"Buy British", "compra britannico" è uno slogan e soprattutto un sentire collettivo che appassiona il Regno Unito: coinvolge governo, produttori, retailer e consumatori, uniti nella volontà di valorizzare i buoni prodotti della propria nazione.
La domanda che sorge dunque spontanea è: ma dov'è finito invece il "Compra italiano"? Se lo chiede Vanessa Niemants su ItaliaFruit

Ogni Paese ha i propri punti di forza, ai quali altri possono guardare ed ispirarsi; in questo ambito è proprio necessario dire che potremmo imparare dai britannici.
Come riportato da Eurofruit (cfr. Eurofruit del 7 Gennaio 2014), in seno alla Oxford Farming Conference il Segretario all'Ambiente del Governo UK Owen Paterson ha sollecitato coltivatori, produttori e il Governo stesso a mettere in atto azioni concrete per incoraggiare i consumatori ad acquistare prodotti nazionali.
E c'è da dire che le iniziative pro "British products" già certo non mancavano. Esistono portali dedicati ai prodotti nazionali – tra i quali emerge per il settore agroalimentare "Love British Food" – un evento annuale di due settimane dedicato alla celebrazione del cibo britannico e soprattutto, in un contesto quotidiano, tantissime azioni a punto vendita.

Nella foto: Tesco, peperoni sfusi in esposizone

All'interno dei supermercati, infatti, l'esposizione di ortofrutta sfusa e confezionata punta incredibilmente sulla valorizzazione di frutta e verdura "Made in UK". Nelle principali catene come Tesco, Sainsbury's e Waitrose è impossibile non essere certi di quali prodotti siano di provenienza britannica e, confesso, non esserne influenzati. Le modalità di comunicazione sono notevoli. Per frutta e verdura sfuse troviamo cassette di esposizione brandizzate UK.


Nella foto: Sainsbury's, fragole e patate confezionate "Made in UK"

Per gli ortofrutticoli confezionati spicca, invece, la bandiera sul packaging di prodotto, nella versione più discreta fino ad interi retro di sacchetti e cestelli. Sempre nell'ambito dei prodotti imballati un ulteriore forte mezzo di comunicazione identitaria è l'inserimento dell'aggettivo "britannico" nel nome del prodotto. Elementi lasciati soli o combinati tra loro, a rafforzare il messaggio: "Compra britannico", perché l'informazione sulla provenienza e la sua valorizzazione sono il primo passo all'acquisto.

E in Italia?  Una produzione ortofrutticola ricchissima,  il sole e il caldo - aspetti che sicuramente mancano al Regno Unito - non bastano:  raramente puntiamo sull'Italianità dei prodotti. Alcuni potrebbero dire che vi sono talmente tanti ortofrutticoli di nostra produzione da non poter seguire il modello britannico - che può produrre molte meno tipologie di prodotti -, che per loro è dunque più semplice e che se volessimo imitarli sarebbe un continuo riproporsi del tricolore.

A questa potenziale contro-argomentazione si può rispondere con un altro esempio. I britannici mettono in atto le medesime attività di promozione anche per la carne, settore che vede la maggior parte del prodotto commercializzato proveniente dal territorio del Regno Unito. Forse leggere continuamente "British chicken" (Pollo britannico) fa perdere in significatività? Al contrario, fa nascere nel consumatore la convinzione che il prodotto di provenienza inglese sia quello da comprare e un pensiero del tipo "Chissà da dove vengono quelli senza bandiera!".

Il prodotto di qualità certo non ci manca: quello che serve, forse, è un po' più di orgoglio per il made in Italy tanto invidiato da altri Paesi.

A cura di Vanessa Niemants
Junior Marketing Specialist