La tolleranza alla peronospora e all'oidio, grandi nemici della vite, è al centro del convegno che si svolge a Dogana Veneta - Lazise (Vr) il 27 maggio alle ore 9,00.
La vite europea è soggetta a numerosi attacchi di parassiti fungini che obbligano, a seconda della varietà e dell'ambiente di coltivazione, alla difesa con prodotti chimici che risultano inquinanti per l'uomo e l'ambiente.
Al fine di ridurre l'utilizzo di molecole chimiche nella difesa della vite, un ruolo importante riveste la resistenza della pianta ai patogeni fungini. Tale resistenza, in particolare ad oidio e peronospora, non è una caratteristica della vite europea Vitis vinifera, alla cui specie appartengono tutte le varietà classiche coltivate in Europa. Al contrario, in molte specie di vite americana e asiatica - per esempio Vitis amurensis, V. labrusca, V. riparia, V. rupestris – la resistenza è geneticamente presente.
L'idea di incrociare le varietà di specie asiatiche e americane con le varietà della specie europea per ottenere ibridi interspecifici dalle uve qualitativamente accettabili, contemporaneamente resistenti a oidio e peronospora, è alla base della storia delle varietà resistenti e nacque in seguito all'arrivo dall'America di tali malattie fungine, alla metà del XIX secolo. A oggi sono state selezionate numerosissime cultivar di varietà resistenti. Le prime selezioni datano tra il 1880 e il 1935 e hanno fornito vitigni tolleranti ma con delle uve di qualità non sempre ottimale; oggi però la qualità delle uve e del vino gioca un ruolo importantissimo nei criteri di selezione e i vini delle nuove varietà devono poter reggere il confronto con vini da uve classiche.
Questo convegno si pone come obiettivo di fare il punto sullo stato dell'arte della ricerca nel campo degli incroci interspecifici disponibili, di analizzare le prospettive a breve-medio termine e di stimolare la sperimentazione in un territorio importante, da un punto di vista vitivinicolo, quale è quello veronese.
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Fonte: Aristide