Riequilibrare, migliorare e regolamentare i rapporti tra agricoltura e Gdo: è questo lo scopo della proposta di legge di iniziativa popolare presentata l'11 gennaio a Roma dalla Cia - Confederazione italiana agricoltori, nel corso di un convegno in cui sono stati affrontati i vari aspetti del problema.

Secondo la Cia, infatti, l'eccessiva concentrazione di quote di mercato in mano a pochi gruppi della Grande distribuzione organizzata sta causando restrizioni alla concorrenza, con effetti negativi su tutta la filiera, dal campo al consumatore.

D'altra parte, a questa forte concentrazione di imprese si contrappone una frammentazione dell'offerta agricola. In più, le aziende agricole finiscono per operare, a causa dell'ineguale potere negoziale, con margini di profitto ridotti, il che ne limita la capacità e l'incentivazione a investire per migliorare la qualità del prodotto e innovare i processi di produzione.

"I principi guida della nostra iniziativa riguardano la centralità del produttore agricolo e del consumatore, la libertà contrattuale, la correttezza nelle relazioni, la legalità e la responsabilità sociale; l'equa ripartizione del valore lungo l'intera filiera agroalimentare" ha spiegato il presidente della confederazione, Giuseppe Politi, per poi concludere: "Con questa proposta di legge, insomma, vogliamo dare risposte serie e puntuali, rafforzando il ruolo dell'agricoltura e venendo incontro alle nuove esigenze dei cittadini".

 

E ora la raccolta di firme

Inizierà nei prossimi giorni la raccolta di firme su tutto il territorio nazionale. "Vogliamo - ha rimarcato Politi - coinvolgere la società, i cittadini su una questione di grande importanza che non interessa soltanto gli agricoltori, ma anche i consumatori".

Obiettivi e finalità della proposta di legge di iniziativa popolare della Cia: 11 articoli per un rapporto regolato ed equilibrato tra Gdo e agricoltori

 

Aziende agricole sotto scacco

"Il processo di forte concentrazione delle catene della grande distribuzione, accompagnato dall'emergere di un numero molto esiguo di centrali d'acquisto e, dall'altro, dal permanere di una moltitudine di fornitori, costituiti da piccole e medie imprese, ha determinato - ha rilevato nel corso della conferenza il presidente della Cia, Giuseppe Politi - una situazione di profondo squilibrio nelle relazioni commerciali tra fornitori e distributori".

In particolare, la Cia punta il dito su quelle pratiche contrattuali sleali come i pagamenti tardivi, le modifiche unilaterali dei contratti, il versamento di anticipi per accedere alle trattative, le restrizioni dell'accesso al mercato, l'assenza di informazioni sulla formazione dei prezzi e la distribuzione dei margini di profitto lungo la filiera alimentare, le vendite promozionali e sottocosto.

Nelle transazioni commerciali tra agricoltori e imprese della Gdo, molti pagamenti - è stato evidenziato durante il convegno della Cia - sono effettuati in ritardo rispetto a quanto concordato nel contratto, se esistente, o stabilito nelle condizioni generali e nelle buone prassi che regolano gli scambi. Questi ritardi di pagamento influiscono negativamente sulla liquidità e complicano la gestione finanziaria delle imprese agricole, compromettendo anche la loro competitività e redditività quando il creditore deve ricorrere a un finanziamento esterno a causa dei ritardi dei pagamenti. Il rischio aumenta considerevolmente nei periodi di recessione economica, quando l'accesso al finanziamento diventa più difficile.

 

L'anello più debole della filiera agroalimentare? E' l'agricoltore

Nel corso del convegno la Cia ha riportato alcuni dati, sia europei che italiani.

Nell'Ue la quota del valore aggiunto agricolo della filiera alimentare è scesa dal 31 per cento nel 1995 all'attuale 24 per cento, mentre il reddito medio degli agricoltori europei è diminuito di oltre il 12 per cento nel 2009. "E i dati per i prossimi anni - ha rilevato la Cia - mostrano una nuova diminuzione dei guadagni degli agricoltori a fronte di un aumento costante dei margini dei trasformatori, dei commercianti all'ingrosso e dei dettaglianti, nonché degli operatori economici esterni alla filiera alimentare".

In Italia il quadro è ancora peggiore: negli ultimi tre anni, infatti, si è avuto un calo superiore al 25 per cento. Si è arrivati al punto, ha spiegato la Cia, che "le imprese agricole non traggono più un'entrata remunerativa dal loro lavoro e, ciononostante, proprio i produttori agricoli e il settore agroalimentare continuano a dover produrre alimenti nel rispetto di rigorosi standard qualitativi e a prezzi accessibili per i consumatori, in conformità con gli obiettivi stabiliti dalla Pac".

 

Legislazione e catena alimentare

Negli ultimi anni la catena alimentare è stata al centro dell'attenzione delle istituzioni nazionali e comunitarie. In particolare, l'indagine conoscitiva sul settore della grande distribuzione organizzata, avviata dall'Antitrust, l'autorità garante della concorrenza e del mercato, le raccomandazioni del Gruppo di alto livello sulla competitività dell'industria alimentare, le comunicazioni della Commissione Ue e del Parlamento europeo sul funzionamento della filiera alimentare in Europa hanno avanzato proposte di iniziativa legislativa. Da ultimo, la legge 11 novembre 2011 n. 180, 'Norme per la tutela della libertà d'impresa. Statuto delle imprese', delega il governo ad adottare entro il 2012 un decreto legislativo per il recepimento della direttiva 2011/7/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.

Secondo la Cia il malfunzionamento della catena alimentare può essere efficacemente affrontato mediante "interventi legislativi che, tuttavia, non sono esaustivi". La Cia suggerisce dunque di puntare principalmente su tre aspetti: il primo è la trasparenza delle relazioni contrattuali e dei meccanismi di formazione dei prezzi; il secondo è il rafforzamento delle organizzazioni economiche degli agricoltori e degli strumenti di governo dell'offerta e di gestione dei rischi di mercato (aspetto non trattato nella proposta di legge); il terzo è un quadro normativo che permetta il funzionamento di accordi di autoregolamentazione volontari.