Nuova regolamentazione sul controllo del potenziale di produzione di vino - sotto il segno della non-liberalizzazione - e mantenimento dei diritti di impianto.
E' questo l'orientamento emerso a Cipro, durante l'incontro del Consiglio informale dei ministri dell'Agricoltura e della pesca dell'Ue, al quale ha partecipato il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania.

A dare il senso di quelle che saranno le linee guida in Europa per quanto riguarda il settore vitivinicolo, è stato lo stesso Commissario europeo, Dacian Ciolos, annunciando per settembre, in occasione della riunione Ue ad alto livello per il settore vitivinicolo, la presentazione del nuovo quadro per il controllo produttivo.

Ciolos ha indicato la via in una regolamentazione generale che coinvolga i rappresentanti del territorio e del settore: per esempio le interprofessioni per quanto riguarda i vini a denominazione d'orgine, mentre per i vini da tavola Ciolos ipotizza che se ne occuperanno lo Stato e l'organizzazione professionale. Si eviterebbe in questo modo un approccio rigido e centralizzato da parte di Bruxelles, che manterrà un ruolo di "vigilanza", una sorta di rete di sicurezza in caso di crisi o difficoltà del settore.
Soddisfatto il ministro Catania, che a margine dell'incontro ha dichiarato all'Ansa: "Siamo ancora in una fase molto tecnica, ma la cosa importante è che siamo riusciti a portare in fondo un lavoro serio che ci porta a guardare con fiducia all'avvenire".

 

La posizione di Paolo De Castro

Intervenendo sui diritti di impianto, il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro ha ricordato che "in ogni caso e a prescindere da una nuova normativa, il Parlamento europeo ha già incluso nella propria relazione sulla nuova Ocm unica il mantenimento dello status quo".
"Il mantenimento dell'attuale quadro normativo sui diritti d'impianto dopo il 2015, seppur con i necessari aggiustamenti - ha proseguito - rappresenta una soluzione semplice, efficace ed efficiente dal punto di vista economico. Una soluzione, inoltre, che come hanno dimostrato i tanti incontri degli ultimi mesi, troverebbe sia in Parlamento sia in Consiglio una larga condivisione".
"La prossima riforma della Pac - ha concluso De Castro - rappresenta l'opportunità da cogliere per continuare a salvaguardare il sistema vitivinicolo europeo e per evitare di metterne a rischio la leadership, soprattutto quella qualitativa".


Le reazioni in Italia

La notizia è stata accolta con favore dalle organizzazioni del settore primario italiano.
La Cia - Confederazione italiana agricoltori ha sottolineato l'importanza di "garantire una valida regolamentazione del settore, introducendo criteri di flessibilità ed efficacia" e ha definito "indicativo il futuro ruolo che potrà svolgere l'interprofessione per il controllo e la valorizzazione dei vini di qualità". Secondo la Cia è dunque fondamentale che "ci sia una adeguata e innovativa garanzia di controllo sulle superfici piantate a vigneto, in modo da tutelare gli interessi e il reddito dei produttori".
Anche l'Alleanza delle cooperative agroalimentari ha ricevuto positivamente l'annuncio del ministro Catania, pur riservandosi di conoscere meglio i dettagli della proposta. Bisognerà attendere il 21 settembre, quando, durante l'incontro a Palermo del Gruppo di alto livello Ue per il settore vitivinicolo, il direttore generale per l'Agricoltura della Commissione europea José Silva Rodriguez presenterà ufficialmente la proposta della nuova regolamentazione.
L'Alleanza ha auspicato che il nuovo sistema definisca un "quadro europeo omogeneo, che non determini distorsioni della concorrenza" e "tenga debitamente conto del ruolo e delle funzioni che le organizzazioni dei produttori saranno chiamate a svolgere in questa delicata partita".
Sulla stessa linea Confagricoltura, che parla di "un passo avanti" sullo spinoso tema dei diritti di impianto, pur sottolineando che bisogna ora prestare grande attenzione a come il sistema sarà implementato nel dettaglio.
"Sarebbe gravissima la differente regolamentazione della gestione delle superfici dei vini, affidata alle interprofessioni per i vini Dop e Igp e alle organizzazioni dei produttori per i vini comuni, così come annunciata dal Cmmissario europeo Ciolos" ha spiegato l'organizzazione agricola, che ha invitato il ministro Catania a "vigilare sulla proposta della Commissione al Gruppo di alto livello e a ribadire con forza i principi comuni che trovano molti Stati membri, Italia in primis, concordi: diritti di impianto gestiti dagli Stati membri a livello nazionale o regionale, con un sistema di riserve, e la facoltà di definire regole di gestione più restrittive nel principio della sussidiarietà".