"La nuova legge sul vivaismo approvata all'unanimità dal Consiglio regionale della Toscana ha un indubbio merito. Riconosce il vivaismo come attività agricola a tutto tondo, con i connessi vantaggi ambientali che il coltivare piante ornamentali o da riproduzione comporta, a cominciare dall'ossigenazione dell'aria. Ma il settore, che regge molto bene il palcoscenico della competizione globale, per proseguire ad essere eccellenza toscana, nazionale ed europea deve poter continuare ad innovare e investire, a strutturarsi, come da sempre facciamo - dichiara Riccardo Andreini, vice presidente di Coldiretti Toscana e presidente provinciale di Pistoia -, investendo nelle nostre aziende. Purtroppo la nuova legge accanto a tanti riconoscimenti e alcune deroghe importanti per le superfici e l'altezza dei capannoni, mantiene alcuni vincoli che ostacolano la possibilità di investire: ad esempio, l'obbligo di abbattere, proprio abbattere, gli annessi rustici in caso di eventuale cessazione dell'attività".

Lo prevede il combinato disposto tra le leggi regionali urbanistica e sul vivaismo, ma "c'è un'opportunità immediata per riaggiustare il tiro - spiega Andreini -. E' infatti iniziato l'iter per modificare proprio la legge regionale urbanistica, auspichiamo che in questa sede venga rimosso un ostacolo allo sviluppo futuro e ulteriore del vivaismo e di tutta l'agricoltura toscana".

Il vivaismo in Toscana conta 2.400 aziende per una superficie coltivata di oltre 6.500 ettari, con un mercato di larga dimensione internazionale. Su una piccola porzione di terreno (pari all'1% della superficie agricola utilizzata in Toscana) si copre quasi un terzo della produzione agricola regionale. La Toscana detiene il 70% delle esportazioni nazionali per un valore di 236 milioni di euro. La diffusione si concentra su Pistoia: 1.468 aziende, mentre tra le altre province emerge in particolar modo Arezzo (11% e 424 aziende). "La legge è comunque un fatto positivo - continua Andreini -, e ne va dato atto ai consiglieri regionali proponenti". Il vivaismo regge nel tempo sul mercato internazionale, anche se comincia a vedere processi di delocalizzazione produttiva all'interno della stessa regione, ma anche fuori. Un'attività importante e a forte impatto sulle risorse essenziali del territorio e su territorio, acqua e aria.

Di qui la necessità di una legge di filiera che operi lungo tre direttrici fondamentali. Prima di tutto con il sostegno dell'attività vivaistica per valorizzarne la funzione economico-sociale intervenendo in modo organico sulle misure che ne possono assicurare le prospettive future, dalle risorse fondamentali (acqua e suolo), al sostegno della competitività, della sostenibilità, della ricerca e dell'innovazione. In secondo luogo promuovendo lo sviluppo delle aree a verde come strumento di valorizzazione del paesaggio e strumento di contrasto e contenimento delle emissioni dei gas serra in atmosfera. Se infatti l'impegno primario è quello di contenere le immissioni, non meno importante è l'attenzione al loro riassorbimento, possibile appunto attraverso l'azione naturale delle piante, sostenendo comportamenti virtuosi. Infine, la legge punta a spingere il sistema pubblico ad una maggiore qualificazione e cura degli spazi verdi urbani, per i quali non basta una generica destinazione a verde, ma serve una giusta selezione della sua qualità, delle sue caratteristiche e della sua gestione.

"A legge approvata occorre immediatamente partire per emanare e stimolare i necessari atti affinché i buoni principi si concretizzino - auspica Andreini -. Come Coldiretti poniamo da subito l'accento sul recepimento delle indicazioni della legge regionale nei regolamenti e nell'opera quotidiana delle amministrazioni comunali. A cominciare dalla qualificazione e cura degli spazi verdi e arredi urbani".