Nella lunga riunione con le parti sociali, convocata a Palazzo Chigi in vista della maratona notturna sul Disegno di legge sulla stabilità, le organizzazioni professionali agricole erano state escluse dal tavolo della concertazione. E
non era la prima volta, avevano prontamente tuonato con un inedito comunicato congiunto Confagricoltura e Cia, denunciando questa assurda discriminazione nei confronti di un settore che rappresenta "una realtà vera del sistema socio-economico italiano".
Mica una cenerentola qualsiasi, come dimostrano i segni di vitalità espressi dall'economia agricola che in questi agitatissimi momenti di crisi ha mostrato un aumento dell'occupazione e anche una buona tenuta rispetto alla inesorabile discesa del Pil italiano.
Silenzio da Palazzo Rospigliosi, dove la potente Coldiretti - che pure era stata la più dura quando analoga esclusione fu subita in occasione della riforma Fornero sul lavoro - ha preferito sfilarsi dalle lamentele delle consorelle. Forse per non irritare inutilmente i rappresentanti del governo, contro il quale si era scagliato proprio la scorsa settimana sulla vicenda dell'etichetta d'origine, definendolo "prigioniero delle lobby". Forse perchè sapeva che nel pentolone del Ddl stabilità stava bollendo qualcosa di molto indigesto per il settore.
E in effetti, il lungo e travagliato parto notturno del Ddl stabilità, ha prodotto un vero e proprio siluro fiscale nei confronti delle società agricole.
A svelarlo è stata ancora una volta una nota di Confagricoltura, diramata nella serata di mercoledì, quando i tecnici dell'organizzazione hanno avuto modo di leggere il testo approvato dal Consiglio dei ministri dopo la maratona notturna durata sette ore.
"Dall'1 gennaio 2013, le società agricole non avranno più la possibilità di determinare il reddito su base catastale. Con questa norma il governo costringe il settore agricolo al nanismo", denuncia l'organizzazione degli imprenditori agricoli.
“Abbiamo sempre ritenuto importante che ci fosse questa opzione per non legare la tassazione alla forma di organizzazione giuridica dell’attività economica – osserva Confagricoltura - . La penalizzazione delle società non fa bene alla crescita del settore e rende più difficili moderne forme di aggregazione, in cui il capitale ha un ruolo rilevante, attraverso le quali si potrebbero superare gli attuali ritardi strutturali della nostra agricoltura”.
E in effetti, proprio la possibilità concessa alle società agricole (escluse quelle di capitali) di optare per la tassazione su base catastale aveva rappresentato un importante volano per la tanto sospirata aggregazione del mondo agricolo.
Come del resto confermano anche i dati dell'ultimo Censimento agricolo.
L'operazione fu condotta in porto dall'allora ministro dell'Agricoltura, Paolo De Castro, che convinse il suo collega alle Finanze, Vincenzo Visco, famoso anche per le sue crociate fiscali contro i privilegi del mondo agricolo. In cambio di questa agevolazione, per compensare il mancato introito, fu avviata la caccia alle false case rurali, ribattezzate "ville fantasma", scovate grazie alle foto aree scattate su tutto il territorio nazionale.
Un'operazione che ha mostrato tutti i suoi effetti collaterali con il varo dell'Imu, il cui gettito è ancora al centro di valutazioni fortemente contrastanti tra le organizzazioni agricole e l'Agenzia delle Entrate.
E potrebbe non finire qui. C'è anche chi, maliziosamente, ritiene che la norma introdotta con il Ddl stabilità potrebbe essere il primo passo per avviare anche un processo di revisione dei requisiti per il riconoscimento delle società agricole, attualmente a maglie piuttosto larghe, visto che per costituire una società agricola basta che un solo socio abbia la qualifica di Iap (Imprenditore agricolo a titolo principale).
Una revisione che potrebbe incrociare il "fantasma" che agita il negoziato comunitario sulla riforma Pac: il cosiddetto "agricoltore attivo".
E non è un mistero che nel documento unitario delle organizzazioni agricole, firmato un anno fa (Confagricoltura compresa), su questo punto c'era l'esplicita richiesta di erogare gli aiuti comunitari in via prioritaria agli agricoltori professionali Iap e coltivatori diretti.
Tagliare le agevolazioni fiscali e introdurre criteri più selettivi per la costituzione di società agricole, potrebbe in effetti contribuire a scoraggiare la nascita di società di comodo, con poca terra e tanti capitali, e contribuire a sfoltire la platea dei beneficiari Pac.
Se si tratta di "complotto fiscale" o di una semplice potatura di una singola agevolazione nella più ampia manovra di revisione del sistema di incentivi alle imprese, lo dirà il tempo.
Per ora, però, a essere più preoccupata è la Confagricoltura. Silenzio in casa Coldiretti, che forse aspetta la tribuna di Cernobbio, per dare voce e risonanza alle sue valutazioni e incalzare i ministri, ai quali sicuramente non sarà chiusa la porta della celebre villa sul lago di Como.
Multe latte
L'altra novità agricola contenuta nel Ddl stabilità, riguarda la storia infinita delle multe latte.
Dopo il black out che aveva stoppato l'esecutività di Equitalia, si dovrebbe rimettere in moto la macchina della riscossione. In attesa di conoscere il dispositivo definitivo, lo schema operativo per portare nelle casse dello Stato le ingenti somme che gli allevatori devono ancora pagare per aver prodotto più della loro quota a partire da metà degli anni Novanta, prevede un rafforzamento del ruolo di Agea e del Commissario per le quote latte.
Equitalia tornerà in campo per quanto riguarda le operazioni di riscossione che aveva in carico prima dello stop. Per gli altri contenziosi, invece, a mano a mano che arrivano le sentenze dei tribunali, Agea si avvarrà delle società consociate del gruppo Equitalia operanti sul territorio, mentre per le notifiche degli atti esecutivi saranno utilizzati gli uomini della Guardia di Finanza.
Agli allevatori morosi, sulla base di nuove disposizioni di Agea attese nei prossimi giorni, dovrebbe essere concessa un'altra possibilità di rateizzare il debito accumulato, ma nel giro di un paio di settimane dovranno decidere se dare o meno la loro adesione. Per chi rinuncia a questa chance, vecchi e nuovi esattori sono pronti a presentare il loro conto salato. In ballo ci sono 700 milioni pronti per essere incassati, ai quali se ne aggiungerebbero, secondo gli ultimi calcoli, altri due miliardi.