"Fiducia in calo, nel primo trimestre 2011, tra gli operatori dell'industria alimentare italiana, seppure con forti differenziazioni di umore a seconda dell'area geografica e del comparto di appartenenza". E' quanto rileva l'Ismea dalla consueta indagine trimestrale sul clima di fiducia dell'industria alimentare italiana nel primo trimestre del 2011, condotta a marzo su un panel di 1.200 industriali, che indica un deterioramento dei giudizi nel nord ovest e nel mezzogiorno, a fronte di un bilancio migliore nel nord est e nel centro Italia. 

"L'indice - spiega l'Ismea - che misura la confidence delle imprese del settore, pur rimanendo di segno positivo (2,6 il valore, in un campo di variazione compreso tra -100 e +100), ha subito una flessione di tre punti rispetto al trimestre precedente, tornando al livello dei primi tre mesi del 2010. La flessione della domanda, specie di quella interna, e il lieve accumulo delle scorte sono i fattori all'origine del peggioramento congiunturale della fiducia". 

La spinta inflattiva determinata dal rincaro dei prezzi delle materie prime ed energetiche, sottolinea l'Istituto, ha finito col penalizzare l'industria alimentare, generando ricadute indesiderate sia sulla domanda finale, a causa dell'erosione del potere d'acquisto dei consumatori, sia sulla dinamica dei costi di produzione. 

La conferma viene anche dai dati Istat sulla produzione industriale che, nel periodo gennaio-febbraio 2011, rivelano una contrazione dell'1,4% rispetto al dato medio dell'ultimo trimestre e del 2,4% su base annua. 

Tornando all'indagine Ismea, emerge dai giudizi degli operatori un atteggiamento di generale prudenza sulla programmazione produttiva e sui piani di investimento per il 2011, in un contesto di forte incertezza alimentato anche delle tensioni geopolitiche nell'area del mediterraneo. 

A livello settoriale, informa l'Ismea, gli indici del clima di fiducia evidenziano una congiuntura più favorevole per l'industria dei gelati, della pasta, per la mangimistica, per gli elaborati a base di carne e per la lavorazione degli ortofrutticoli. 

Il trimestre si è rivelato invece più complesso per l'industria delle acque minerali e delle bevande analcoliche, per quella dolciaria, molitoria, di prima lavorazione delle carni bianche e per i comparti del riso e dell'olio d'oliva. 

Anche presso la grande distribuzione alimentare l'indagine Ismea sul clima di fiducia, condotta su un panel di 200 operatori, rivela andamenti differenziati a seconda delle aree geografiche, evidenziando un maggiore ottimismo nel nord est e nel centro Italia. In generale l'indice, attestatosi a 10,7 nel primo trimestre 2011, ha fatto segnare un aumento di circa 14 punti su base trimestrale e di 5 punti sullo stesso periodo del 2010. 

Ad incidere positivamente sugli umori delle aziende, rileva l'Ismea, sono state le attese più favorevoli sull'andamento delle vendite nel breve periodo. Giudizi in prevalenza positivi anche sul livello delle giacenze di magazzino, indicate in riduzione soprattutto sul trimestre precedente. Mentre sul fronte delle vendite gli operatori intervistati lamentano ancora una flessione dei fatturati, anche se il confronto è con un trimestre, l'ultimo del 2010, sostenuto nella performance dalla domanda del periodo natalizio. 

Dai risultati dell'indagine, conclude l'Istituto, si desume che il ricorso alla leva promozionale ha coinvolto il 98,5% degli operatori, interessando un fatturato pari al 29,7% del totale delle vendite. Tra i diversi canali, giudizi complessivamente più favorevoli sono emersi nei supermercati, rispetto ai minimarket e soprattutto agli ipermercati, dove l'indagine ha rivelato un sentimento prevalentemente negativo.