Circa 16.000 tonnellate di burro esportate nel mese di marzo, con un balzo del 19,6% rispetto allo stesso mese del 2014. Un’accelerazione che da sola non può certo dirsi risolutiva, ma che consente di guardare il burro con occhi nuovi e magari, come hanno già fatto i grandi chef, i critici gastronomici e il Time, che nelle scorse settimane ha dedicato a un prodotto negli ultimi anni ingiustamente bistrattato la copertina: “Mangiate il burro. Gli scienziati hanno bollato i grassi come nemici. Ecco perché si sbagliano”. La notizia è stata riportata anche dal Sole 24 Ore, nella sezione Food24. Al 5° Dairy Forum di Clal, in programma a Bardolino (Verona) oggi, venerdì 29 maggio, ne parlerà il professor Pier Luigi Rossi, medico specialista in Scienza dell’alimentazione e docente all’Università di Bologna.

Perché il burro, con buona pace dei vegani, secondo uno studio dell’Università di Cambridge è ricco di vitamina A, D, K ed E, che insieme al selenio sono essenziali per il sistema nervoso e immunitario. Lo sa Assolatte, che sul burro ha svolto un’indagine, affermando che in Italia ci sono 18 milioni di consumatori, che hanno trascinato le vendite a 371 milioni di euro. E lo sa anche il caseificio Brazzale, che produce burro da latte di vacche di razza Holstein nella fattoria di Sumvald in Repubblica Ceca.

Partendo da uno scenario che sembra avere dunque riabilitato il burro dopo anni di sospetti (c’è anche chi ne ha decantato gli aspetti sensuali, paragonandolo alle donne di Rubens), la riflessione che potrebbe valere per i produttori italiani è la seguente: perché non lavorare per una denominazione d’origine sul burro? Una domanda legittima, dal momento che in altri Paesi europei si è giunti da tempo a questo risultato. L’elenco del burro Dop registrato nella Ue spazia dalla Francia (Beurre de Bresse, Beurre Charentes-Poitou, Beurre d’Isigny) alla Spagna (Mantequilla de Soria; Mantequilla de l’Alt de Urgell y la Cerdanya), al Lussemburgo (Beurre rose du Granduché du Luxembourg), fino al Belgio, con il Beurre d’Ardenne.

A sentire il nutrizionista Pier Luigi Rossi, “il burro è più che mai parte della dieta mediterranea ed è un alimento naturale ben tollerato anche da chi soffre di allergie alimentari”. Quindi, considerata anche la tradizione che lega il burro alla cucina italiana, soprattutto nelle Regioni del Nord, mettersi al lavoro per una Dop che valorizzi la materia prima e la trasformazione in chiave economica potrebbe essere un’opportunità.
Un esempio dell’attenzione crescente dedicata dai consumatori al burro in chiave made in arriva dal Regno Unito, dove il gigante lattiero caseario tedesco Müller ha lanciato i panetti da 250 grammi, accolti con un successo ben al di sopra delle aspettative e da performance di mercato ha premiato nel primo anno di produzione con una diminuzione del 10% delle importazioni e un +37% dell’export, con la possibilità di incrementare la gamma di formati e soluzioni, anche per i marchi privati.

Il 5° Dairy Forum di Clal toccherà anche il panorama dei cosiddetti “nuovi ingredienti lattieri”, che rappresentano un modo di diversificare la produzione. Sempre nel Regno Unito, Arla Foods sta progettando di estendere il suo marchio di yogurt Protein Arla alle bevande di latte, con lo scopo di rispondere alla domanda crescente di prodotti proteici di alta qualità, destinati a occupare lo spazio delle merende e degli spuntini. Arla, inoltre, si sta preparando a una bevanda proteica a base di latte.

Il 5° Dairy Forum
Il programma del Dairy Forum, al via dalle ore 9, tocca i temi più importanti del comparto: latte, formaggi, ma anche nuovi ingredienti, burro, scenari internazionali, consumi, produzioni di qualità, nutrizione e accordi internazionali. Con una panoramica che abbraccia i più importanti mercati mondiali.

Si parte con Morten Lykke Poulsen (global innovation manager, Gea process engineering) con una relazione sui “Nuovi processi produttivi per ampliare la gamma degli ingredienti lattieri”; a seguire Giulio Mengoli (presidente Tetra Pak Italia) su “Trend globali dei consumatori e implicazioni per i prodotti lattiero caseari liquidi”; Francesco Biella (Iri), “I consumi di Formaggi nel mondo”; Mohamed El Damaty (Ceo, Domty, Egitto) su “Innovazioni nel settore lattiero-caseario in Egitto, la chiave per la crescita”. Per l’area Europa, Federazione Russa e Medio Oriente parlerà Francis Reid (policy & advocacy manager, Europe-Russia-Mea, Fonterra) con un approfondimento su “La strategia di Fonterra in azione: la creazione di una cooperativa di rilevanza globale”; Mehrnoush Amjadi Golpayegan(Deputy of R&D and production in Iran dairy industries co - Pegah, Iran) tratteggerà la situazione economica del comparto lattiero caseario iraniano; Michel Nalet (president, Eda European dairy association) illustrerà le “Strategie di penetrazione nei mercati mondiali delle imprese lattiero-casearie europee”.

Spazio agli accordi Ue-Usa nella relazione del professor Paolo De Castro (Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale Ue) sul tema “Dalla tutela della tradizione ai nuovi mercati: Dop e Igp nel negoziato Usa-Ue Ttip”. Il mercato indiano e gli obiettivi di crescita saranno al centro della relazione di R. S. Sodhi (managing director, Gcmmf Ltd., Amul); il professor Pier Luigi Rossi (medico specialista Scienza dell’alimentazione e docente all’Università di Bologna) parlerà della “Genomica nutrizionale del burro); la sessione conclusiva del 5° Dairy Forum è affidata a Francesco Pugliese (presidente Adm e amministratore delegato Conad).