L'evento, organizzato dal Global Promotion Committee of the International Programme on Landslides (IPL), vede lIspra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) tra le istituzioni maggiormente coinvolte.
Ed è proprio l'Istituto che, nel corso del Forum, ha presentato i dati sul fenomeno frane. Il conto, salato, pagato ogni anno dai paesi industrializzati per far fronte ai danni provocati da frane ammonta, spiega l'Ispra, a 6miliardi di euro; una cifra comunque sottostimata perché carente dei dati di molti paesi in via di sviluppo.

In cima alla lista dei paesi danneggiati Giappone, India, Stati Uniti e Cina; per quanto riguarda il continente europeo, gli eventi franosi censiti toccano quota 712mila di cui oltre 480mila sul nostro territorio, traducibili in un interessamento del 6,9% del territorio e del 70,5% dei comuni oltre che in una spesa totale annua di 1miliardo di euro.

 

Danni da frana

Colpendo le reti di collegamento - ferroviario e autostradale - per arrivare alle infrastrutture e ai centri urbani in generale, le frane oltre ai danni materiali provocano non poche vittime.
Solo nel 2010” fa sapere Ispra, “si sono verificati 88 eventi principali di frana sul territorio italiano con 17 vittime, 44 feriti e ben 4.431 persone evacuate. Tra le regioni più colpite Liguria, Campania, Lombardia, Toscana, Sicilia e Calabria; inoltre, per 2.940 comuni, poco più della metà di quelli interessati, il livello di attenzione è molto elevato”.
Precipitazioni concentrate ed intense riconducibili a cambiamenti climatici, terremoti, disboscamenti, cattiva gestione del territorio ed abusivismo edilizio, sono tra le principali cause individuate dall'Ispra all'origine degli eventi franosi.

 

Cause tutte italiane

Sul nostro territorio le zone più esposte, fa sapere Coldiretti, sono quelle montuose e collinari; da giugno a settembre 2011, rileva, nelle province di Sondrio, Como e Lecco si è registrata una media di una frana al mese.
L’Italia frana anche perché negli ultimi 40 anni il 25% della campagna è stata abbandonata o coperte da cemento” ha commentato Coldiretti, che prosegue “un territorio grande come due volte la regione Lombardia è stato sottratto all'agricoltura senza che il rapido processo di urbanizzazione e cementificazione sia stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque”.

D'accordo anche Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi. “Nonostante le emergenze, in questo momento nessuna legge organica di governo del territorio vige sul suolo italiano” ha affermato Graziano, “e a causa del ritardo politico-istituzionale, vengono rincorse le emergenze con il solo obiettivo di reperire le risorse economiche necessarie alla ricostruzione. Il tutto è condito da un depauperamento dei servizi tecnici nazionali e regionali e delle reti di monitoraggio e sorveglianza.
Per questo” ha spiegato, “chiediamo una legge organica di governo del territorio che ricostruisca la filiera delle competenze, metta in campo azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria dei bacini idrografici, ponga le base di una riforma urbanistica. Il dissesto idrogeologico” ha concluso “mette a rischio la vita e la sicurezza dei cittadini, dunque è un'emergenza e come tale va affrontato''.

Intanto l'Anbi (Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni) che ha presentato lo scorso febbraio un Piano per la riduzione del rischio idrogeologico rimasto ad oggi inascoltato, fa presente che la contingente necessità di allungare la stagione irrigua a causa del persistente caldo, si tradurrà nel ritardo delle opere di manutenzione sulla rete di scolo, con il rischio di passare repentinamente dalla siccità estiva alla piovosità autunnale.
Da qui un possibile rischio idrogeologico, risolvibile, spiegano, potendo utilizzare le cave dismesse per trattenere le acque quando disponibili e distribuirle nei momenti di bisogno. Una richiesta da tempo avanzata ma che pare risuonare nel nulla e che, anzi, vede profilarsi all'orizzonte un’ipotesi di riduzione degli investimenti previsti per il Piano irriguo nazionale.