Europa orientale e Paesi dei Balcani. Sono queste le regioni da monitorare per tenere sotto controllo l'avanzare di alcune fra le più temibili patologie che possono coinvolgere gli allevamenti.

È recente l'allarme per gli episodi di afta epizootica in un allevamento di bufale in Germania e poi in alcuni allevamenti di bovini fra Ungheria e Slovacchia.

In Grecia hanno segnalato casi di vaiolo negli ovini, mentre la peste dei piccoli ruminanti interessa Romania e Bulgaria.

Nessuna di queste patologie ha per ora interessato gli allevamenti italiani, ma la prudenza è d'obbligo.

 

Le possibilità di un contagio restano alte, come dimostra la recente comparsa in Sardegna di un focolaio di dermatite nodulare contagiosa.

Nota a livello internazionale come lumpy skin disease, questa malattia virale che colpisce in particolare i ruminanti era rimasta confinata ai Paesi dei Balcani e dell'Europa orientale.

 

I tipici noduli cutanei (alcuni in fase di necrosi) che si presentano in caso di infezione da lumpy skin disease in un bovino

I tipici noduli cutanei (alcuni in fase di necrosi) che si presentano in caso di infezione da lumpy skin disease in un bovino (Foto di archivio)

(Fonte: © MdBabul - Adobe Stock)


Le misure di contenimento

Il focolaio scoperto in Italia in questi giorni coinvolge un allevamento di oltre 100 capi bovini situato fra Nuoro e Orani, nella stessa provincia.

Si tratta del primo caso di questa patologia segnalato in Italia, a ulteriore conferma della necessità di monitorare con attenzione le patologie a eziologia virale che stanno emergendo a Oriente dell'Europa.

 

Le misure di contenimento del virus predisposte dal Ministero della Salute e dalle autorità sanitarie locali sono scattate subito dopo la conferma della patologia da parte dello Zooprofilattico dell'Abruzzo e del Molise, che per questa malattia è centro di referenza nazionale.

Come conseguenza si è avuto il blocco della movimentazione dei bovini nella zona di protezione per un raggio di 20 chilometri dal centro del focolaio, estesa a 50 chilometri come area di sorveglianza.


Un virus pericoloso

Il perché di misure così severe è legato alla capacità di diffusione di questo virus che negli animali si diffonde tramite insetti pungitori, come zanzare, mosche e zecche.

La malattia si manifesta con la comparsa di caratteristici noduli cutanei, diffusi in particolare su testa e collo e anche sulla mammella.

I noduli possono andare incontro a necrosi e infettarsi, la mortalità è bassa, ma nelle bovine gravide può determinare aborto, mentre nei maschi si ha infertilità.

La guarigione è lenta e difficile, con pesanti ripercussioni sulla produttività e conseguenti perdite economiche per l'azienda.


Le "falle" nella prevenzione

La prontezza delle misure prese per evitare l'ulteriore diffusione del virus della dermatite nodulare contagiosa dovrebbero consentire di risolvere in tempi relativamente rapidi questa ennesima emergenza sanitaria.

Questo nuovo episodio, che riguarda peraltro un virus sino ad oggi assente dall'Italia, deve indurre ad alcune riflessioni sull'efficacia delle misure di prevenzione.

 

Il quadro epidemiologico non è ancora chiarito, ma appare verosimile sia la conseguenza dall'introduzione di nuovi animali nell'allevamento colpito.

Se così fosse, saremmo di fronte a una falla nella adozione delle basilari misure di biosicurezza.

A fronte di tante emergenze sanitarie ai nostri confini è una "leggerezza" che i nostri allevamenti non possono permettersi.