Il potassio (K) è uno dei tre elementi fondamentali, insieme ad azoto (N) e fosforo (P), per la crescita delle piante. Nonostante non sia un elemento costitutivo dei tessuti vegetali, gioca un ruolo fondamentale nel metabolismo delle piante e per questo motivo non deve mai mancare nel terreno.

Le piante assorbono potassio in quantità elevate, talvolta anche in eccesso, tanto che il peso di questo metallo varia dal 2 al 3% della sostanza secca, ma può arrivare anche al 10%. Il potassio viene assorbito come ione disciolto nella soluzione circolante nel terreno attraverso le radici e ridistribuito all'interno della pianta.

Questo elemento svolge molte importanti funzioni. Vediamo quali:
  • Abbassa il potenziale idrico delle radici, facilitando l'assorbimento di acqua.
  • Facilita la traspirazione delle foglie, regolando il meccanismo di apertura e chiusura degli stomi.
  • Aiuta la sintesi e la traslocazione dei carboidrati.
  • Migliora la turgidità dei tessuti, rendendo la pianta maggiormente resistente agli stress abiotici (freddo) e biotici (funghi e batteri).
  • Migliora la fruttificazione.
  • Contribuisce al gusto e alla conservabilità delle derrate, soprattutto ortaggi e frutta.
 
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Carenze ed eccesso di potassio

Proprio perché le piante spesso assorbono più potassio di quello necessario, è raro riscontrare sintomi da eccesso di potassio. Tuttavia, concimazioni troppo abbondanti possono rendere difficoltoso l'assorbimento di altri microelementi come il calcio, il magnesio o l'azoto. Nel pomodoro, ad esempio, per questa ragione eccessi di potassio causano il marciume apicale (dovuto a carenza di calcio).

Se dunque gli eccessi di potassio non devono preoccupare troppo, sono più frequenti i sintomi da carenza di questo metallo. Posto che i sintomi dipendono molto dalla coltura, dal suo stadio fenologico e dall'andamento climatico, possiamo affermare che una carenza di potassio si manifesta con:
  • Le foglie più vecchie risultano clorotiche a chiazze, con zone necrotiche lungo i margini e alle estremità.
  • Le foglie si arricciano ai bordi.
  • Le piante appaiono indebolite, prive di turgore.
  • Negli organi di riserva di amido, come la patata, si riscontrano problemi nell'accumulo di carboidrati.

Pomodoro
(Fonte foto: © ItalianFoodProd - Adobe Stock)

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Il potassio nel terreno

Il potassio è un elemento chimico metallico che si trova in grande quantità nel suolo, ma è presente come componente dei minerali oppure è 'intrappolato' all'interno dei feldspati o di altri silicati insolubili e non è dunque biodisponibile per le piante.

In generale i suoli pesanti e alcalini hanno una maggiore percentuale di potassio 'assimilabile' e sono in grado di trattenere efficacemente quello apportato con la concimazione. I terreni argillosi, tuttavia, possono anche 'intrappolare' il potassio e renderlo poco disponibile, soprattutto se vi è carenza di acqua. I suoli sabbiosi, invece, perdono facilmente questo composto a causa del dilavamento e ne sono dunque spesso sprovvisti.


I concimi potassici

Per scegliere il concime potassico più adatto alle proprie esigenze occorre prendere principalmente in considerazione tre elementi: il costo, la suscettibilità della coltura al cloro e il metodo di somministrazione. Vediamo dunque quali sono i tre concimi potassici più diffusi.
 

Solfato di potassio

È il concime adatto per quelle colture sensibili al cloro (tabacco, vite, fruttiferi, patata, pomodoro, cipolla, etc.), visto che il suo contenuto in Cl non deve superare il 3%. Ha un titolo di ossido di potassio intorno al 50% e un costo medio. È ottimo per le concimazioni di fondo o di copertura.
 

Cloruro di potassio

È il concime potassico più utilizzato poiché è il più economico. Tuttavia, la presenza del cloro rendere questo concime poco adatto nelle colture che ad esso sono suscettibili. Viene solitamente utilizzato nelle concimazioni di fondo.
 

Nitrato di potassio

È il concime potassico più costoso, ma anche quello più efficiente. Non contiene cloro, ma al contempo apporta alla coltura due elementi fondamentali, l'azoto (13% di azoto nitrico) e il potassio (46% di ossido di potassio). La sua ottima solubilità in acqua lo rende poi ideale per la fertirrigazione.
 


Come e quando concimare con il potassio

Per calcolare la quantità di potassio da apportare al terreno è necessario valutare quello asportato dalla coltura precedente, quello perso per fenomeni di ruscellamento, quello 'intrappolato' nel suolo e quello dilavato, che può essere anche elevato nei terreni sciolti. Ogni coltura ha poi un proprio fabbisogno di potassio che deve essere soddisfatto per evitare problemi in termini di produttività e qualità delle produzioni.

La concimazione potassica avviene in generale come concimazione di fondo, al momento della semina o del trapianto. Il potassio è infatti un elemento alquanto persistente nel terreno, che non necessita dunque di importanti frazionamenti. Oltre alla concimazione di fondo, si può dunque prevedere una seconda somministrazione come prodotto di copertura oppure da somministrare tramite la fertirrigazione.

Occorre ricordare, però, che essendo poco solubile, il concime potassico deve essere interrato in modo che sia vicino alle radici. Questo non vale però nel caso della fertirrigazione. Non sono invece consigliabili apporti in un'unica soluzione nei terreni sabbiosi, che non riescono a trattenere lo ione potassio.