L'Istat ha pubblicato da pochi giorni i dati relativi ai prezzi del comparto agroalimentare, che a marzo ha subito un nuovo balzo presentando una variazione di +0,5% su febbraio 2008 e di +3,3% su marzo 2007. Gli aumenti più significativi si sono registrati, in primo luogo, nel settore dei trasporti, ove i prezzi sono cresciuti, rispettivamente dell'1,4%, in rapporto a febbraio 2008 e di ben il 5,8%, su marzo 2007. Ma anche il comparto alimentare ha fatto la sua parte, con un incremento di +0,7% su febbraio 2008 e di +5,5% sul corrispondente mese del 2007. Segnali di accelerazione provengono anche dai settori dei servizi ricettivi e della ristorazione, ove, a marzo,  si è registrato un incremento dello 0,7% dei prezzi, rispetto a febbraio 2008. In questo contesto, Confagricoltura è intervenuta  evidenziando che la situazione italiana non è isolata, ma trova analogie  negli altri Paesi Ocse, ed è migliore di quella di Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Segnale questo che alla base degli aumenti ci sono squilibri sul mercato delle materie prime a livello mondiale che dipendono da fattori diversi, dall'aumento della domanda da parti di 'nuovi' Paesi, al caro petrolio, ai nuovi investimenti nelle colture agricole destinate alla produzione di energia.
In parte, gli attuali aumenti al consumo scontano adeguamenti dei prezzi registrati nelle diverse fasi della filiera agricolo-alimentare: l'indice dei prezzi alla produzione delle industrie alimentari, bevande e tabacco è cresciuto, ad esempio, del 9,6%  a febbraio 2008, rispetto a febbraio 2007. Sul fronte dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli ci sono, però, dei segnali in frenata, che si sono verificati sia a gennaio che a febbraio del corrente anno. In particolare, secondo l’indice Ismea dei prezzi alla produzione, a febbraio i prodotti agricoli  sono diminuiti complessivamente del 2,3% su gennaio 2008. Cali particolarmente accentuati si sono registrati per la frutta (-7,3%); per gli ortaggi (-19,8%); per il bestiame vivo (-10,6%) e per gli avicoli (-11,7%). Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Paolo De Castro ha così commentato i dati rilevati:  'Il picco dei prezzi alimentari di inizio 2008 riflette il rialzo dei prezzi agricoli dell'estate e dell'autunno 2007. Marzo ed aprile sono i mesi in cui i prezzi al consumo dovrebbero avere il loro picco. Già dall'estate ci aspettiamo una progressiva stabilizzazione. In Italia', ha precisato De Castro, 'i rincari alimentari al consumo continuano ad essere i più contenuti rispetto agli altri Paesi comunitari e questo anche grazie all'azione svolta nelle tante filiere in sinergia con il Garante per i prezzi, con le imprese di trasformazione e commercializzazione, al fine di assicurare la massima trasparenza sia ai consumatori che ai produttori e vigilare su eventuali fenomeni speculativi'.
Una ripresa che dovrebbe giungere con l'estate dunque, ma che in questo periodo non accenna ancora a mostrarsi, infatti anche dalle associazioni del mondo agricolo intervengono a gran voce chiedendo provvedimenti e strategie per far fronte ad una crisi che sempre più si ripercuote nelle tasche delle famiglie italiane ed in particolar modo sulle loro tavole. 'Sviluppare alleanze con tutte le componenti  della filiera agroalimentare e confrontarsi per costruire insieme soluzioni efficaci e lungimiranti', questo il suggerimento di Confagricoltura, che contestualmente precisa che 'Al di là degli andamenti congiunturali di questi ultimi mesi, in Italia gli aumenti all’origine dei prodotti agricoli sono stati fra i più contenuti di tutti i Paesi europei: nella media annua del  2007, rispetto al 2006,  si è registrato, secondo l'Eurostat, un aumento del 2,8%, contro +7,5% nella media Ue. E' un dato estremamente allarmante. Bisogna correre subito ai ripari'. Anche la Cia - Confederazione italiana agricoltori è del medesimo avviso: 'Vanno promosse iniziative concrete per contrastare rincari ingiustificati e speculazioni: doppio prezzo, 'trasparenza' e rapporti più stretti nella filiera agroalimentare; costituzione di Osservatori regionali; sostegno all’attività di segnalazione svolta dal Garante'. La Coldiretti ha espresso in merito il proprio parere trattando del prezzo del grano, che continua a crollare e fa segnare un calo del 6% in un giorno, tornando sui valori della fine dello scorso anno con quotazioni inferiori a 0,23 euro al chilo al Chicago Board of Trade, che rappresenta il punto di riferimento del commercio internazionale delle materie prime agricole. 'L'andamento delle quotazioni delle materie prime come il grano è', sottolinea la Coldiretti, 'fortemente condizionato dalle speculazioni internazionali che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli delle commodities. A influenzare le quotazioni sono le informazioni sulle prospettive dei raccolti in funzione delle semine e del maltempo in diverse parti del mondo, mentre si registra una richiesta senza precedenti di prodotti agricoli da parte di Paesi in rapido sviluppo come Cina ed India. L'esperienza del passato purtroppo dimostra che', sottolinea la Coldiretti, 'il prezzo di pane al consumo aumenta rapidamente in caso di crescita del grano, ma non inverte la rotta in caso di riduzioni come quelle che stanno avvenendo'.