“Mangia bene cresci meglio” recita lo slogan di una campagna promossa dal ministero delle Politiche agricole e rivolta ai ragazzi delle scuole secondarie di primo grado per consapevolizzare i giovani consumatori che ciò che mettiamo nel piatto si ripercuote sulla nostra salute.
Un concetto estendibile a tutte le età che genera ovvi - ma non banali - interrogativi. Ad esempio: cosa vuol dire "mangiare bene"? A bocce ferme la risposta arriva facile: "vuol dire mangiare sano!". Già, ma chi ci offre la garanzia della salubrità di un prodotto?

Secondo Legambiente che lo scorso 18 giugno ha pubblicato il rapporto annuale 2010 'Pesticidi nel piatto', che fa riferimento a dati ufficiali di Arpa, Asl e laboratori zooprofilattici, non c'è molto da stare tranquilli. Contraddistinto dal segno '+' il valore percentuale relativo ai prodotti contaminati da uno o più residui di pesticidi (che passano da un 27,5 ad un 32,7%), salgono anche i campioni irregolari (da 1,2 a 1,5%). In calo, poi, i campioni cosiddetti regolari – senza tracce di molecole chimiche – che passano dal 71,3 al 65,8% a fronte, per altro, di una riduzione di 204 unità dei campioni analizzati: dagli 8.764 dello scorso anno agli attuali 8.560.

Diminuiscono i campioni di frutta irregolari per residui oltre i limiti fissati per legge o per molecole non autorizzate (- 1,1%), ma si riduce anche la quota di campioni di verdure senza residui (76,4 contro 82,9% del 2009). Si attesta, infine, sui 77,7 punti percentuali la quota di prodotti derivati regolari cui però si affianca la new entry dei prodotti derivati irregolari (39 campioni su 1.435) pari a zero negli scorsi anni.

“I risultati del rapporto sono preoccupanti sia per l’aumento dei campioni con multi residui sia per le criticità, doppie in percentuale, nella verdura rispetto allo scorso anno” ha dichiarato Antonio Longo, presidente del Movimento difesa del cittadino.
“La normativa vigente ha portato ad un maggiore controllo delle sostanze attive impiegate nella produzione dei formulati” ha affermato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, “l’armonizzazione europea dei limiti massimi di residuo consentito (LMR), ha rappresentato un importante passo in avanti. Il rapporto, a testimonianza della maggiore attenzione da parte degli operatori agricoli alla salubrità dei cibi e alle richieste dei consumatori, sempre più favorevoli ai prodotti provenienti da un’agricoltura di qualità” ha proseguito “registra un lento ma graduale miglioramento rispetto agli anni passati. Rimane però ancora troppo alta la percentuale dei prodotti contaminati da uno o più tipi di pesticidi”.

Ha espresso la propria sorpresa nel constatare come Legambiente smentisca le valutazioni delle autorità competenti preposte al controllo Agrofarma - Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica, affermando che “il multiresiduo non è un problema, la comunità scientifica lo considera già nella valutazione degli agrofarmaci. In Italia” prosegue la nota dell'associazione, “le produzioni agroalimentari sono estremamente controllate e le rigorose verifiche effettuate su migliaia di campioni forniscono un quadro del tutto rassicurante per il consumatore che smentisce i toni allarmistici diffusi da Legambiente”.

“Frutta e verdure made in Italy sono sicure” commenta Cia ribattendo tono su tono al rapporto di Legambiente con i dati contenuti in un Rapporto del ministero della Salute in via di definizione per essere trasmesso all'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Rapporto non ancora pubblicato ufficialmente ma di cui le associazioni avrebbero avuto qualche anticipazione, ndr) secondo cui sarebbero risultati regolari il 98,7% delle verdure, il 98,8% della frutta e il 99,4% dell'olio di oliva, del vino e dei cereali. In pratica i campioni irregolari di frutta, verdura, cereali, olio e vino con residui chimici al di sopra dei limiti di legge si attesterebbero intorno all'1%.

“L’Italia si conferma uno dei paesi europei più virtuosi riscontrando una percentuale di presenza di irregolarità notevolmente al di sotto della media europea (4,5%)” prosegue sulla stessa linea Confagricoltura, che aggiunge “l’Unione europea con la Direttiva sull’uso sostenibile degli agrofarmaci ha già stabilito una ‘road map’ per un'ulteriore riduzione e ottimizzazione del loro uso così da raggiungere sempre più elevati traguardi in termini di qualità dei prodotti agricoli, di tutela del consumatore, dell’ambiente e degli stessi operatori”.

“Con la presenza di frutta e verdura irregolare sul mercato nazionale che si è ridotta di quasi cinque volte in poco più di quindici anni passando dal 5,56% del 1993 all’1,2% dell'ultima rilevazione ufficiale, abbiamo raggiunto un risultato importante” afferma Coldiretti “grazie all’intensificarsi dell’attività di controllo ma anche per l'impegno degli imprenditori agricoli verso un uso responsabile dei fitofarmaci”.

Chiude l'eco di commenti Fruitimprese, che pragmaticamente afferma “al di là delle interpretazioni, i dati oggettivi emersi dal rapporto sono due: il calo dei campioni fuori norma e la elevata percentuale di prodotti ortofrutticoli totalmente esenti da residui (circa due terzi) che sono la dimostrazione lampante dell’impegno costante ed assiduo della filiera per garantire prodotti sempre più buoni e sicuri”.