Minicorso in tre puntate di ecologistese, ovvero la lingua spesso utilizzata dagli ecologisti quando parlano di agricoltura, agrofarmaci e Ogm. Nella prima puntata si è trattato il tema dei residui nei cibi, nella seconda l'annosa questione degli agrofarmaci nelle acque. In quest'ultima puntata si analizzerà lo stile comunicativo del mondo ecologista in tema di Ogm.

"Gli Ogm rappresentano pericoli enormi che al momento non siamo in grado di quantificare!" (Traduzione: non sappiamo affatto di che pericoli stiamo parlando, ma li dipingiamo lo stesso come enormi…).

Comprensione del testo: l'obiettivo, come capita spesso in tali casi, è quello di generare nel pubblico paure istintive. Nulla spaventa infatti di più di un pericolo non meglio specificato. Per questa ragione l'inquantificabilità di un rischio, o di un pericolo (che son cose ben diverse), è uno degli ingredienti principali dei messaggi ansiogeni che l'ambientalismo da grancassa veicola a ogni pie' sospinto.  Nei fatti, esistono oltre 15 mila studi di tipo tossicologico e ambientale svolti da enti, istituti, università e centri di ricerca, che non avrebbero evidenziato problemi né per l'uomo, né per gli animali, né per l'ambiente. Le poche ricerche di segno opposto sono state controbilanciate cioè da una massa imponente di altre ricerche che ne smontavano gli impianti metodologici e le conclusioni. Una su tutte, si ricordi quella di Gilles Séralini, il quale avrebbe "dimostrato" la cancerogenicità del mais Ogm resistente al glifosate, salvo poi essere impallinato da un'orda di ricercatori di tutto il mondo che ne hanno demolito la pubblicazione fino a ridurla a briciole fini.

"Degli Ogm non ne sappiamo ancora abbastanza" (Traduzione: noi mica siamo contrari agli Ogm, ci mancherebbe, ma vogliamo conoscerli meglio...)

Comprensione del testo: la risposta più immediata che viene, rileggendo il punto di cui sopra, è "Sarete forse voi a non saperne abbastanza. Nel resto del mondo se ne sa eccome". Di sicuro, continuare a impedire di fatto ogni tipo di ricerca in campo, tramite percorsi burocratici impraticabili per dei comuni mortali, non suscita molte simpatie verso chi a parole chiede più informazione, ma poi nei fatti ne inibisce la produzione stessa. In tutto il mondo, come già detto nell'articolo "Chi ha paura del Cigno nero?", sono stati fino a oggi seminate a Ogm superfici pari a due volte quella del Canada, in cui sono stati posti a dimora quasi 500 mila miliardi di semi gm. Numeri i quali - se fosse vera solo la decima parte di ciò che viene narrato dagli ecologisti - avrebbero cancellato ogni forma di vita dalla faccia della Terra. Invece niente. Nulla. Nada. Zero. Se questa evidenza numerica "siderale" non dovesse sembrare prova sufficiente dell'inconsistenza delle accuse contro gli Ogm, risulterebbe molto facile iniziare a parlare di disonestà anziché di ignoranza.

"Gli Ogm devastano la biodiversità" (Traduzione: se usiamo a casaccio un principio buono, qualche cosa pur otteniamo...)

Comprensione del testo: la biodiversità, come ampiamente spiegato a più riprese, ce la siamo giocata convertendo ad agricoli ampi terreni vergini. Ciò è avvenuto nei secoli, mano a mano che la popolazione cresceva e s'inurbava. Anche oggi la biodiversità sta calando, pure in Italia, ma per motivi che con gli Ogm non c'entrano alcunché, visto che nel Bel Paese non sono permessi (e se ce l'avete per caso con gli agrofarmaci pregasi rileggere l'articolo n° 2 della serie). Nei fatti, all'origine della perdita di specie risiede la componente antropica nel suo insieme, con tutte le sue attività di tipo industriale, urbano e - ovviamente - anche agricolo. Peccato che la SAU italiana sia diminuita in un secolo del 40% circa, quindi la biodiversità andata perduta sarà bene cercarla più che altro nelle fondamenta delle case, dei supermercati, delle strade e delle ferrovie che sono lievitate negli ultimi 50 anni. Come pure andrebbe cercata in tutte quelle alterazioni dei territori e del clima che la moderna società ha causato nella sua corsa verso il benessere di stampo occidentale. Quanto alla scala di campo, sarà sempre tardi quando si spiegherà per quale arcana ragione la biodiversità risulterebbe impattata sostituendo un ettaro di mais convenzionale con uno Bt. Perché nei fatti accade esattamente il contrario, visto che nel primo si utilizzano insetticidi che possono avere un impatto su altri organismi non target, incluso il Bacillus thuringiensis applicato nel biologico. Perché di lepidotteri non c'è mica solo la piralide. Al contrario, i mais Bt sono come maestri di Aikido: stendono solo ciò che li attacca, lasciando intonsi tutti gli altri. Con buona pace di chi ripete i mantra su falene e api, sul cui destino grava un po' di tutto, tranne che il polline delle colture gm.

"Dobbiamo fare valere il principio di precauzione" (Traduzione: vedete, siamo solo prudenti, mica retrogradi...)

Comprensione del testo: anche questo tema è stato trattato più volte, ma giova toccarlo anche in questo minicorso di lingue. C'è una profonda differenza fra "precauzione", sinonimo di prudenza, e castrazione di ogni tipo di attività umana, sinonimo di ottusità e pusillanimità. Così non fosse, non saremmo mai partiti dall'Africa decine di migliaia di anni fa per giungere in Europa a insidiare quel povero Cristo dell'Uomo di Neanderthal. Non avremmo attraversato gli oceani, né avremmo mai messo piede sulla Luna (pareri dei complottisti a parte). Non potremmo contare su antibiotici e vaccini (idem come sopra), né su aerei, treni, navi, lampadine, ascensori, automobili, biciclette e una miriade di altre conquiste che invece l'Uomo ha conseguito assumendosi qualche rischio. Dal piccolo al grande. Sugli Ogm i rischi si sa ormai che sono quasi totalmente immaginari. Quindi parlare ancora di principio di precauzione non profuma affatto di prudenza, ma puzza per lo più d'inquisizione oscurantista.

"L'Italia non ha bisogno degli Ogm" (Traduzione: non c'è innovazione che possa intaccare le nostre tradizioni...)

Comprensione del testo: è semmai vero l'opposto. In Spagna coltivano mais Bt e mai e poi mai vi rinuncerebbero. Grazie alla loro scelta, da quando hanno sposato gli Ogm hanno ridotto le importazioni di mais di quasi 200 milioni di euro, come pure hanno potuto contare su un prodotto più sano rispetto a quelli convenzionali e, soprattutto, biologici, in tema di micotossine. La Spagna è a un'ora di volo dall'Italia. Andate, guardate, chiedete e poi tornate. Se non cambiate idea così, non c'è speranza.

"Dobbiamo difendere le nostre tipicità ed eccellenze" (Traduzione: siamo troppo superiori per abbassarci a delle volgari invenzioni delle odiate multinazionali...)

Comprensione del testo: è il tormentone forse più utilizzato da chiunque osteggi gli Ogm facendosi capziosamente scudo coi prodotti tipici e le "eccellenze". Peccato che - giova ricordarlo - proprio queste eccellenze tremerebbero fin nelle fondamenta se venissero a mancare gli Ogm sui quali si basano. Basti pensare a tutti i salumi e i formaggi che derivano da maiali e lattifere alimentate a Ogm, ovviamente di importazione. L'Europa è infatti deficitaria di soia per il 95%. L'82% della soia mondiale è Ogm. Vedete un po' voi. Già oggi il controvalore economico delle grandi eccellenze italiane origina quindi dall'uso di Ogm. Solo che li dobbiamo importare come mangimi anziché produrceli da soli. Un controsenso che sta attanagliando l'Italia agricola alla base proprio delle molteplici tipicità che vengono esportate in tutto il mondo. Venenum in cauda: se si tuona in tv o su web contro gli Ogm, poi non è bello venderli a tonnellate come mangimi attraverso i consorzi agrari che stanno proprio sotto il diretto controllo dei fustigatori del biotech...
Meditino quindi coloro che hanno applaudito alla notifica di proibizione alla coltivazione degli Ogm mandata alla Ue dai ministri di Agricoltura, Ambiente e Salute, salvo poi tremare al solo pensiero che l'Europa potesse darci autonomia di proibirne anche l'uso. Perché a quel punto tutti i nodi, faziosi, ipocriti e bugiardi sugli Ogm sarebbero venuti al pettine, smascherando finalmente agli occhi del popolo i molti lupi travestiti da agnelli.

Bene, per ora le tre mini-lezioni di ecologistese sono finite. Ma qualcosa mi dice che presto vi sarà la necessità di fare un ripasso. Perché si sa, le lingue se non si parlano spesso di finisce col perderne la padronanza.