Era il 1988 quando la Ue decise di bloccare le importazioni di carne bovina dagli Usa e dal Canada. Motivo la differente legislazione in tema di impiego degli ormoni negli allevamenti, vietati in Europa e ammessi invece negli States. Un divieto che ha dato il via ad una guerra commerciale dura e costosa, che si è tradotta nell’imposizione da parte degli Usa di sanzioni commerciali ai prodotti provenienti dalla Ue. Il tutto con la “benedizione” dell’organo di conciliazione del Wto al quale Usa e Canada avevano fatto ricorso. A pagare lo scotto maggiore sono stati i prodotti a base di carne bovina e suina, formaggio Roquefort, cioccolato, succhi, marmellate e tartufi. Dopo venti anni questa “guerra” finisce grazie al voto del Parlamento europeo che il 14 marzo ha approvato con 650 voti a favore, 11 contrari e 11 astenuti, un accordo destinato a chiudere definitivamente questa partita. Un risultato per il quale si lavora già dal 2009 con la sigla di un'intesa fra Ue e Usa per la progressiva riduzione dei dazi statunitensi, compensata da un aumento delle quantità di carne Usa (ottenute senza impiego di ormoni e definite di “alta qualità) ammesse a superare i confini europei. Nel maggio del 2011 le sanzioni Usa sono state del tutto revocate e con l'accordo siglato ora dal Parlamento europeo, gli Usa avranno come contropartita la possibilità di esportare carne bovina nella Ue per un quantitativo massimo di 48.200 tonnellate. Sarà l'Italia, con 99 milioni di dollari, ad avere i maggiori vantaggi dalla revoca delle sanzioni statunitensi, seguita da Polonia, Grecia e Irlanda (circa 25 milioni di dollari) e poi Germania e Danimarca (19 milioni), Francia (13 milioni) e Spagna (9 milioni).

 

Le due facce

Molte i plausi raccolti dalla sigla di questo accordo, a iniziare dalla relatrice dell'accordo stesso, Godelieve Quisthoudt-Rowohl, secondo la quale “il Parlamento ha fatto un passo che permetterà all'agricoltura europea di pianificare di nuovo il futuro e che rafforzerà i legami commerciali transatlantici.” Il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, ha evidenziato il ruolo centrale dell'Europarlamento nell'approvazione di queste importanti decisioni. “Un accordo – ha commentato De Castro - che pone fine a una lunga e dannosa controversia, permettendo la revoca delle sanzioni imposte ai produttori della Ue e mantenendo al tempo stesso il divieto alle importazioni di carne trattata con gli ormoni.”

C'è però un rovescio della medaglia, rappresentato dalle possibili conseguenze sul mercato della carne bovina che potrebbero derivare da un aumento delle importazioni di carni. Importazioni che avranno proprio in Italia uno dei principali sbocchi, essendo il nostro Paese fortemente deficitario in questo segmento. Una preoccupazione sollevata dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori che in un suo comunicato invita a prestare attenzione alle ripercussioni sui mercati che potrebbero derivare da un raddoppio delle quantità di carne provenienti dagli Usa.

 

La Bse non è più un ostacolo

Non c'è solo la carne agli ormoni a tenere divise Usa e Ue, ma anche le preoccupazioni sanitarie in tema di encefalopatia spongiforme bovina (Bse, meglio nota come “vacca pazza”) che avevano indotto gli Stati Uniti a chiudere sin dal 1997 i rapporti commerciali ai bovini e alle carni bovine provenienti dall'Europa. E' di questi giorni la pubblicazione negli Usa di un disegno di legge che dovrebbe consentire di superare anche questo scoglio. Le nuove regole allo studio mirano a riaprire i canali commerciali, mantenendo al contempo elevati standard di controllo allineati alle linee guida dell'Oie, l'organizzazione mondiale per la salute animale. Non resta che attendere la conclusione dell'iter legislativo per sapere se le frontiere statunitensi si riapriranno ai bovini europei e alle loro carni.