Obbligatoria l'iscrizione ufficiale  di una varietà vegetale prima della sua commercializzazione, così come previsto dalle direttive sementiere. E' quanto sancisce la sentenza della Corte Ue del 12 luglio scorso in merito alla controversia in materia di sementi di ortaggi tra due imprese francesi, un'associazione no-profit, la Kokopelli, e un produttore di sementi, Graines Baumaux sas.

Entrambi operanti nel settore delle sementi hobbistiche, la Graines Baumaux sas aveva denunciato la Kokopelli per concorrenza sleale in quanto commercializzava sementi non iscritte nei cataloghi ufficiali. Queste sementi sono di varietà arcaiche, con interesse solo storico e hobbistico.

Il tribunale di Nancy aveva inizialmente, a gennaio, dato ragione alla Graines Baumaux (“Golia”) ma il “Davide” no-profit Kokopelli non si è dato per vinto ed è ricorso alla Corte di Giustizia europea, che ha confermato che nel caso specifico la commercializzazione di varietà arcaiche rientrava nella deroga prevista dalla direttiva 2009/145/CE, assolvendo di fatto la Kokopelli.

Ma ora la Corte ribalta il verdetto e sancisce che l’obbligo della iscrizione ufficiale obbligatoria di una varietà vegetale prima della sua commercializzazione, così come previsto dalle direttive sementiere, non viola i principi del libero esercizio di un’attività economica e della libera circolazione delle merci, e nemmeno interferisce con gli impegni presi per la tutela delle risorse fitogenetiche.

Soddisfatta Assosementi. "Questa decisione ribadisce non solo la piena validità dell’asse portante della politica sementiera comunitaria e nazionale - sottolinea Paolo Marchesini, il presidente -, l’identificazione ufficiale delle varietà e la loro iscrizione in un registro, ma avvalla indirettamente anche lo strumento della certificazione ufficiale dei prodotti sementieri per le specie agricole, quale garanzia nei confronti di utilizzatori e consumatori circa l’identità e la tracciabilità delle sementi impiegate”.