Contro la volatilità del prezzo del latte, i futures rappresentano un’opportunità.
Vanno forte negli Stati Uniti dove, introdotti ai primi del Novecento come sistema per governare – almeno un po’ – il mercato, hanno fatto la loro ricomparsa negli anni Novanta nel comparto lattiero caseario. “Nel 2014 sono stati tradati 1.778.029 contratti in future”, ha detto al 5° Dairy Forum di Clal Charles Piszczor, direttore Commodity research and product development Chicago mercantile exchange.
A farne largo uso, ha spiegato, sono i grandi gruppi lattiero caseari e le cooperative. I singoli allevatori ricorrono ai futures meno frequentemente in maniera isolata, mentre preferiscono servirsi di questo sistema una volta aggregati in cooperativa.

I futures – ha sintetizzato Piszczor – prevedono circa 25 diverse strategie per la gestione del rischio e possono essere utilizzati come price discovery. Inoltre, per mantenere la volatilità entro determinate soglie prestabilite, l’operatore può acquistare una duplice opzione, ad acquistare e a vendere, bilanciando in questo modo tendenze rialziste o ribassiste eccessivamente accentuate”.

I futures sono contratti molto meno radicati in Europa dove, ha affermato al Forum di Clal il professor Holger Thiele dell’Università tedesca di Kiel, “i volumi sono molto più bassi”. Piazza di riferimento, dopo un abbrivio su quella di Francoforte, oggi è l’Eurex di Lipsia.
Da maggio 2010 – ha precisato Thiele - sono stati sottoscritti 7.183 contratti sul burro, meno di 60 contratti al giorno, pari complessivamente a 35.915 tonnellate di burro. Per il latte scremato in polvere, invece, sono stati stipulati 2.217 contratti futures, per 11.085 tonnellate”. A concorrere alla formazione dei futures, in parti uguali (33,3%), le quotazioni delle materie prime di riferimento in Germania, Francia e Paesi Bassi.

Il caso francese
Oltralpe il dibattito è aperto, soprattutto dopo che lo scorso 13 aprile, un paio di settimane dopo la fine del regime delle quote latte in Europa, Euronext, mercato di riferimento per i cereali e i semi oleosi, ha presentato tre contratti a termine per il burro, la polvere di latte parzialmente scremato e il siero di latte in polvere.
Un mercato dei futures può funzionare solo se è animato da un gran numero di operatori partecipa”, ha sostenuto Pierre Bégoc, capo degli affari internazionali presso Agritel, trader in ambito agroalimentare. L’adesione di molti player sul mercato dei futures lattiero caseari richiederà tempo, come ha già insegnato l’esperienza nel segmento dei cereali, dove “ci sono voluti diversi anni prima che il sistema dei contratti a termine maturasse”.

Agricoltori possibilisti
Secondo un sondaggio online condotto nei giorni scorsi dal sito Web-agri.fr, “il 46,5% dei produttori di latte sarebbe più o meno propenso a utilizzare i mercati a termine per coprire il rischio di aumento della volatilità dei prezzi”. Analizzando il dato con maggiore attenzione, il 15,4% degli agricoltori ha dichiarato che li avrebbe certamente utilizzati, mentre il 31,1% ha dichiarato che li avrebbe “probabilmente sottoscritti”.
All’opposto, il 20% (un allevatore su cinque) ha detto di non sapere che cosa avrebbe fatto, mentre il 18,3% si è fermato su una posizione negativa rispetto all’utilizzo dei futures come strumento per contrastare la volatilità.
Di diverso avviso Gérard Calbrix, direttore del servizio economico di Atla (Associazione dei trasformatori lattiero caseari francesi).
In verità sul mercato francese non abbiamo rischi – ha affermato Calbrix - perché fissiamo il prezzo del latte ai produttori in linea con l’andamento del mercato, motivo per cui i trasformatori non sono interessati ad applicare un sistema come quello dei futures”.
Nessun interesse, secondo Calbrix, anche per gli allevatori, “perché il mercato dei futures fa riferimento ai prezzi del burro e delle polveri, che sono prezzi di riferimento più bassi rispetto al latte e che, inoltre risentono di una maggiore volatilità nell’ambito del settore lattiero caseario. Dunque i futures non sono una buona soluzione di pagamento per i produttori”.