Il cambiamento climatico è una sfida importante anche per l’agricoltura. Una sfida che deve vedere i produttori impegnati in un’azione di mitigazione degli effetti che questi mutamenti potranno avere sull’ambiente, sulle colture, sugli allevamenti, sulla sicurezza alimentare, sulla risorsa acqua.
Le indicazioni che scaturiscono dal 'Libro bianco' dell'Ue sono, quindi, interessanti, anche se su alcuni punti appaiono troppo azzardate e da verificare. E', dunque, quanto mai opportuna un’attenta riflessione, al fine di individuare le soluzioni migliori che non compromettano il futuro stesso delle imprese agricole.
Questo il primo commento della Cia (Confederazione italiana agricoltori) sul documento comunitario che è stato presentato alle istituzioni europee.Molti elementi contenuti nel Libro bianco, rileva la Cia, sono condivisibili. E’, però, indispensabile che la strategia europea su questo tema sia il frutto di un attento confronto tra tutte le parti in causa, a cominciare dall’agricoltura che non deve subire decisioni che possono creare ulteriori problemi, ma partecipare attivamente a questa sfida che oggi si pone in termini imperativi.
Giustamente l’Ue sottolinea l’esigenza che gli agricoltori europei debbano rispondere alla necessità di ridurre le emissioni di gas serra e di sviluppare un’azione che contrasti i cambiamenti climatici. E', però, essenziale, ricorda la Cia, che vengano assicurate alle imprese agricole e alle zone rurali i sostegni necessari per un adattamento che non sia traumatico e troppo vincolante.
Comunque, la Cia, anticipando gli stessi contenuti del documento europeo, ha elaborato da tempo le azioni da sviluppare per vincere la difficile sfida dei cambiamenti climatici: riduzione del 15% dell’uso dell’acqua, del 20% dell’impiego di fitofarmaci, del 15% delle lavorazioni superficiali dei terreni; aumento del 25% delle produzioni di biomasse, del 10% del biologico e del 3% dei rimboschimenti; recupero di antiche varietà per l’aridocoltura e sperimentazione; messa in produzione di 30/40 colture idroresistenti.
'Abbiamo davanti una partita importante e decisiva; per questo motivo', ha commentato il presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi, 'anche il mondo agricolo è mobilitato per raggiungere un obiettivo fondamentale. Da qui la nostra attenzione al ‘Libro verde’ dell’Unione europea che rappresenta un utile strumento sul quale discutere e portare avanti le iniziative più opportune. In questa logica, l’agricoltura italiana, specialmente se condotta correttamente dal punto di vista ambientale, può ridurre', ha affermato il presidente della Cia, 'le sue emissioni in atmosfera e contribuire ad assorbire la CO2 prodotta da altri settori. Ciò può avvenire attraverso una diffusione delle produzioni biologiche che, riducendo l’uso dei fertilizzanti e pesticidi chimici, abbattono le emissioni dal 10 al 50%, una diminuzione delle lavorazioni superficiali del terreno, un adeguato sviluppo di biomasse per finalità energetiche in sostituzione delle fonti fossili'.
'Non a caso, come Cia', ha sottolineato Politi, 'indichiamo l’esigenza di sviluppare il rimboschimento e di un diverso approccio nell’allevamento del bestiame. Ma anche modifiche nelle pratiche agricole attuali: ottimizzazione dell’uso del suolo, lavorazioni ridotte, l’uso di colture a radice profonda, differenti tipi di set-aside, la conversione da arativo a prato, la copertura invernale dei terreni, la manutenzione dei terrazzamenti, le rotazioni migliorative. Tutti elementi che troviamo nel documento Ue, anche se per alcune ci sono visioni difformi. Insomma, l’agricoltura, sebbene partecipi in misura ridotta alla emissione dei gas serra, rappresenta', ha rimarcato il presidente della Cia, 'una chiave di volta per contrastare il degrado ambientale e soprattutto per combattere l’inquinamento del clima. Quindi, un’agricoltura in prima linea per vincere la sfida dei cambiamenti climatici. Un deciso impegno contro il riscaldamento globale del Pianeta e per ‘tagliare’ i gas serra attraverso una serie di azioni da mettere in atto da oggi al 2010'.