È una condanna senza appello - ma potrebbe essere stata ingigantita dalla guerra commerciale in atto - quella tracciata dall'ultimo rapporto pubblicato dal dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti d'America (Usda): la Cina non riuscirà a mettere a segno il suo obiettivo di espandere l'uso su scala nazionale di bioetanolo come carburante entro il 2020.

Il bioetanolo, noto come E10, contiene il 10% di etanolo, ed è usato a livello globale per tagliare il rilascio di anidride carbonica nell'atmosfera. Si tratta di una delle tante miscele di carburante - E5, E7, E10, E20, E85, E95 - nate in questi anni dall'aggiunta di alcol etilico (la cui percentuale in volume è indicata dal numero nel nome) alla benzina. 

Il 13 settembre 2017, la National development and reform commission (Ndrc) della Cina, la National energy administration (Nea), il ministero delle Finanze e altri dodici ministeri annunciavano congiuntamente un "Piano di attuazione relativo all'espansione della produzione e promozione dell'etanolo come carburante per i trasporti".

Secondo tale piano, la Cina avrebbe dovuto portare l'uso nazionale dell'etanolo al 10% (E10) entro il 2020. Il 22 agosto 2018, il premier cinese Li Keqiang si rivolgeva al Consiglio di Stato cinese ribadendo l'impegno del governo centrale ad espandere l'uso dell'etanolo a livello nazionale
Appelli rimasti senza risposta.

Secondo il rapporto dell'Usda, pubblicato pochi giorni fa, nonostante gli annunci pubblici del governo, la politica dell'etanolo nel 2019 appare poco più che "un mosaico di politiche a livello provinciale e municipale".

Nonostante il gigante asiatico sia diventato il quarto produttore e consumatore di etanolo al mondo dopo gli Stati Uniti, il Brasile e l'Unione europea - con un consumo che ha toccato la quota record di 4.311 milioni di litri (3,4 milioni di tonnellate) nel 2019, in aumento di 1.397 milioni di litri (1,1 milioni di tonnellate) rispetto al 2018 - il piano cinese ha mostrato tutte le sue debolezze.

"Senza misure chiare e incentivi applicabili, l'industria cinese dell'etanolo difficilmente riuscirà ad aumentare il livello di biocarburanti utilizzati per il trasporto e a raggiungere l'obiettivo E10 entro il 2020", si legge nel rapporto del dipartimento Agricoltura degli Stati Uniti.

A seguito delle politiche restrittive in materia di investimenti e scambi commerciali di etanolo, la Cina dovrebbe raggiungere quest'anno un tasso di miscelazione dell'etanolo di circa il 2,5%, che potrebbe arrivare a non più del 3,5% entro l'anno prossimo. Numeri ben lontani da quelli ipotizzati dal governo cinese.

Come riporta anche l'Ethanol Producer Magazine, la principale rivista commerciale di settore a livello internazionale, per espandere l'uso dell'etanolo la Cina dovrà liberalizzare il suo approccio energetico e commerciale: le rigide politiche energetiche attuali starebbero infatti limitando sensibilmente la produzione di etanolo da combustibile e, di conseguenza, gli investimenti nello stoccaggio, nel trasporto, nella miscelazione e nella distribuzione. Nel frattempo, però, le preoccupazioni in materia di politica ambientale e agricola e i limiti imposti alle forniture importate dagli Stati Uniti a causa delle tensioni commerciali in corso hanno ulteriormente frenato la crescita. E, come se non bastasse, le autorità centrali e provinciali cinesi non hanno rinnovato i sussidi per la produzione di etanolo.

Ad oggi, il ritmo dell'espansione della capacità di produzione di etanolo da carburante ha subito un'accelerazione, ma si trova ad affrontare venti contrari riconducibili a normative ambientali e limitazioni tecniche. A due anni di distanza dall'annuncio del governo, la Cina sta ancora rincorrendo il suo ambizioso obiettivo.


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