E' online il nuovo numero di PianetaPSR, newsletter dedicata alle informazioni e agli aggiornamenti sullo Sviluppo rurale.
Tra gli argomenti affrontati nel numero di febbraio, in evidenza un interessante articolo sulla Pac e sull'impatto (devastante) che il cosiddetto aiuto unificato per tutti i prodotti - che andrà a regime nel 2019 - e che rischia di mandare fuori mercato interi settori produttivi.


La regionalizzazione dei pagamenti diretti rappresenta una delle più importanti novità previste dalle proposte della Commissione per la riforma Pac post 2013. Dopo una fase transitoria facoltativa, questo meccanismo - che prevede a regime nel 2019 un sostegno omogeneo per tutti i settori - segna il punto di rottura con i pagamenti storici e apre un orizzonte di grandi incertezze per il futuro.
Con esso dovranno fare i conti soprattutto gli agricoltori di quei Paesi che finora non l'avevano applicata, tra cui l'Italia.
Come reagiranno i diversi comparti agricoli all'applicazione di un sostegno omogeneo proposto dalla Commissione?
 

Per dare una prima risposta a questo quesito, Inea in collaborazione con il Mipaaf, ha svolto un'indagine basata su dati Rica, assumendo come premio unico l'importo pari a 298,21 euro a ettaro (massimale finanziario, incluso il greening, ripartito sugli ettari rilevati dall'Istat). Da questa elaborazione emergono differenze rilevanti se guardiamo all'incidenza dei pagamenti diretti sui redditi delle colture, in particolare per gruppi colturali: seminativi, colture industriali, pascoli permanenti e colture permanenti.

Da un punto di vista economico, i pagamenti diretti svolgono un ruolo essenziale per la competitività delle imprese su mercati maturi, caratterizzati oggi da una concorrenza crescente.
La valutazione del sostegno pubblico da erogare, e la scelta dei settori cui orientarlo, è quindi un fattore critico per sostenere le imprese affinché esse non perdano la convenienza a stare sul mercato, con conseguente abbandono della produzione.

In tal senso, il sostegno omogeneo proposto dalla Commissione per il post 2013 sembrerebbe garantire una risposta efficiente in termini di sostegno al reddito unicamente per le colture estensive a seminativo, per le superfici foraggere e a pascolo permanente; fa eccezione la coltura del riso che, per il suo elevato margine lordo, risulterebbe eccessivamente penalizzata da un titolo regionalizzato di molto inferiore rispetto all'attuale livello di sostegno.

Per le principali colture industriali italiane (quali pomodoro, tabacco, barbabietola e patata), il sostegno al reddito disaccoppiato nello scenario post 2013 sembrerebbe, di contro, restituire una risposta negativa in termini di sostegno: con l'applicazione di un titolo omogeneo, difatti, diminuirebbe drasticamente l'incidenza del pagamento diretto sul reddito della coltura, con conseguente inefficacia di un pagamento poco inferiore a 300 euro.

Lo stesso discorso può valere per alcune colture permanenti tipiche del mediterraneo, in particolare oliveti e agrumeti, per le quali il titolo storico ha sempre rappresentato un sostegno efficace, costituendo una fetta consistente del margine lordo della coltura. Ugualmente, per le colture che non beneficiano oggi degli aiuti disaccoppiati, ovvero buona parte dei frutteti e vigneti, il sostegno unico non sarebbe sufficiente visto che si tratta di colture con un margine lordo molto elevato.

Da un punto di vista settoriale, dunque, il sostegno omogeneo a livello di 298 euro/ettaro non costituisce un sostegno al reddito efficace né per le colture che attualmente percepiscono livelli di titolo elevati, a causa della esiguità dei nuovi pagamenti, né per gli altri comparti  produttivi, dove gli stessi pagamenti non hanno una incidenza significativa in ragione di livelli reddituali già consistenti.

 

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