.
 
Secondo un articolo pubblicato su “identitàinsorgenti.com” e titolato "La polenta è veleno", parrebbe che i responsabili di queste molteplici disgrazie siano i maiscoltori, rei di coltivare granturco “senza rispettare le norme”.
Peccato non venga chiarito quali siano queste norme e dove starebbero quindi le relative violazioni. Leggendo il pezzo si raccoglie infatti una sequenza di punti interrogativi: i maiscoltori del nord Italia cosa dovrebbero fare, la “nixtamalizzazione” come i Maya per agevolare la conversione di triptofano in vitamina PP? Oppure non dovrebbero proprio produrre mais, causa della pellagra? Infine, hanno forse colpa loro se i campi si contaminano di fumonisine? Ognuno si dia le risposte che meglio crede. Possibilmente evitando di ridere: non sarebbe carino...
 
Sicuramente, a dare delle risposte è stato Roberto Defez, ricercatore presso l’Istituto di Bioscienze e BioRisorse del CNR. Questi è stato infatti citato nell’articolo di cui sopra e a quanto pare sarebbe stato citato pure a sproposito. Defez stesso ha infatti inserito un commento in cui chiarisce che, primo, non ha mai pubblicato articoli sulla pericolosità delle fumonisine nelle farine di polenta, bensì avrebbe solo condiviso dati raccolti nell’inverno 2003-2004 nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Vivaro, località in Provincia di Pordenone, “in occasione della prima trebbiatura pubblica del mais Ogm legalmente coltivato da Silvano Dalla Libera sul suo terreno agricolo, con la protezione e la prevenzione attuate da Polizia, Carabinieri e Guardia Forestale”.
In quell’occasione, Defez ricorda come alla trebbiatura nel mais ogm (Mon810 resistente alla piralide) si siano riscontrati livelli di fumonisine circa venti volte inferiori rispetto a quelli del mais convenzionale, coltivato nell’appezzamento immediatamente a fianco di quello ogm. I dati condivisi da Defez servivano quindi solo per spiegare le ragioni e l’utilità di coltivare mais ogm se si vuole scongiurare l’insorgenza di micotossine cancerogene. Niente di più, niente di meno. Non pare concetto difficile da capire, tutto sommato.
 
Una cosa sicuramente l’ha azzeccata l’articolo su “identitàinsorgenti.com”, ovvero l’incidenza del tumore all’esofago nelle popolazioni friulane. In Friuli si riscontrerebbe infatti una delle più alte incidenze europee per questo tipo di tumore. Quindi parrebbe chiaro anche agli autori del pezzo che le fumonisine provocano il cancro, non il mais, il quale non può quindi essere definito di per sé un pericolo.
Tant’è, la confusione torna a regnare sovrana quando si cita ancora il caso Vivaro, ovvero le semine di mais ogm in Friuli. Nell’articolo si può infatti leggere:
“… sebbene le leggi comunitarie proibiscano le coltivazioni a base di OGM, il nord est continua a coltivare mais geneticamente modificato, in barba ai gravi rischi per la salute”. Peccato che le Leggi comunitarie abbiano invece stabilito esattamente il contrario, ovvero che il mais gm non solo si può coltivare in tutta Europa, ma che gli Stati membri non possono nemmeno proibirne la coltivazione a meno di portare oggettive motivazioni scientifiche a sostegno della propria proibizione. Cosa che l’Italia si ostina a non fare andando avanti a Decreti e circolari che agli occhi dell'Europa hanno ben poco valore.
Quindi, più che violare le Leggi i maiscoltori, parrebbe sia la Nazione Italia a dover prendere ripetizioni in materia di diritto eurocomunitario.

Ma la chicca migliore è il riferimento ai gravi rischi per la salute che i mais ogm provocherebbero. Quali rischi? Di che tipo? Ma chi glielo ha detto? E, soprattutto, su quali eminenti ricerche - accettate magari dalla comunità scientifica internazionale - si baserebbero queste affermazioni? Nessuna, come al solito. Al contrario, presso l’Efsa giacciono inascoltati ripetuti giudizi positivi sugli ogm, sia dal punto di vista ambientale, sia sanitario. In essi si ribadisce sino allo sfinimento che gli ogm non sono pericolosi. Evidentemente, la parola “non” deve essere la più difficile da comprendere.
Quindi, riassumendo, Roberto Defez elenca prima i pericoli derivanti dalle fumonisine del mais, poi evidenzia come su mais Bt queste tossine siano di gran lunga inferiori ai mais convenzionali, ma quello che viene capito e divulgato è che a essere pericoloso è il mais ogm. Tutto chiaro no?
 
Giusto per concludere, per non dire stupidaggini su micotossine e ogm basterebbe dare un'occhiata alle statistiche fornite proprio all'Efsa dal Ministero dell'Agricoltura spagnolo, visto che in Spagna i mais Bt sono consentiti.
Secondo dati del 2008, il mais convenzionale trattato con insetticidi avrebbe occupato circa l’88% delle superfici generando alla fine dell’anno 43 allerte micotossine, cioè i casi di sforamento dei limiti di Legge. Il mais biologico, nonostante occupasse meno dell'1% delle superfici, avrebbe invece generato ben 19 allerte micotossine. Ovvero, per ogni mille ettari coltivati il mais Bio avrebbe prodotto circa 40 volte gli allarmi micotossine rispetto al mais convenzionale. Ovvero numero due, mangiando mais Bio si correva un rischio di ingerire alti livelli di micotossine 40 volte superiore a quello riferito al mais convenzionale. Con buona pace di chi sostiene che Bio è sinonimo di cibo più salutare.
Infine tocca al Mais Bt, cioè il tanto vituperato ogm: nel 2008 occupava il 22% delle superfici iberiche a mais, ma ha prodotto zero allerte micotossine. Non poche, non pochissime: zero.
Ogni ulteriore comparazione con mais Bio o convenzionale risulta quindi impossibile per manifesta superiorità del mais transgenico.

Non serve quindi andare fino in America per capire a cosa servono questi ibridi, basta guardare ai cugini spagnoli: se non si vogliono ingoiare micotossine, si deve preferire la polenta fatta con mais Bt. Con buona pace di chi mischia un po’ a casaccio pratiche post-raccolta sudamericane, pellagra, cancro, mais, Leggi europee e ogm.