Per gli amanti dell'orto non potrà non suscitare interesse un libro, da poco pubblicato da Terra Nuova Edizioni, che già dal titolo 'Ortaggi insoliti' incuriosisce anche i meno curiosi.

Un libro che è un vero e proprio manuale di coltivazione, biologica, di 36 specie da orto poco note o poco usate, vuoi perché di terre lontane e sconosciute o perché ormai dismesse, quasi dimenticate, se pur radicate nella nostra tradizione contadina.

E per saperne di più abbiamo intervistato Sara Petrucci, agronoma toscana e coautrice assieme a Matteo Cereda di questo volume.

Da dove nasce l'interesse per questi ortaggi e quindi, credo, anche l'idea di questo libro?
"È nata da Matteo Cereda, ideatore del sito Orto da coltivare, una community di ormai più di 100mila persone appassionate di orto, da cui iniziavano ad arrivare domande e curiosità su molti di questi ortaggi insoliti. Così a Matteo è nata la voglia di scriverne un libro e ha coinvolto anche me, che scrivo da tempo articoli per il sito. Manuali di orto per privati ce ne sono già tanti, non intendevamo trattare ancora di ortaggi comuni, inoltre volevamo che questo testo fosse un invito alla biodiversità e al piacere di scoprire nuove piante e nuovi sapori.
In questo libro abbiamo raccolto le esperienze realizzate da noi personalmente ma anche quelle di alcuni agricoltori da noi intervistati"
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Tra questi ortaggi alcuni sono esotici, quali sono?
"Tra quelli esotici citerei per esempio lo zenzero, il goji, la mizuna, l'okra, la batata. Dal momento che sul mercato li troviamo, si stanno diffondendo molto e alcuni di questi stanno diventando di uso comune, abbiamo pensato che una loro produzione nostrana potrebbe essere molto più conveniente ed ecologica".

E quelli nostrani?
"Per esempio, la pastinaca, la cicerchia, gli agretti, il rafano, la scorzonera, la borragine, lo zafferano. Tutte specie che si coltivano facilmente, adattabili a varie condizioni di clima e terreno, e che non richiedono tecniche particolarmente sofisticate per dare un buon raccolto".
 
Sara Petrucci, coautrice del libro Ortaggi insoliti
Sara Petrucci, coautrice del libro Ortaggi insoliti

L'Italia è lunga e complessa, si riesce a coltivare queste piante su tutto il territorio o ci sono zone in cui, almeno alcuni, non trovano le condizioni ambientali adatte?
"Certamente. Cappero e liquirizia ad esempio richiedono molto sole e temperature elevate, in ambienti freddi non riescono a svilupparsi altrettanto bene. Anche con lo zenzero bisogna stare attenti perché è di origine tropicale, e l'ultima parte del suo ciclo la svolge in autunno, periodo che al Nord potrebbe già essere freddo. Ma nel libro accenniamo anche alla coltivazione degli stessi ortaggi in vaso, e allora in questi casi è possibile prevedere dei ripari dal freddo".

Questo libro propone una coltivazione biologica. Al di là del suo interesse per questo metodo colturale, questi ortaggi sono in genere anche poco soggetti a malattie e parassiti?
"Sono quasi tutte specie piuttosto resistenti, alcune si coltivavano anticamente con le tecniche di allora, quindi abbiamo valutato di proporle col metodo biologico, soprattutto considerando che i lettori principali sono privati che coltivano il loro orto per autoconsumo. E' importante impostare comunque una buona base di strategie preventive come rotazioni, irrigazioni non per aspersione, concimazioni equilibrate, sesti di impianto ampi. Tuttavia, oggi nei nostri ambienti assistiamo alla presenza di insetti nocivi esotici piuttosto aggressivi e non escluderei la possibilità che anche gli ortaggi insoliti ne vengano colpiti, e allora speriamo nelle trappole, nelle reti antinsetto e in altri mezzi eco-compatibili".

Questo libro sarà sicuramente apprezzato dagli amanti dell'orto, ma secondo lei può essere interessante anche per i professionisti?
"Direi di sì, anche considerando che la realtà agricola italiana è composta soprattutto da piccole e medie imprese e che molte aziende orticole coltivano una grande varietà di specie. Non è necessario investire tanto spazio per questi ortaggi insoliti, se ne possono anche scegliere solo un paio e dedicare loro una serra o una piccola area. Anni fa lavoravo presso un agricoltore che coltivava regolarmente e con facilità okra, pak choi, mizuna e senape rossa. Naturalmente il successo di una coltivazione professionale non dipende solo dalla riuscita dell'ortaggio ma anche dalla possibilità di venderlo, quindi molto dipende dal tipo di mercato a cui l'azienda si rivolge o dalla sua capacità di crearsene uno ad hoc su questo prodotto".

Lo zenzero ad esempio sta prendendo sempre più piede in Italia, tanto che si sta parlando di lanciare una filiera nazionale. C'è qualche altro ortaggio dei vostri 36 che potrebbe essere candidato a coltivazioni su larga scala?
"Per esempio c'è già una filiera italiana del goji, che è considerato un superfood. Un impianto di goji ben gestito può risultare redditizio: si tratta di una specie adattabile ai nostri ambienti e molto produttiva. Il prodotto è assimilabile agli altri piccoli frutti come mirtilli e lamponi come redditività e potrebbe essere un ottimo investimento per agricoltori stanchi di subire prezzi bassi per le colture 'classiche'. Anche il luppolo ha grandi potenzialità perché i birrifici ne richiedono molto, e se ne sono diffusi molti anche di artigianali. E come tralasciare lo zafferano, col quale si prepara il celebre risotto milanese! La coltivazione professionale dello zafferano è una realtà già affermata, che sta conoscendo un bello sviluppo, ma che ha ulteriori potenzialità: oggi in Italia non riusciamo a produrre tutto lo zafferano che consumiamo".

Ma essendo insoliti, se qualcuno vuole iniziare a coltivarli, dove può trovare i semi, i tuberi o le piantine?
"Abbiamo voluto proprio descrivere specie per cui non fosse troppo difficile reperire il materiale di propagazione. Quello che non si trova nei centri di giardinaggio, infatti, è possibile ricercarlo online e farselo spedire, dopodiché, almeno in certi casi è possibile propagare autonomamente i rizomi o i semi, a seconda delle specie".

Per concludere una cosa pratica: nel libro c'è scritto anche come usare in cucina questi ortaggi?
"Lo abbiamo accennato, ma senza approfondire molto, dando spunti e suggerimenti sui possibili usi di ogni specie, una volta arrivati al raccolto, per il loro consumo fresco e per un'eventuale conservazione nel tempo".