“L’accordo raggiunto tra l’Ue e la Federazione russa che non rende più obbligatoria la certificazione sanitaria per pere, mele, nettarine e uva da tavola va nella direzione giusta, da noi più volte sollecitata, della eliminazione di barriere fitosanitarie artificiosamente create che impediscono la libera circolazione delle merci”.

Così il presidente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini, commenta a nome del Coordinamento della cooperazione agroalimentare la notizia diffusa dal ministero della Salute italiano che non rende più necessario per le aziende ortofrutticole allegare certificati multiresiduali per esportare pere, mele, nettarine e uva da tavola in Russia.

Le esportazioni di prodotti ortofrutticoli in Russia erano state vietate quest’estate durante l’allarme per l’epidemia da batterio E-Coli; successivamente, con la riapertura dei flussi commerciali, alle aziende era stato imposto l’obbligo di accompagnare ogni singola spedizione di prodotti (un camion o parte di un camion) da una certificazione sui residui antiparassitari. “Un obbligo che – spiega Gardini – ha comportato finora dei costi per le aziende quantificabili in circa 200 euro a spedizione, insieme all’aggravio in termini di tempo per tutta la gestione documentale. Tale situazione aveva reso estremamente più difficile, e a tratti impossibile, la commercializzazione in Russia delle pesche e dell’uva da tavola quest’estate e di mele e pere fino ad ieri”.

“Da mesi andiamo chiedendo ai ministeri italiani coinvolti, e quindi non solo al ministero delle Politiche agricole e a quello della Salute – conclude Gardini - un forte impegno politico-negoziale per salvaguardare e tutelare l’export agroalimentare del nostro paese, che oggi riveste un ruolo sempre più strategico e ineludibile alla luce della crisi finanziaria e della stagnazione dei consumi interni”.