Si è parlato molto di etichette in questi giorni. Per colpa delle mozzarelle blu e per le proposte del Parlamento europeo che sembrava intenzionato a dichiarare guerra alla Nutella e ad etichettare come “pericoloso” il Parmigiano Reggiano e tanti altri formaggi. Ma ecco cosa è accaduto mercoledì 16 giugno a Strasburgo. E’ in questa data che il Parlamento Europeo ha approvato la relazione di Renate Sommer (559 sì, 54 no, 32 astenuti) con la quale si propone di migliorare la legislazione sulle etichettature alimentari. I deputati hanno così votato a favore dell’obbligo di indicare sulle etichette le quantità di grassi, acidi grassi saturi, zuccheri e sale, chiedendo inoltre l'aggiunta dei valori di proteine, carboidrati, fibre, grassi.
C’è da chiedersi se i consumatori avranno davvero voglia (e se saranno in grado…) di leggere tante informazioni prima di decidere un acquisto, ma innegabilmente è un modo per favorire una scelta consapevole. Non si chiedono bollini colorati per “targare” e distinguere prodotti buoni e prodotti cattivi e si lascia all’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) il compito di stabilire la veridicità dei profili nutrizionali con i quali i prodotti alimentari possono essere promossi.

 

Origine in etichetta

Ma ciò che più importa è l’indicazione del Paese d’origine per tutti i tipi di carne, per i prodotti lattiero caseari e per gli  altri prodotti a base di un solo ingrediente. Nel caso della carne la provenienza va indicata anche quando questa è utilizzata come ingrediente di un prodotto alimentare trasformato. Paolo De Castro, presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, nel commentare il lavoro svolto a Strasburgo ha sottolineato “l’efficace azione di contrasto ad alcune “pericolose” proposte emendative che qualora fossero state accolte avrebbero creato non pochi problemi sia dal punto di vista dei produttori sia in termini di erronee interpretazioni per i consumatori.” Riguardo all’obbligo di indicare in etichetta il luogo di origine De Castro ha voluto ricordare che si tratta di “n’importante novità a difesa del made in Italy agroalimentare."
Dello stesso parere anche Coldiretti che affida ad un comunicato stampa il compito di affermare che la decisione del Parlamento rappresenta “un importante passo avanti della battaglia della Coldiretti per la trasparenza.

 

Tempi lunghi

La proposta del Parlamento dovrà però essere confermata dal Consiglio dei ministri agricoli per poi tornare nuovamente nelle aule del Parlamento europeo. E se tutto va bene dovranno passare tre anni prima che le norme trovino applicazione da parte delle industrie alimentari. E gli anni diventano cinque per le aziende meno strutturate,  catalogate fra le piccole e medie imprese. E dalle quali passa però una “fetta” assai importante della produzione agroalimentare italiana. Chi sperava che la dichiarazione della provenienza in etichetta potesse dare un po’ di fiato alle aziende agricole in crisi dovrà dunque pazientare un bel po’.