In tutti i paesi sviluppati la produzione di energia è ormai un'attività secondaria di crescente importanza per l'azienda agricola. L'Italia non fa eccezione e anzi, in alcuni casi, è all'avanguardia dell'innovazione. 

Lo hanno testimoniato domenica 29 marzo a Campus, il Salone della Nuova Agricoltura, alcuni imprenditori italiani che hanno presentato al Lingotto Fiere di Torino le loro esperienze in un convegno dal titolo Agroenergie: quando e cosa conviene fare?

 

In apertura dell'incontro, moderato dal caporedattore di Informatore Agrario Antonio Boschetti, Davide Bernabé di Agri 2000 ha presentato alcuni dati sul mercato dell'energia in Italia. La quota di autoapprovvigionamento dell'Italia è del 12%, contro il 50% della Francia e il 92% della Gran Bretagna. Le fonti rinnovabili coprono circa il 13% del nostro fabbisogno energetico, con prevalenza dell'idroelettrico. E' attualmente in discussione in parlamento una proposta di legge che fisserebbe una tariffa unica di 28€/kW/h per le energie prodotte da biomassa in impianti di capacità inferiore ad 1 Megawatt. Norma importante per incentivare la produzione di energia del settore agricolo, ma discussa, soprattutto per il mancato collegamento con l'efficienza energetica e la filiera 'corta'. Bernabé indica tre ipotesi di lavoro per le aziende agricole che investono sulle energie rinnovabili: la prima, che minimizza il rischio, delega ad un terzo l'investimento, gli incentivi e i profitti che ne derivano, accontentandosi di vendere la materia prima ad un prezzo concordato e indicizzato nel tempo; la seconda prevede di realizzare e gestire in proprio un impianto, utilizzando eventualmente un fornitore 'chiavi in mano' per ridurre rischi ed inconvenienti gestionali e trattenendo gli incentivi; la terza è quella di realizzare un impianto progettato specificamente per la propria realtà aziendale, con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dall'esterno e sfruttare i vantaggi oltre il periodo degli incentivi, facendo così della produzione di energia un elemento strategico della politica aziendale. 

 

Nel concreto, Mattia Busti dello Studio Silva ha illustrato i primi risultati di un progetto co-finanziato dalla Regione Piemonte (progetto BIOFIL) sulla cosiddetta Short Rotation Forestry, cioè produzione di biomassa legnosa da ceppaie con raccolta a ciclo breve. Si stanno confrontando due tecniche, quella nordeuropea con impianto molto fitto e taglio ogni 2 anni e quella americana con impianto più rado (1500 piante/ha) e taglio quinquennale, e tre essenze legnose, salice, pioppo e robinia con cloni differenti. Dai primi risultati emerge che la produzione di biomassa anidra varia all'incirca tra 6 e 11 ton/ha, con migliori performance per il salice e l'impianto fitto, in terreni di buona fertilità. La convenienza economica è al momento dubbia, mentre l'eventuale 'tariffa unica' a 28€/kW costituirebbe probabilmente un'incentivazione valida. Occorre, però, migliorare i cantieri di lavoro con una migliore meccanizzazione, che richiede un maggiore sforzo progettuale da parte delle aziende fornitrici di mezzi tecnici. Inoltre, sia l'analisi economica che quella legata al bilancio energetico e all'emissione di CO2 indicano nell'utilizzo a breve raggio della biomassa un vincolo necessario all'efficienza del sistema: produrre biomassa per trasformarla a centinaia di chilometri di distanza parrebbe, insomma, poco sensato. 

 

Un parco fotovoltaico da 1150 kwp di potenza, con una potenzialità produttiva di 1.600.000 kW/h all'anno, al servizio di venti aziende agrumicole riunite in consorzio, è la 'case history' presentata da Gennaro Cilento del Consorzio Corigliano Renewable Energy, in provincia di Cosenza. La cooperazione tra più imprese ha consentito di ridurre i costi di impianto e ammortizzare meglio i costi di gestione, dei quali una componente critica è quella relativa alla sicurezza contro il rischio di furti; di accedere al credito senza rodere il plafond di ogni singola azienda, di utilizzare i benefici del regime fiscale agricolo, visto che per ogni singola azienda la produzione di energia non eccede il 50% del reddito. L'investimento, di 5.700.000 €, è stato finanziato senza contributi pubblici in conto capitale, ma solo attraverso il credito bancario e le garanzie del conto energia GSE. Cilento prevede un tempo di ritorno dell'investimento non superiore a 7 anni.

 

Carlo Vanzetti, presidente della Cooperativa Speranza di Candiolo (TO) ha presentato un impianto per laproduzione di biogas da deiezioni animali con integrazione di insilati trinciati. La cooperativa, nata circa 35 anni fa per la vendita diretta di carni, possiede attualmente circa 1200 capi bovini, di cui 450 lattifere in produzione. Il nuovo impianto è in funzione da aprile 2008 e ha una produzione di 11.000 mc al giorno di biogas. Un investimento di circa 4 milioni di euro interamente autofinanziato. I residui del processo sono utilizzati come fertilizzante e sono divisi in una frazione liquida, ricca di nutrienti minerali ma ormai povera di carbonio e sostanza organica e pressoché inodore, e di una parte solida di sostanza organica unificata, anche essa inodore. Il prossimo passo sarà il recupero più efficiente del calore prodotto, che andrà a fornire teleriscaldamento all'Istituto di Ricerca e Cura del Cancro di Candiolo. 

 

Matteo Brumati della Regione Piemonte, Assessorato Agricoltura, ha illustrato l'attività della Regione nell'incentivazione delle aziende agricole per la produzione di energie rinnovabili. Il Piano di Sviluppo Rurale è uno strumento ampiamente utilizzato a questo scopo, non con una misura specifica ma attraverso diverse misure, che prevedono gli investimenti per l'energia nell'ambito dei programmi di sviluppo aziendale. Tramite l'Asse I, Miglioramento della Competitività del settore agricolo e forestale, vengono finanziati in conto capitale, con quote dal 20 al 60% a seconda dei casi (misure 121, 123, 124, 125), gli investimenti rivolti alla riduzione della dipendenza energetica attraverso energia prodotta in azienda; tramite l'Asse II (misura 311), diversificazione dell'economia rurale, viene invece incentivata la produzione di energia da destinare all'immissione nella rete in zone svantaggiate, con contributi fino al 60%. 

Vi è poi un bando regionale per agevolare la concessione di garanzie bancarie per la realizzazione di impianti di trattamento dei reflui volti a ridurre il carico dei nitrati e produrre energia, con importi fino al 6% dell'importo garantito.