Si è chiusa la quinta edizione di Winery 2009, il convegno internazionale che si è tenuto tra Trento e Verona dal 30 marzo al 3 aprile, organizzato da Università di Trento, Università di Verona e Fondazione Edmund Mach. 'Specialized conference on sustainable viticulture: winery waste and ecologic impacts management', questo il titolo completo dell'evento che ha analizzato tutta la filiera del settore enologico, partendo dalla gestione del vigneto fino al trattamento dei reflui di cantina e distilleria, con una analisi approfondita delle problematiche e delle tecniche più innovative per la riduzione degli impatti.

L'iniziativa ha avuto il patrocinio dell’Iwa - International water association e dell’Oiv - International organisation of vine and wine (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) ed è stata realizzata grazie al supporto della Provincia Autonoma di Trento, della Provincia di Verona, della Camera di commercio di Trento e di altre aziende ed associazioni del settore.
Al convegno hanno preso parte circa 130 delegati tra ricercatori e tecnici di settore; 65 i contributi scientifici presentati da autori provenienti da 17 nazioni, che hanno parlato di trattamento dei reflui di cantine vinicole, di viticoltura sostenibile, di tecnologie avanzate per l’ottimizzazione della filiera di produzione del vino e di gestione/smaltimento dei rifiuti solidi dei processi di lavorazione.

L’elevato interesse per i temi trattati è facilmente comprensibile se si pensa che nel triennio 2005-2007 la produzione mondiale di vino è stata di circa 28 milioni di tonnellate, di cui il 64% di origine europea (Italia, Francia e Spagna coprono il 50% dell’intera produzione), il 20% in America, il 7% in Asia cui seguono Australia e Africa rispettivamente con un 5 e 4%.
La problematica del trattamento dei reflui di cantina e di distilleria si inserisce nel contesto più ampio della viticoltura sostenibile, il cui obiettivo è di ottenere prodotti agroindustriali di alta qualità, minimizzando l’uso di sostanze chimiche, ottimizzando i metodi di produzione e riducendo gli scarti.
Ogni filiera di produzione del vino comporta la produzione di reflui e scarti con caratteristiche peculiari. Per quanto riguarda le acque reflue prodotte da cantine, sono disponibili diverse soluzioni concentrate su tecnologie di tipo biologico. Tra le tecnologie emergenti per il trattamento delle acque reflue è stato dato ampio spazio al trattamento con bioreattori a membrana (Membrane biological reactors), tecnologia con applicazione su grande scala dal 2000 nel trattamento delle acque reflue di origine civile inserita anche nel settore enologico.

Quanto alle alternative per il trattamento di raspi e vinacce, accanto a tecnologie più tradizionali (compostaggio e digestione anaerobica) sono state illustrate una sperimentazione sulla bio-essiccazione dei raspi, finalizzata a ridurne l’umidità prima di un eventuale impiego come combustibile, e uno studio preliminare per l’estrazione di olio di vinacciolo mediante la tecnica innovativa della estrazione in condizioni supercritiche.
Nell'ambito della viticoltura sono state presentate esperienze di gestione agronomica del vigneto (e della azienda), che hanno dimostrato l’importanza della fase iniziale di studio e di conoscenza delle caratteristiche pedologiche e climatiche di un suolo prima della scelta delle varietà da coltivare, della forma di allevamento più adatta, dei sesti di impianto ottimali sia per l’esposizione alla luce solare, sia per agevolare le lavorazioni periodiche. Nei nuovi vigneti dotati di sistemi di irrigazione, le lavorazioni tradizionali periodiche del terreno vengono sostituite (soprattutto nei climi caldo–secchi) dalla pratica dell’inerbimento con specie erbacee, che contribuiscono a mantenere il terreno più soffice e poroso, a limitare possibili fenomeni di erosione, a fornire nutrienti e sostanza organica, consentendo quindi di ridurre l’impiego di diserbanti e di fertilizzanti chimici e al contempo di arricchire e mantenere un elevato livello di biodiversità della microflora presente nel terreno.

Nel settore della difesa fitosanitaria la ricerca è impegnata nella individuazione di prodotti di origine naturale, quali ad es. olio di girasole e lieviti testati a livello sperimentale (Spagna) contro l’oidio, in grado di sostituire almeno in parte i pesticidi di sintesi con risultati apprezzabili in termini di contenimento delle infezioni e senza effetti residui sulla qualità del vino prodotto.
Da rilevare la crescente attenzione verso la risorsa acqua, sia per quanto attiene alla gestione in campo (tecniche di irrigazione, raccolta e riserva), sia in cantina con l’obiettivo di ridurre le quantità impiegate e quindi, a valle, i reflui da trattare.
I lavori presentati confermano che le tecniche di coltivazione tradizionali sono sempre più frequentemente sostituite dai sistemi di 'produzione integrata' con l’obiettivo di salvaguardare la salubrità dei prodotti agricoli pur mantenendo un elevato standard produttivo, attraverso la riduzione dell’impiego di prodotti agrochimici, l’ottimizzazione dei metodi di produzione e la riduzione delle quantità di scarti e di rifiuti.

L’Oiv, alla quale aderiscono 43 Paesi membri in tutto il mondo, ha raccolto nella Guida per una viticoltura sostenibile le linee guida che i membri devono seguire. In provincia di Trento dal 1990 è attivo un Protocollo di autodisciplina per la Produzione integrata in viticoltura, che disciplina le possibilità di impiego dei fitofarmaci ammessi limitandone il numero e le epoche di impiego. Per quanto riguarda gli insetticidi, l’applicazione su vasta scala della tecnica della confusione sessuale ammessa anche in agricoltura biologica ha reso possibile la coltivazione della vite senza il ricorso ad insetticidi chimici di sintesi. Questo metodo di controllo ha trovato la massima diffusione nella provincia di Trento, con i suoi 9.000 ha di superficie soggetti al capillare lavoro di monitoraggio e di controllo territoriale svolto dai tecnici Fem, grazie anche al sostegno dell’ente pubblico. Superfici analoghe si trovano solo in Germania (circa 50.000 ha in totale), in Spagna (circa 15.000 ha) e in alcune zone della Francia (Champagne).

Il convegno si è articolato in tre giorni di sessioni scientifiche intervallate da uscite tecniche, la prima delle quali all’Istituto agrario di San Michele all’Adige (ora Fem), dove sono state illustrate le attività di ricerca e sperimentazione, con visita ai laboratori, alla cantina storica e all'impianto di depurazione a servizio della cantina e della distilleria. La struttura è un esempio di applicazione della tecnologia FBBR (Fixed Bed Biofilm Reactor) per l’impiego in campo enologico.
E’ stata poi la volta della Cantina Sociale di Soave – Rocca Sveva (Vr) e per concludere l’ultima giornata di lavori è stata ospitata nel PalaCongressi di Verona Fiere, consentendo così ai delegati di “assaggiare” l’atmosfera del Vinitaly, la manifestazione più importante del settore.

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