E’ sempre più in crescita il consumo di pasta sulle tavole degli italiani (+2,4% è la previsione per quest’anno), ma per il grano
duro nazionale
è un vero e proprio tracollo. I prezzi pagati ai produttori sono in drammatica picchiata (13-15 euro al quintale). Addirittura più bassi di venti anni fa, quando le quotazioni erano di 50.000 lire, pari ad euro 25,82.
Un taglio di quasi il 50%. Gli ettari seminati sono diminuiti del 30% rispetto al 2008 e c’è il rischio di un ulteriore calo visto che, alla vigilia delle nuove semine, diversi agricoltori sono propensi ad abbandonare lacoltura sia per i prezzi non remunerativi che per gli elevati costi produttivi. E su tutto incombe minaccioso l’import di prodotti esteri.
 
A lanciare l’allarme è la Cia - Confederazione italiana agricoltori in occasione del World Pasta Day del 25 ottobre. I produttori italiani di grano duro sono ormai al collasso e oltretutto fanno i conti con costi alle stelle (+28% rispetto al 2008). Una situazione - avverte la Cia - che coinvolge l’intero settore dei cereali che si trova in una drammatica emergenza.
I problemi che sta incontrando il comparto del grano duro possono mettere in pericolo la produzione di pasta italiana. Il rischio, tutt'altro che remoto, è che molti agricoltori non procedano alle prossime semine.

La Cia rinnova al ministero delle Politiche agricole la richiesta di una rapida approvazione del Piano di settore cerealicolo che, pur con una scarsa dotazione finanziaria, potrebbe attivare contratti di filiera, Psr, ricerca e sperimentazione.