L'estate è esplosa più calda che mai facendoci quasi dimenticare di averla invocata e desiderata nelle settimane che, con inesorabile lentezza, sono passate attraverso temperature invernali fuori stagione associate a piogge torrenziali e trombe d'aria.
Ma, al di là del disagio che questi eventi metereologici eccezionali possono aver avuto direttamente sulla nostra routine giornaliera, quali sono stati gli effetti su campi e colture?
Portano la data della metà di maggio, quando a preoccupare erano le piogge ed il maltempo con temperature eccezionalmente basse che - come affermava Tino Arosio, direttore di Coldiretti Como Lecco - costringeva a far ripartite le caldaie, i titoli che strillavano 'Maltempo: l'agricoltura è in ginocchio'.
Sempre riferite alla metà di maggio le notizie in cui la Cia parlava di 'decine di milioni i danni causati all’agricoltura dall’ondata di maltempo' che aveva investito tutta l'Italia e, in particolare, le regioni del Centro-Nord: Lombardia e Veneto le più colpite. I monitoraggi della Confederazione italiana agricoltori parlavano di pesanti conseguenze a colture orticole in campo aperto, ad alberi da frutta primaverile ed estiva e dipingevano scenari in cui trovavano posto terreni agricoli completamente allagati e strutture agricole danneggiate dalle violente trombe d’aria.

Di giugno avanzato poi, le notizie degli ingenti danni causati dai nubifragi nella provincia di Parma, della pioggia, del freddo e del maltempo al centro-nord con eventi nevosi in Trentino per arrivare, di pioggia in pioggia, al grande caldo che, secondo i dati del Chicago Board of Trade (Cbot) diffusi da Coldiretti all'inizio della scorsa settimana, ha fatto salire del 20% il prezzo del grano nei primi quindici giorni di luglio (a livello internazionale ma non in Italia) raggiungendo il valore massimo dall’inizio dell’anno.
A determinare l'impennata delle quotazioni mondiali sono stati proprio gli effetti delle alte temperature in alcune zone del mondo e dell'eccesso o carenza di precipitazioni in altre.

Ma non è finita qui. Sono dello scorso 25 di luglio le notizie relative ai danni che, come spiega Cia ammonterebbero a decine di milioni di euro, provocati dal maltempo abbattutosi sulla nostra penisola. “Il maltempo che ha interessato soprattutto le regioni del nord - in special modo Veneto e Lombardia – e alcune regioni del centro” spiega la Confederazione, “ha devastato intere colture, in particolare ortofrutta facendo registrare gravi conseguenze anche per alcuni vitigni, dove c’è il rischio di non vendemmiare".
"Non c’è pace per i campi” rincara Coldiretti che sottolinea come dopo il caldo, la grandine e le trombe d’aria, la pioggia di ghiaccio che si è abbattuta sabato 24 luglio nel pomeriggio, soprattutto sulla fascia nord del mantovano, abbia causato gravi problemi a frutteti e coltivazioni di mais, provocando in alcuni casi danni ai raccolti superiori ad un terzo del totale.
“Tutta l’energia termica accumulata in queste due settimane” spiega Eugenio Torchio, direttore Coldiretti Lombardia “si doveva scaricare in qualche modo e ora abbiamo avuto un assaggio di quello che può succedere”.

La situazione trova confema anche nel quadro reso da Giorgio Colutta, presidente di Confagrcoltura Fvg, in visita in Friuli Venezia Giulia dove si è maggiormente risentito del maltempo di venerdì sera e dove le associazioni stanno lanciando un appello di richiesta al governo per la dichiarazione dello stato di calamità naturale.
Come spiega Coldiretti, in questa fase stagionale la grandine provoca danni irreversibili alle coltivazioni in campo sopratutto di frutta e verdura; le precipitazioni intense, inoltre, danneggiano le coltivazioni ma mettono anche in pericolo la stabilità dei terreni che non riescono ad assorbire l'acqua aumentando il rischio di frane e smottamenti in un Paese dove, precisa Coldiretti, “il territorio di sette Comuni su dieci è a rischio”.
Come fanno sapere le associazioni, le piogge invernali e primaverili intense associate alle temperature africane delle ultime settimane, hanno indebolito le coltivazioni provocando un calo delle rese in particolare per pomodori e meloni.

E' proprio relativa a questi ultimi, la notizia diffusa da Coldiretti secondo cui, a causa delle temperature elevate, nelle zone vocate della Pianura Padana si stima un calo dei raccolti che potrebbe arrivare al 30 per cento.
“Le piante di melone indebolite dalle condizioni meteo estreme”, sottolinea Coldiretti, “hanno perso parte dei fiori e dei piccoli frutti”. Colpiti in particolare, i meloni Igp delle zone di Mantova e Cremona dove, spiega Massino Perini presidente dell’Associazione produttori di meloni di Casteldidone (Cremona) “il raccolto programmato per luglio sta slittando ad agosto”.