Dieci anni di studi e ricerche e oltre mille oli analizzati provenienti da tutta Italia. I ricercatori dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige hanno creato la più grande banca dati degli oli extra vergine di oliva nazionali. Un risultato importante realizzato nell’ambito degli studi nel campo della tracciabilità e della decennale collaborazione col ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

Aver creato la più grande banca dati vuol dire possedere una carta di identità “chimica” dell’olio extra vergine nazionale ovvero aver accumulato i dati di tutta una serie di parametri analitici utili per caratterizzare, tracciare e tutelare le produzioni “tipiche” e per valutare l’autenticità degli oli commerciali, permettendo di evitare frodi ai danni del produttore onesto e del consumatore.

L'Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva con una produzione nazionale media di oltre 6 milioni di quintali, due terzi dei quali extravergine e con ben 37 denominazioni di origine protetta (Dop) riconosciute dall'Unione europea (www.olio extravergine.biz). 

“A San Michele – spiega Federica Camin ricercatrice dell’area alimentazione del Centro ricerca e innovazione - da anni si fanno studi per comprendere da dove proviene un certo prodotto (vino, formaggio, miele, olio) attraverso l’analisi dei rapporti tra isotopi stabili di idrogeno, carbonio, azoto e ossigeno e il profilo minerale, che nei vegetali sono legati oltreché all’origine botanica della pianta alle caratteristiche geografiche, geologiche e climatiche della zona di coltivazione. Ogni anno nei laboratori del Centro ricerca e innovazione si analizzano 100 oli extravergine Dop e Igp nazionali”.

Non solo. Nell’ambito del progetto internazionale Trace, sono stati analizzati 300 oli, prodotti nel 2005-2006 e provenienti da otto zone europee, dall’Italia alla Grecia, dal Portogallo alla Francia, allo scopo di ottenere un quadro analitico rappresentativo della variabilità climatica e geologica delle aree di coltivazione dell’olivo.