"Il segno dominante è il meno, dice Tampieri, tante imprese non sanno cosa faranno l'anno prossimo e se ci saranno".
L'Annuario ci presenta così un settore in affanno, in grande difficoltà nel 2005, con le principali variabili di segno negativo. Con una produzione a valori concatenati pari a 47.204 milioni di euro, il calo è stato del 2% rispetto all'anno precedente. Più consistente la riduzione se si passa a considerare i prezzi di base dei prodotti agricoli, -4,6% come media.
In valori correnti, sempre rispetto al 2004, il calo è stato del 6,5% per la produzione, del 2,3% per i consumi intermedi mentre si segnala un rilevante - 9,1% per il valore aggiunto nel settore.La stessa occupazione agricola ha registrato nel 2005 una diminuzione del 4,3% rispetto al 2004. Per il 2006 il segno è sempre negativo anche se in forma meno accentuata, sottolinea Gaetana Petriccione, che ha presentato una sintesi del Rapporto, e questo grazie anche ad un lieve recupero dei prezzi dei prodotti di base.
All'andamento negativo del settore agricolo, che presenta una produzione di 48,1 miliardi di euro, si accompagnano invece i segnali positivi per l'industria alimentare, 107 miliardi di euro di produzione. Un segmento importante dell'economia nazionale visto che comunque l'agroalimentare rappresenta il 4,4% del Pil, il 7,1% degli occupati e il 7,0% dell'export italiano. Il sistema agricolo italiano, continua Petriccione, conferma la sua tendenza verso la qualità, ( 155 prodotti Dop e e Igp, 452 vini a denominazione di origine, con una produzione concentrata per il 49% nel nord, per il 32% nel sud e isole e il 19% nel centro del Paese) e verso la sostenibilità. Basti guardare al positivo andamento dell'agricoltura biologica e dell'agriturismo che presenta quest'ultimo una crescita vertiginosa del 65% negli ultimi 6 anni.
La spina nel fianco di questo sistema è rappresentato dal sostegno pubblico. Anche se nel 2005 si è assistito ad un lieve ridimensionamento, soprattutto per quanto concerne quelle contributive, il sostegno pubblico totalizza comunque 15 miliardi di euro e rappresenta il 32,9% della produzione agricola ai prezzi di base e il 55,6% del valore aggiunto agricolo. I sostegni al settore agricolo sono circa 11.476 milioni di euro, assorbiti per il 39% dall'Agea, il 30% dalle regioni, il 21% dagli organismi pagatori regionali e il 6% dal Mipaaf.
Interessante anche le due indagini annuali che trovano un appprofondimento nell'Annuario. Si tratta di quelle relative al mercato fondiario, con i valori dei terreni in brusca frenata. L'altra indagine invece riguarda l'impiego degli immigrati in agricoltura e rileva un trend di crescita che porta la manodopera straniera ad un totale di 162.574 di unità impiegate nel settore, il 16% del totale degli occupati.
Se passiamo agli scambi agroalimentari, c'è da segnalare il loro comportamento anticiclico con una tendenza che si va accentuando e sta caratterizzando l'Italia come un Paese prevalentemente trasformatore: l'aumento delle importazioni dai paesi in via di sviluppo e l'incremento delle esportazioni verso le aree industrializzate. Le nostre esportazioni sono aumentate del 3,2% mentre gli acquisti dall'estero sono in lieve diminuzione, -0,5%, portando il saldo negativo a 7,7 miliardi di euro. Le principali tendenze dei nostri scambi sono state evidenziate dal responsabile del secondo rapporto dell'Inea, Roberto Henke.
La Ue è il nostro principale partner, ad essa va il 65% del nostro export mentre rappresenta il 67% dell'import. Mentre migliora il nostro saldo con la Ue a 15, il Nord America e l'Oceania, peggiora quello con i Nuovi Paesi membri, l'Asia, i Paesi terzi mediterranei, il Centro e Sud America. Il 50% delle nostre esportazioni sono rappresentate dal Made in Italy ( pasta, salumi, vino, frutta trasformata) con un aumento per i vini bianchi, l'olio d'oliva la pasta e i formaggi. Viene segnalata da Henke soprattutto la forte ripresa delle esportazioni di frutta fresca, di ortaggi e legumi. Continuano ad essere sempre in cronico aumento non solo le importazioni di prodotti zootecnici da carne ma anche di pesce.
"Siamo immersi in una condizione in cui tutti i processi sono nel segno dell'intedipendenza" sostiene a più riprese il sottosegretario Tampieri nel suo intervento. Tampieri sottolinea inoltre che il problema più importante è rappresentato dal mercato e dall'organizzazione dell'offerta soprattutto per un'agricoltura come la nostra con due profondi gap, uno di origine strutturale, l'altro organizzativo " se abbiamo una debolezza strutturale dobbiamo moltiplicare le iniziative sul versante organizzativo", precisa ancora Tampieri.
Il presidente dell'Inea, Lino Rava, introducendo i lavori, aveva messo l'accento sul ruolo dell'Inea, come strumento che valorizza al massimo la ricerca e contribuisce al dialogo con gli altri operatori del settore, con il mondo accademico, con gli altri enti vigilati del Mipaaf. "L'Inea possiede tutti gli strumenti conoscitivi per lavorare in questa direzione senza protagonismi". Un rilancio del ruolo dell'istituto che passa anche per un confronto con le istituzioni regionali.
Fonte: Agricoltura Italiana Online
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