Non sempre un solo numero riesce a descrivere la realtà di situazioni complesse. È quanto accade per le carni suine e per i prodotti trasformati, insaccati e salumi.

La crescita della produzione registrata nel 2024, che ha raggiunto il record di 1,165 milioni  tonnellate (+1,2% rispetto al 2023) parrebbe fotografare un settore proiettato verso nuovi traguardi.

Sembrerebbero confermarlo anche i valori economici, che assommano a circa 9,79 miliardi di euro (+3%), includendo anche le carni bovine trasformate.

 

L'altro lato della medaglia parla però di consumi in calo (meno 1,3% per i salumi e meno 1,8% per la carne fresca) e di crescenti difficoltà sul mercato interno, dove l'inflazione e il calo del potere d'acquisto alleggeriscono il carrello della spesa.

A volte non solo motivazioni economiche, ma anche valutazioni salutistiche conseguenti alle campagne di demonizzazione (disinteressate?) sulla carne.


I numeri dell'export

A salvare la filiera suinicola è però l'export, cresciuto nello scorso anno del 12,9% in quantità, per un valore complessivo di circa 2,38 miliardi di euro.

Sono questi i numeri diffusi in occasione della recente assemblea di Assica, l'associazione che riunisce gran parte delle aziende del settore, e che in questa occasione si è svolta a Bruxelles.

 

La scelta della capitale europea è conseguente alla conclusione del progetto Trust Your Taste - Choose European Quality (Fidati del tuo gusto, scegli la qualità europea), che ha visto Italia e Belgio impegnati nel divulgare e promuovere una corretta conoscenza dei valori delle carni trasformate.

I numeri dell'export sembrano confermare il successo dell'iniziativa e avvalorano l'apprezzamento per la qualità made in Italy.


Chi cresce di più

Entrando nel dettaglio, è interessante notare che l'export ha premiato i prodotti di eccellenza, come il prosciutto crudo stagionato (+8,2% in quantità e +8,5% in valore) o i salami (+14% in quantità e +11,2% in valore).

Crescite significative anche per altri prodotti, come mortadella, prosciutto cotto e wurstel.

 

Principali Paesi di destinazione dei salumi italiani - Assica

 

Principali destinazioni dei prodotti italiani sono i Paesi europei, con in testa Francia, Germania e Belgio.

Significativo l'aumento delle esportazioni verso gli Stati Uniti, che registrano un'impennata del 19,9% in quantità e del 20,4% in valore.

Un risultato che potrebbe essere compromesso dalle future politiche commerciali statunitensi.

Anche per questi motivi c'è molta attenzione per i Paesi terzi, che potrebbero compensare un eventuale calo dell'export verso gli Usa.

Un percorso non sempre facile e che richiede visione e capacità organizzative.


Le prossime sfide

"Il successo dell'export - ha affermato il presidente di Assica, Lorenzo Beretta - non deve farci perdere di vista il quadro complessivo, che si presenta sempre più complesso.

La peste suina africana è ancora presente sul nostro territorio e rappresenta una sfida impegnativa e costante, a cui si aggiunge la nuova minaccia dell'afta epizootica".

 

Sfide alle quali si aggiungono le tensioni geopolitiche in atto, che minacciano gravi conseguenze anche per la stabilità dei mercati internazionali, innescando temibili conseguenze sui costi che potrebbero incidere sul futuro di molte aziende del settore.

"Riteniamo dunque fondamentale - ha concluso Beretta - un dialogo continuo e proattivo con le istituzioni italiane ed europee per mettere in atto strategie di supporto alle aziende del settore e tutelare la competitività del made in Italy sui mercati internazionali".