La cabina di regia regionale per affrontare l'emergenza Ralstonia solanacearum è di fatto partita. Lo scorso 28 febbraio si è tenuta a Parma (Emilia Romagna) la prima riunione tecnica, voluta dal Servizio fitosanitario dell'Emilia Romagna, per coordinare le mosse per tenere sotto controllo la situazione nel 2018 e per informare gli agricoltori sul loro ruolo.

Ralstonia solanacearum è un batterio originario dei paesi tropicali e subtropicali, un organismo da quarantena, responsabile dell'avvizzimento di oltre duecento specie vegetali, le piante ospiti più suscettibili sono però le Solanacee. In Emilia Romagna l'avversità si è presentata per la prima volta dopo anni (c'erano stati casi sporadici negli anni '90 e l'ultima volta si era visto nel 2014) nel 2017 su patate e pomodoro. Ha colpito le province di Ferrara (due casi), Bologna (due casi) e Parma (quattro casi).
Come da decreto del 30 ottobre 2007 tutti i raccolti sono stati distrutti e sono partite le contromisure per evitare che Ralstonia solanacearum infetti altri campi della zona.

Il batterio è molto insidioso, agisce in maniera molto veloce e sopravvive nel terreno per svariati anni, nelle acque, nei residui vegetali, nel legno, nel metallo, nella gomma e nel letame oltre a infettare anche le piante spontanee che, in alcuni casi, agiscono da serbatoi silenti.
Fondamentale è la prevenzione, ad occuparsi di monitoraggi e controlli è il Servizio fitosanitario regionale ma, visti i casi del 2017, un ruolo centrale ora è affidato agli stessi agricoltori e tecnici che sono sul territorio e devono fare da sentinelle segnalando possibili casi, al primo sospetto.
 

La tempestività è infatti fondamentale. "Ecco le indicazioni per tutti gli agricoltori - ha detto Franco Finelli del Servizio fitosanitario regionale - il concetto è sempre quello: utilizzare materiale di partenza sano, da rivenditori autorizzati, conservare il passaporto delle piante per un anno perché sia possibile la tracciabilità, tenere i contatti con tutte le strutture di assistenza tecnica e segnalare subito, in caso di sintomi sospetti. Prima si trova il focolaio, meno è impattante l'intervento".

Segnalare e seguire i protocolli indicati dal Servizio fitosanitario è il primo passo, fra l'altro, per avere diritto agli indennizzi.
La Regione Emilia Romagna ha stanziato 250mila euro che andranno a coprire i mancati guadagni dell'anno scorso per le aziende che, sfortunatamente, sono state colpite e copriranno poi i danni per eventuali nuovi casi.

Nel 2017 un primo intervento, in attesa degli stanziamenti della regione, è stato garantito dall'Oi del Pomodoro che, dopo aver sentito l'assessorato all'Agricoltura dell'Emilia Romagna, ha erogato un prestito ponte di 3mila euro a ettaro per tutti gli agricoltori interessati e che ne hanno fatto richiesta.
 

"Noi in regione faremo la nostra parte, oltre a garantire gli indennizzi e il supporto tecnico - ha detto l'assessore regionale Simona Caselli - ci faremo sentire anche in Europa. La questione va presidiata. Era importante organizzare questa giornata perché bisogna lavorare a libro aperto e gestire bene la questione, no quindi a zone d'ombra o a dubbi. Bisogna che tutti gli anelli della filiera siano collegati e collaborino, in un clima di fiducia".

L'appello dell'assessore era indirizzato agli agricoltori ma anche ai vivaisti, ai contoterzisti, alle organizzazioni di categoria, ai trasformatori. Da un lato la tranquillità di essere in un sistema che, nel 2017, ha evitato il propagarsi di Ralstonia solanacearum e dall'altro la consapevolezza che il 2018 potrebbe essere anche molto duro per i coltivatori di pomodori e patate.
"Il 2018 - ha continuato Simona Caselli - va affrontato con rigore e determinazione, non sappiamo cosa ci aspetti. Sono possibili tutti gli scenari, non è chiaro infatti quale sia l'origine dell'infezione. Abbiamo fatto tutti i controlli ma la pistola fumante non è stata trovata, non sappiamo da dove sia iniziata".