“Non c'è un solo Stato membro che non abbia problemi di ricambio generazionale nel settore agricolo, anche perché i giovani agricoltori hanno dimostrato di essere più istruiti, più orientati al business, spinti da una maggiore carica innovativa e più sensibili agli aspetti eco-ambientali rispetto ai loro colleghi più anziani”.
È questa la premessa di Joris Baecke, il presidente del Ceja (il Consiglio europeo dei giovani agricoltori), alla riforma della Pac, i cui negoziati stanno procedendo in queste settimane a colpi di triloghi e incontri fra le parti.

Poco più di una settimana fa, a Dublino, si è svolto il Consiglio informale dei ministri agricoli, al quale il numero uno del Ceja è stato invitato a partecipare. “Ho avuto l'opportunità di incontrare tutti i ministri, il Commissario e tutti i relatori e coordinatori del Parlamento europeo  – dichiara Baecke ad AgroNotizie - e sono lieto di vedere che siamo più che mai vicini al raggiungimento di un accordo politico definitivo sulla riforma della Pac, al Consiglio di giugno a Lussemburgo”.

Ma, come tiene a precisare l’imprenditore olandese, “non sarà comunque una passeggiata. Se da un lato siamo contenti che la Commissione e il Parlamento europeo sostengano entrambi misure forti di sostegno in entrambi i Pilastri della Pac, attraverso il pagamento supplementare obbligatorio nel Primo Pilastro, in favore dei giovani agricoltori nei primi anni della loro attività; e ancora attraverso misure di cofinanziamento favorevoli in fase di avviamento e innovazione e altre misure di sostegno per i giovani nel quadro dello sviluppo rurale, bisogna tuttavia ancora fare della strada”.

Il nodo da sciogliere riguarda la posizione del Consiglio agricolo, ferma sulla discrezionalità dei singoli Stati membri se applicare o meno l’aiuto volontario per i giovani agricoltori nel Primo Pilastro.
“Questo ci preoccupa – afferma il presidente del Ceja - perché il fatto stesso che alcuni ministri, in particolare, stiano spingendo sulla volontarietà, significa che il provvedimento non sarà attuato in tutta l'Unione europea a 27. Questo potrebbe portare ad una situazione di squilibrio, all’interno dell’Ue, fra i giovani che cercano di accedere all’agricoltura. Inoltre, una linea discrezionale fa sì che gli Stati membri perdano un'ottima occasione per ringiovanire i loro settori agricoli nazionali”.
“In questo contesto di difficoltà nel ricambio generazionale – insiste Baecke - chiediamo alla Commissione e al Parlamento di resistere sulla loro posizione fino al termine dei negoziati, tanto più che alcuni ministri condividono l’impostazione. Il 2% della dotazione nazionale è una domanda modesta per gli Stati membri nell’obiettivo di salvare il futuro dell'agricoltura europea, un punto su cui riteniamo che il Consiglio agricolo possa allinearsi”.

Quanto all’imminente ingresso della Croazia nell’Unione europea, la posizione del Ceja è di apertura e di attesa. “L’associazione dei giovani agricoltori croati, denominata Hump Agro – ricorda Baecke – fa parte del Ceja dal 2012 come associato. Speriamo diventi un partner a pieno titolo una volta che la Croazia aderirà all’Ue, il prossimo 1° luglio”.
Sul fronte della Pac, “le misure per i giovani agricoltori che cerchiamo di ottenere, per il momento interessano anche loro, ragione per cui crediamo che dovrebbero essere rappresentati nella nostra organizzazione: dobbiamo lottare per gli interessi dei giovani agricoltori croati esattamente come ci battiamo per tutti gli altri”.

Fresco del meeting di Zagabria proprio sul futuro dei giovani in agricoltura, Joris Baecke riconosce che “la Croazia è pronta ad entrare nell’Unione europea, grazie all’impegno e ai valori che hanno mostrato anche i giovani croati nel processo di adesione. Il Ceja non dimentica l’obiettivo di rafforzare i legami tra i giovani agricoltori di tutta l’Ue, così come la missione di cooperare con i colleghi imprenditori agricoli al di fuori dell’Europa”.
Una questione di idem sentire.

“Siamo sensibili alle esigenze dei giovani agricoltori, anche se geograficamente lontani da noi – spiega infatti il presidente degli Young Farmers europei – perché molti di loro affrontano i nostri stessi problemi. Ed è per questo motivo che partecipiamo attivamente all’Organizzazione mondiale degli agricoltori (Wfo), dove abbiamo lavorato con tutti gli associati per sostenere il ricambio generazionale e per creare un comitato internazionale dei giovani agricoltori. Un obiettivo che posso con piacere dire di aver raggiunto insieme”.