Ancora una volta è la riforma della Pac a figurare fra i protagonisti degli Stati Generali del Latte, la cui nona edizione si è svolta a Cremona nell'ambito della Fiera internazionale del bovino da latte. Per questo era fortemente atteso l'intervento del presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, che ancora una volta ha ribadito le critiche alla riforma della quale si sta discutendo. “La mia sensazione - ha detto De Castro - è che il Parlamento apporterà robuste modifiche al testo di riforma che così com'è proprio non ci piace.” Non poteva mancare un riferimento alle recenti riforme del settore lattiero caseario europeo che il Parlamento europeo ha sostenuto con forza attraverso il “pacchetto latte” e in parte con il “pacchetto qualità”. Parlando di questi provvedimenti De Castro ha sottolineato che questi provvedimenti rafforzano gli allevatori attraverso un sistema contrattuale che offre loro maggior peso nella filiera del latte. Altro elemento chiave è l'aver introdotto la possibilità per i consorzi di tutela dei formaggi Dop di governare la produzione senza incorrere nelle sanzioni dell'antitrust. Molti i riflessi positivi che si attendono poi dal “pacchetto qualità”.  Intanto, grazie al lavoro del Parlamento Europeo, ha tenuto a precisare De Castro, gli stati membri sono obbligati a ritirare i prodotti dagli scaffali quando c'è contraffazione o usurpazione di nome. Ed è cronaca recente il sequestro di alcuni prodotti che al Sial, il salone parigino dell'alimentazione, tentavano di spacciarsi per italiani ma tali non erano.

 

Troppe tasse

Le preoccupazioni del presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, si spostano da Bruxelles a Roma a causa della marginalizzazione dell'agricoltura nelle varie “manovre”, ora per lo sviluppo ora per la stabilità, che escono dalle stanze del “Palazzo”. “E' impossibile fare impresa - ha detto Guidi - programmare investimenti se si aumenta a dismisura il carico fiscale. Tutte le istituzioni, le forze politiche ed economiche devono impegnarsi perché l'agricoltura cresca. Con la convinzione che se cresce l'agricoltura, tutta l'Italia cresce.” Sui temi del settore lattiero caseario il presidente di Confagricoltura si è poi interrogato sull'opportunità di aboloire il regime delle quote latte dopo il 2015, come deciso ormai da tempo. Al pari di quanto si sta discutendo per le quote zucchero e per i diritti di impianto vitivinicoli, non deve essere un tabù nemmeno ipotizzare un ripensamento alla decisione di abolire i vincoli alla produzione di latte, piuttosto che proporre, come avviene, formule alternative ma dai risultati pressoché equivalenti.

 

Organizzare l'offerta

Difficile, al momento, ipotizzare che Bruxelles possa tornare sulla decisione di abolire le quote.  Meglio, dunque, attrezzarsi per il “dopo-quote”, puntando ad una riorganizzazione della filiera che abbia nella concentrazione dell'offerta uno dei suoi punti di forza per equilibrare i rapporti con la distribuzione. Questo, in sintesi, il parere espresso dal presidente di Fedagri-Confcooperative, Maurizio Gardini, nel suo intervento agli Stati generali del latte. Un ruolo importante in questo percorso di rafforzamento della filiera può essere svolto dal mondo della cooperazione attraverso la quale già oggi passa quasi la metà del latte prodotto e che in molti casi, specie laddove il latte va alla trasformazione in formaggi Dop, consente di remunerare il produttore con prezzi superiori a quelli degli accordi interprofessionali.

 

Un'assenza che pesa

Quasi come un paradosso, il principale protagonista degli Stati generali del latte è stato il ministro per le Politiche agricole, Mario Catania. Che però era assente. E questa assenza è stata stigmatizzata dal presidente di CremonaFiere, Antonio Piva, che ha aperto i lavori congressuali leggendo la lettera inviata al presidente del Consiglio, Mario Monti, per esternare il forte rincrescimento per la decisione del ministro di destinare altrove la sua presenza, con un non velato riferimento al Salone del gusto di Torino, dove Catania non ha lesinato la sua partecipazione. Caustico il commento del presidente di Cia Lombardia, Mario Lanzi. “Non sono preoccupato - ha detto Lanzi - che il ministro ci sia o non ci sia, ma che non abbia niente da dire, niente da portare. Mentre il comparto ha bisogno di azioni concrete.