A maggio, la redditività lungo la filiera dei suini e delle carni suine in Italia ha mostrato un classico andamento a intermittenza: in salita la suinicoltura, in discesa la macellazione, in crescita la stagionatura dei prosciutti. A determinare l’aumento di redditività della suinicoltura (+1,6% secondo gli indici Crefis) hanno concorso il calo dei costi delle materie prime alimentari e l’incremento dei corsi dei suini da macello. Le quotazioni di soia, orzo e mais sono infatti diminuite a maggio. In particolare, a Milano, il mais nazionale si è deprezzato dello 0,8% rispetto ad aprile, mentre quello comunitario è rimasto stabile; l’orzo è invece calato di circa il 2% sia a livello nazionale che comunitario; è scesa infine anche la soia: -2,8% sui mercati italiani e -1,6% sui mercati di importazione.
Buone notizie sul fronte dei mercati dei suini. A maggio, rispetto ad aprile, i prezzi medi mensili dei capi da macello pesanti sono cresciuti dell’1,3%, raggiungendo 1,461 euro/Kg alla Cun suini; positiva anche la variazione tendenziale, ovvero rispetto a maggio 2013: +12,7%.
Sempre a maggio sono cresciute le quotazioni medie mensili dei suini da macello leggeri che a Milano hanno fatto registrare un +1,9% (1,430 euro/kg), per un + 14,4% tendenziale. Scendono invece, sulla piazza di Mantova, i prezzi dei suini da allevamento che arrivano a 2,909 euro/Kg per un -1,7% rispetto ad aprile; anche se l’andamento tendenziale rimane positivo: + 4,5%.
Macelli in rosso
L’apprezzamento dei suini da macello si riverbera direttamente sui costi, e quindi sulla redditività, della fase di macellazione che - sempre secondo gli indici Crefis - a maggio è peggiorata rispetto ad aprile del 2,6%. Un andamento negativo confermato dal confronto tendenziale con il 2013 che evidenzia un -1,8%. Anche perché a maggio le quotazioni dei tagli principali di carne suina sono rimaste pressoché costanti, evidenziando ancora una volta il ritardo con il quale il mercato dei tagli recepisce le variazioni dei prezzi dei suini vivi.
Salumi con il segno più
In miglioramento i dati relativi alla fase di stagionatura: sia i prosciutti tutelati che quelli generici hanno mostrato incrementi di redditività. Per quanto riguarda i Dop, l’indice Crefis segna +5,5% per la tipologia leggera e +6,4% per la tipologia pesante. In termini tendenziali, tuttavia, il differenziale è ancora negativo: dell’1,3% per i prosciutti leggeri e dell’1,9% per i pesanti.
Considerando il prodotto non tipico, la redditività è cresciuta del 9,7% per la tipologia leggera e dell’8,8% per quella pesante, con variazioni tendenziali molto positive: +16,1% per i prosciutti leggeri e del +15,1% per quelli pesanti. Da evidenziare, tuttavia, che la redditività dei prosciutti leggeri Dop continua a essere inferiore a quella dei corrispettivi non tutelati (-7,1%); nel caso dei prosciutti pesanti, invece, sono le produzioni tipiche quelle caratterizzate dalla redditività più elevata (+4,8% rispetto ai non tutelati) e la situazione anomala dei mesi precedenti sembra essere parzialmente superata.
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Fonte: Crefis