Una Pac meno "politica" e che risponda alle necessità delle aziende. Questa la versione della nuova Politica agricola comune offerta dal presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro a Roma, nel corso della presentazione del rapporto sulle attività del terzo anno di legislatura, alla quale ha preso parte l’assessore alle Risorse agroalimentari della regione Puglia, Dario Stefàno.

“Ho deciso di presentare, per il terzo anno consecutivo, il rapporto delle mie attività – ha detto De Castro – perché ritengo fondamentale la rendicontazione. Chi ha un incarico pubblico deve avere la massima trasparenza nei confronti dei cittadini, devono conoscere quello che facciamo e i risultati che abbiamo ottenuto”.

Tema principale della giornata è stata ovviamente la nuova Pac.
“Siamo entrati nella fase più delicata e complessa del processo di riforma – ha dichiarato De Castro –, I mesi che ci attendono da qui alla fine della legislatura, rappresentano un momento chiave non solo per le risposte che la Pac saprà dare ai cittadini e agli agricoltori europei, ma anche riguardo alla stessa possibilità di concludere il negoziato entro i tempi previsti”.

Il presidente ha confermato che la Commissione, i prossimi 23 e 24 gennaio, voterà la riforma della Pac con gli emendamenti migliorativi apportatati alla proposta della Commissione.

In tema di emendamenti, va segnalato il ciclopico lavoro svolto dalla Commissione che ha ridotto quelli che, sino a poche settimane orsono, erano poco meno di 8.000, a un centinaio di proposte già largamente condivise e che non dovrebbero incontrare particolari opposizioni.
È opportuno precisare che l’eventuale approvazione degli emendamenti non coincide comunque con il voto finale, per il quale si continua ad attendere l’esito dei negoziati sulle risorse.
La logica dietro questa tattica attendista è assolutamente lineare: se i tagli di budget, previsti e inevitabili, saranno contenuti entro certi limiti, l’attuale proposta del Parlamento sarà portata avanti nella sua attuale formulazione o, al peggio, modificata in maniera poco sostanziale; se invece l’entità dei tagli dovesse superare il limite considerato accettabile, il parlamento potrebbe rimettere in discussione tutto l’impianto. 

Giunti a questo punto, quindi, la questione è squisitamente di carattere "politico", nel senso che saranno i politici, Parlamento e Consiglio, a dover trattare. Dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento europeo è infatti co-decisore, e le ultime riforme ai regolamenti assegnano un ruolo di primo piano ai presidenti di Commissione nelle trattative tra Parlamento e Consiglio.
Per De Castro è proprio lo strumento della co-decisione quello da utilizzare per l’approvazione di una riforma realmente utile al sistema agricolo: “Solo attraverso un lavoro istituzionale comune che coinvolga tutte le Istituzioni europee, si potrà approvare una riforma ambiziosa e coerente con il contesto in cui dovrà essere calata. La co-decisione è il veicolo per migliorare il processo decisionale, ciò che occorre è usarla nel modo giusto”.

Come dovrebbe essere, allora, la nuova Pac? Gli obiettivi che si è posta la Commissione agricoltura sono diversi, con in testa l’assenza di tagli nominali alle risorse, la riduzione della burocrazia che pesa sulle imprese agricole e il rendere facilmente applicabile lo strumento del greening.
Se sul fondamentale punto del taglio (e ridistribuzione) delle risorse in Europa si è ancora in piena battaglia a tutti i livelli, qualche passo avanti è stato fatto sul fronte della burocrazia e relativi costi; dato tutt’altro che trascurabile se si considera che lo stesso Ciolos valutò le ricadute della sua proposta sulle aziende agricole con un inaccettabile e insostenibile aggravio del 15%.

Anche sul tema del greening, la proposta della Commissione ha reso più ‘gestibile’ per gli Stati membri la sua applicazione sul territorio, innalzando a un minimo di 10 ha la superficie delle aziende obbligate, portando a 30 ha il limite minimo di superficie coltivata per l’obbligo delle tre colture, abbassando la superficie ecologica per i primi due anni dal 7 al 3% e dando allo Stato membro la facoltà di gestirla. Infine, inserendo una serie di esclusioni tra le quali la più interessante è quella per le aziende certificate dal punto di vista ambientale, laddove la certificazione rimane una competenza nazionale. 
Il Parlamento europeo voterà quindi a favore del greening mantenendo però un 30% di aiuti diretti agganciati al primo pilastro della Pac e fornendogli la necessaria elasticità applicativa sinora assente.

Oltre al lavoro fatto sulla “controproposta Pac”, una serie di altre tematiche hanno caratterizzato l’agenda dei lavori della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo. Tra questi, una particolare attenzione meritano le nuove regole sui regimi di qualità dell’agricoltura europea
“A tal riguardo, è opportuno segnalare alcune novità introdotte dal Parlamento europeo - ha concluso De Castro -. Innanzitutto, il rafforzamento dell'efficacia delle disposizioni di controllo contro le usurpazioni, imitazioni ed evocazioni. Poi l'introduzione in etichetta di riproduzione della zona di origine geografica e di riferimenti testuali, grafici o simbolici allo Stato membro e/o alla regione (marchi d'area)".
Altrettanto importante è la novità (anche questa già approvata in Commissione Agricoltura e che ha trovato conferma nel testo finale) che riguarda l'introduzione per i prodotti con marchio di qualità Stg di una procedura semplificata per la sostituzione di denominazioni registrate senza riserva del nome in base al vecchio quadro normativo. Da segnalare, infine, il nuovo regime delle indicazioni facoltative di qualità in etichetta tra cui rientrano i “prodotti dell’agricoltura di montagna”.

Tra le altre attività vanno segnalati gli sforzi per le nuove regole sui regimi di qualità dei prodotti agricoli, il negoziato sulle prospettive finanziarie dell'Unione per il prossimo periodo di programmazione 2014-2020, gli interventi sul riequilibrio della catena alimentare, la strategia sull'animal welfare, la politica di promozione europea, la gestione delle emergenze e delle crisi di mercato e le attività tese al rafforzamento del ruolo decisionale del Parlamento europeo in materia agricola, nonché l’impegno per garantire gli aiuti europei alle zone terremotate.

L’assessore Dario Stefàno, punto di contatto tra la politica comunitaria e il territorio, si è detto ampiamente soddisfatto delle modifiche apportate al testo dai ‘nuovi’ emendamenti, in particolare per quanto riguarda il tema della deburocratizzazione e delle tutele, sottolineando come sia "indispensabile ricondurre quest’ultime nell’alveo dei primi due pilastri della Pac".

Stefàno ha colto anche l’occasione per evidenziare una pericolosa crescente tendenza a scaricare gli oneri di tutti i sostegni approvati per numero settori del comparto sui Psr, ricordando che se ci saranno tagli al budget Pac, questi non potranno non riflettersi anche sui piani di sviluppo rurale e come questi siano già ora ben lungi dall’incarnare le cornucopie dell’agricoltura.

L’assessore si è soffermato sulla generale preoccupazione circa il quadro politico nazionale che rende dubbio chi
rappresenterà l’Italia nella fase finale del negoziato per le risorse, aprendo tuttavia una linea di credito verso la Commissione presieduta da De Castro che, a suo dire, rappresenterà comunque un elemento di continuità nei confronti di Bruxelles e alla quale ha offerto tutto l’appoggio possibile da parte del sistema regioni.