Da uno a 8 miliardi di persone al mondo in soli 170 anni, con la prospettiva di arrivare a 9, forse 10, entro il 2050. A conferma, la Fao prevede che servirà entro la metà del secolo un aumento di produzioni di cibo intorno al 60% rispetto ai volumi attuali. 

 

Tali aumenti di cibo dovranno però nascere da forme di agricoltura sempre più sostenibile, altrimenti ogni piano di sviluppo appare destinato a naufragare contro gli scogli dei cambiamenti climatici, già oggi sensibili in ampie porzioni del Globo e capaci di impattare negativamente le pratiche agricole. 

 

Su questa sfida attuale e futura si è incentrato il 35° Forum di Medicina Vegetale, l'evento barese tradizionalmente dedicato alla protezione delle piante, ma che come già avvenuto in passato amplia i propri orizzonti su tematiche ambientali, inclusivi dei parassiti e patogeni di recente diffusione.

 

Il forum è stato organizzato dall'Associazione Regionale Pugliese dei Tecnici e Ricercatori in Agricoltura (Arptra) in collaborazione con l'Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Bari e l'Università degli Studi di Bari.

 

L'evento ha inoltre beneficiato del patrocinio e della collaborazione di istituzioni e associazioni di natura diversa, come l'Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, il Crsfa Basile Caramia, l'Associazione Italiana per la Protezione delle Piante (Aipp), le Giornate Fitopatologiche, il Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati della Puglia, nonché il Collegio degli Agrotecnici e Antesia.

 

Quali media partner si sono alternati L'Informatore AgrarioTerra e Vita, FoglieTv, Fruit Comunication, Fruit Journal e AgroNotizie®, quest'ultimo parte del network di Image Line®.

 

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L'apertura dei lavori del 35° Forum di Medicina Vegetale di Bari, organizzato da Arptra

(Fonte: Arptra)

 

Un programma ricco e diversificato

Come d'uso, il Forum si è articolato su tre differenti sessioni, alternando interventi di esperti di varia estrazione a contributi tecnici forniti dai referenti aziendali degli sponsor dell'evento.

 

Prima sessione

Dopo i saluti istituzionali, il tema cuore del Forum - moderato da Giannantonio Armentano de L'Informatore Agrario - è stato affrontato in primis da Lorenzo Ciccarese, responsabile area per la conservazione delle specie e degli habitat per la gestione sostenibile delle aree agricole e forestali di Ispra. 

 

Il superamento in atmosfera delle 420 ppm di anidride carbonica è un evento che non si registrava da alcuni milioni di anni. Sebbene da sempre le concentrazioni del gas serra si alternino fra le 180 e le 300 ppm, generando fasi glaciali e interglaciali, il recente salto di concentrazioni è davvero sensibile. In pratica, oltre 100 ppm delle 420 attuali si sono generate negli ultimi due secoli e in gran parte sono dovute all'uso di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas naturale. A ciò si aggiunga che negli ultimi 30 anni la superficie forestale mondiale è diminuita di 420 milioni di ettari, contribuendo anche questo fenomeno all'accumulo di CO2 in atmosfera. 

 

Anche gli incendi forestali possono essere presi quali indicatori in tal senso, poiché da un lato fanno segnare perdite nette di aree assorbenti carbonio, dall'altro, con la combustione, liberano in atmosfera anidride carbonica. 

 

Le stime più recenti attribuiscono all'agroalimentare un terzo circa delle emissioni. Quindi, anche il settore primario e quelli ad esso collegati, a monte e a valle, dovranno adottare pratiche maggiormente virtuose per diminuire i propri input serra in futuro. 

 

Scarica la presentazione di Lorenzo Ciccarese: "Gli accordi Onu e Ue per la protezione, l'uso sostenibile e il ripristino della natura entro il 2030".

 

Tali tendenze sono state ribadite anche da Luca Mercalli, giornalista scientifico e presidente della Società Metereologica Italiana. Presente ai Forum in collegamento da remoto, Mercalli ha mostrato alcuni dati relativi al ritiro dei ghiacciai e dell'innalzamento dei mari occorsi nell'ultimo secolo, lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari causati dalle temperature medie crescenti. Per Mercalli il tempo delle esitazioni è quindi finito, obbligandoci a correzioni drastiche delle emissioni in vista di un 2010 sempre più vicino, anno entro il quale si deve scongiurare il pericolo di ulteriori innalzamenti delle temperature globali

 

Il global warming ha anche effetti sulla biodiversità complessiva del pianeta. Un tesoro che per il 90% risiede nel terreno. Tale evidenza è emersa dalla presentazione di Anna Benedetti dirigente Crea Roma. Un quarto delle specie vive infatti nei primi cinque centimetri di terreno, perdendo i quali il colpo assestato all'intero sistema è drammatico. Basti pensare che per formarsi un solo centimetro di suolo impiega circa un secolo.

 

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Anna Benedetti e la sua presentazione sull'importanza della biodiversità del suolo

(Fonte: Arptra)

 

Purtroppo, il 33% dei suoli si stima sia da moderatamente a molto degradato a causa di erosione, carenza di nutrienti, acidificazione, salinizzazione, compattazione e inquinamento chimico. Un dato che fa comprendere in modo diretto quanto importanti siano le nuove tecniche colturali incentrate sulla preservazione del terreno e della sostanza organica in esso contenuta. 

 

Un uso maggiormente sostenibile dei terreni potrebbe da solo apportare una crescita nelle produzioni alimentari globali del 58%, incontrando le stime sull'incremento di cibo necessario di qui al 2050.

 

Scarica la presentazione di Anna Benedetti: "Suolo una risorsa da conoscere e proteggere".

 

Oltre a esporre problemi e obiettivi, però, serve anche proporre soluzioni. In tal senso, fra le tante possibili, anche il biotech può aiutare a vincere sfide così complesse e difficili. Fra le nuove frontiere delle biotecnologie vi sono le Tea, o tecniche di evoluzione assistita. Non che gli ogm considerati "tradizionali" non funzionino, visto che in America è stato appena stabilito il record di resa per il mais con circa 400 quintali per ettaro di granella. Per lo meno sembra che le Tea possano trovare maggior accoglienza dal punto di vista sociale e politico. 

 

Rendere le colture più resistenti alle malattie o alle avversità abiotiche può infatti aiutare nella lotta per ottenere più cibo senza contribuire ulteriormente ai cambiamenti climatici. Ciò emerge chiaramente dall'intervento di Giulia Bono, dottoranda dell'Università degli Studi di Milano, la quale ha dapprima approfondito cosa si intenda per Tea, ovvero Cisgenesi e Genome editing, fornendo alcuni casi di studio sul riso, al fine di renderlo geneticamente più resistente al brusone

 

Oltre al riso, anche il mais può essere reso più resistente alle infezioni di Fusarium, con tutti i vantaggi in termini di riduzione delle micotossine. Analogamente, anche patata e vite possono divenire più resistente alla peronospora

 

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Giulia Bono e l'importanza delle Tea nel futuro dell'agricoltura sostenibile

(Fonte: Arptra)

 

Grazie a tali sviluppi si può ridurre l'uso di agrofarmaci, con tutti i vantaggi per il settore e per l'ambiente anche in termini di emissioni, poiché anche produrre e distribuire gli agrofarmaci ha un costo in emissioni. Per non parlare del gasolio consumato a ogni passaggio. 

 

Scarica la presentazione di Giulia Bono: "Le Tea come risorsa per aiutare l'agricoltura del domani".

 

A chiudere la prima sessione una Question & Answer con Vittoriana Lasorella di AgroNotizie® e Sara Vitali di Terra e Vita a porre le domande e Paolo Tassani, vicepresidente di Federchimica Agrofarma, a dare le risposte.

 

L'industria, in sintesi, è da tempo impegnata a rispondere alle progressive limitazioni poste dalle normative e alle nuove sfide derivanti dalle avversità delle colture. Nuovi fronti, come quelli dei biologicals e dei biostimolanti, ma, perché no, anche le biotecnologie, possono essere strumenti eccellenti per fronteggiare le difficoltà del comparto nel mantenere alte le rese agricole

 

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Da sinistra: Gianantonio Armentano, Paolo Tassani, Vittoriana Lasorella e Sara Vitali

(Fonte: Arptra)

La seconda sessione

La seconda sessione, moderato da Sara Vitali di Terra e Vita, ha ospitato i contributi delle aziende produttrici di mezzi tecnici, le quali hanno apportato informazioni circa le soluzioni disponibili per la difesa delle colture

 

Prima di ciò, quale intermezzo è giunta la presentazione sulle carni coltivate proposta da Donatello Sandroni, giornalista e divulgatore scientifico.

 

Di fatto, la nuova frontiera delle carni coltivate ha scatenato una feroce polarizzazione fra contrapposte fazioni. La prima, proibizionista, ha elaborato un vero e proprio clima di paura e discredito verso tali nuovi prodotti, mossa soprattutto da interessi corporativi e da alcune filiere agroalimentari derivanti da allevamenti tradizionali. La seconda, apologetica, mossa invece troppo spesso da ideologie veg-animaliste che fanno loro presentare le carni coltivate quali salvifiche del Pianeta intero. 

 

Come spesso accade, fra contrapposte trincee, mai del tutto trasparenti e oneste intellettualmente, la verità resta appiattita per evitare il fuoco incrociato dei due eserciti nemici. Meglio sarebbe quindi rivedere le posizioni italiane recentemente espresse, anche per evitare di tagliare fuori il Belpaese da un possibile business le cui potenzialità, economiche e ambientali, sono ancora tutte da definire nel dettaglio. 

 

Nella presentazione scaricabile, molto più estesa della versione sintetica presentata, è quindi possibile ripercorrere le molteplici scorrettezze e fallacie narrative, di variabile entità, che stanno gravando sul dibattito. Perché se è decisamente falso affermare che le carni coltivate rappresentino oscuri e mirabolanti pericoli, anche la narrazione opposta, di stampo "salvifico", andrebbe ritarata in base alle recenti evidenze fattuali sulla zootecnia tradizionale, molto lontana dall'essere il male principale del Pianeta eliminando il quale si risolverebbero tutti i problemi. 

 

Scarica la presentazione di Donatello Sandroni: "Carni coltivate: e se fossero made in Italy?"

 

Le proposte tecniche dalle aziende

A seguire, io contributi delle aziende produttrici o distributrici di mezzi tecnici. 

 

 

Terza sessione

La giornata si è infine conclusa ponendo il focus sui parassiti di recente diffusione nel territorio pugliese, con gli interventi di Salvatore Infantino dirigente del Servizio Fitosanitario della Regione Puglia, Donato Boscia dell'Istituto per la Protezione delle Piante del Cnr ed Enza Dongiovanni Vincenzo Cavalieri del Crsfa Basile Caramia. A moderare la sessione Vittoriana Lasorella di AgroNotizie®.

 

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Salvatore Infantino del Servizio Fitosanitario della Regione Puglia

(Fonte: Arptra)

 

Obiettivo generale, mettere a sistema informazioni, dati e conoscenze, in un progetto unitario nel quadro delle attività di valorizzazione e promozione della sostenibilità socio-economica e ambientale della filiera agricola operante nel territorio regionale. In tale processo sono inclusi anche workshop e seminari di approfondimento su specifiche tematiche, anche in partenariato con Ordini e Collegi professionali e altri soggetti pubblici e privati.

 

Uno degli aspetti più squisitamente territoriali è legato alla Xylella fastidiosa degli ulivi, la quale sta mostrando un'evoluzione più lenta nel nord della regione rispetto a quanto visto nel sud. 

 

Infine gli organismi alieni reperiti in Puglia, come Arge scita, insetto defogliatore del mandorlo, o i curculionidi Criphalus dilutus e Xylosandrus compactus che minacciano rispettivamente fico e carrubo.

 

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Donato Boscia dell'Istituto per la Protezione delle Piante del Cnr 

(Fonte: Arptra)

 

Scarica le presentazioni:

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